Il Fatto Quotidiano intervista Luigi Di Maio: “M5S cresca, da soli non si vince: bisogna fare un patto col Pd sui sindaci del 2021”

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Luigi di Maio (M5S) in visita a Vicenza (foto di Marco Milioni)
Luigi di Maio (M5S) in visita a Vicenza

Il tempo passa, anche per i Cinque Stelle ed è così che secondo Luigi Di Maio il M5S deve cambiare, ancora: “Attualmente non governiamo in nessuna Regione e abbiamo l’1 per cento dei sindaci. Ma io voglio favorire la nascita di una generazione di amministratori del M5S che sappiano governare anche in coalizione, e allora serve un tavolo nazionale con il Pd per ragionare sulle Comunali del 2021”.

(intervista di di  su Il Fatto Quotidiano

Niente accordo con i dem nelle Marche e in Puglia, nonostante i suoi appelli e quelli del presidente del Consiglio Conte.

Innanzitutto va ricordato che si sono stretti diversi accordi a livello comunale. Io ho lavorato sul mio territorio, ed è arrivata un’intesa a Pomigliano d’Arco (la cittadina dove Di Maio è cresciuto, ndr). In Puglia e nelle Marche i territori hanno dato una indicazione diversa, che va rispettata, e dico sin d’adesso che farò campagna per i nostri candidati.

Come mai non avete convinto i vostri a ritirarsi? Perché non avete persuaso il Pd a convergere su un terzo nome?

Non credo molto ai candidati terzi. In fondo nelle Marche il Pd non ha ripresentato il governatore uscente, e in Puglia era quanto mai difficile pensare di far ritirare un candidato a ridosso della presentazione della liste. Bisognava muoversi prima, ma se non c’è un coordinamento nazionale è difficile. Non abbiamo mai fatto una proposta complessiva. Andavano proposti candidati 5Stelle sostenuti dagli altri, e candidati degli altri sostenuti da noi.

Un bel fendente al capo politico reggente Crimi.

Niente affatto, Vito ha fatto l’impossibile e il ragionamento riguarda anche me. Anche io da capo politico, quando pensavo a questa tornata di Regionali e amministrative, non vedevo le condizioni sui territori per accordi. Se vogliamo fare un salto non dobbiamo più scandalizzarci se avremo dieci liste a sostegno di un nostro candidato.

Ma nelle Regioni…

Non siamo mai entrati in partita, perché siamo in una fase di transizione. Però in Campania stavamo facendo un’operazione per candidare il ministro dell’Ambiente del M5S, Costa, ma il Pd non ha avuto il coraggio di mettere da parte De Luca.

Ora come si riparte?

Sostenendo i nostri candidati. Ho sempre detto, anche a Michele Emiliano, che in Puglia sarebbe stato complicatissimo fare un accordo, vista anche la posizione in primis della nostra Antonella Laricchia, per cui ho profondo rispetto. Ma il M5S deve crescere. Per le Comunali del prossimo anno serve un ragionamento complessivo sulle città, partendo da Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna.

Nelle Regioni non auspica il voto disgiunto dei vostri?

Ho detto che sosterrò i nostri candidati.

Per il segretario dem Zingaretti Virginia Raggi “è il problema principale” a Roma.

Ho visto che in questi giorni si sta andando contro Raggi e Chiara Appendino, ed è profondamente sbagliato. Le sindache hanno fatto il massimo che potessero fare, mettendo a posto i bilanci e rilanciando le città dopo anni di torpore.

Il Pd chiederà di rimettere in discussione la candidatura di Raggi, mentre pare che Appendino non voglia ripresentarsi…

Non penso che debbano fare un passo indietro, e non mi pare che ci sia una folla di candidati eccelsi pronti a sostituirle. Le persone e le loro capacità contano: uno vale uno, ma uno non vale l’altro

Parlando di accordo per il 2021 auspica un’alleanza strutturale con il Pd, un nuovo centrosinistra. O no?

Non mi interessa parlare di intesa strutturale. Il M5S deve mantenere la propria autonomia al di fuori delle coalizioni tradizionali. Ma c’è una generazione di eletti che ci chiede di fare accordi sui territori, e ci sono sindaci che vanno appoggiati. Modificando la regola sui due mandati abbiamo evitato di sacrificarli. Il modello di governo nazionale va replicato dove è possibile a livello locale. La sera in cui M5S prese il 33 per cento alle Politiche del 2018, pensai subito che gli elettori ci chiedevano di dialogare con altre forze. Lo abbiamo fatto, e ciò ci ha permesso di scegliere come premier Giuseppe Conte, uno dei migliori a livello internazionale nella pandemia.

E se il centrodestra vi offrisse accordi?

Non sarebbe possibile. Matteo Salvini, con cui non parlo dall’anno scorso, ha dimostrato di non essere serio. Basta guardare la sua campagna elettorale, dove viola tutte le regole anti-Covid.

Lei evoca un tavolo nazionale. Ma l’autonomia dei territori non era un vostro pilastro?

Le ricadute dei risultati elettorali ricadono sulle leadership nazionali sia di governo che delle forze politiche. E la prossima leadership del M5S, che io auspico sia collegiale, dovrà innanzitutto fare i conti con le prossime amministrative.

In diversi nel Pd sospettano che lei faccia il doppio gioco sulle alleanze, e che in realtà non le voglia, per affossare Conte.

Ho un rapporto leale con Zingaretti, e mi ha detto di non condividere certi retroscena.

Crimi ha detto che su Bibbiano e i dem forse avevate esagerato. La frase “il Pd è il partito di Bibbiano” è sua, Di Maio.

Non voglio pensare al passato, ma al futuro. La gente non si preoccupa di queste cose, bensì della situazione economica.

Molti nel M5S chiedono che la piattaforma Rousseau passi sotto il controllo del Movimento. Lei?

Su questo deciderà la nuova leadership del M5S. Rousseau deve cambiare in base alle esigenze del Movimento, e seguirà queste decisioni come sempre è stato.

Davide Casaleggio non pare dell’idea.

Rousseau evolverà in base all’evoluzione del Movimento. Il M5S deve decidere cosa fare da grande. Il resto verrà da sé.