“Io apro”, anche a Vicenza e provincia venerdì 15 ‘disobbedienza civile’ di baristi e ristoratori contro le chiusure Covid

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L’hashtag #ioapro si sta diffondendo rapidamente su Telegram e altri canali social, con gruppi privati che si stanno organizzando, in tutta Italia, anche a Vicenza. Di cosa si tratta? È una protesta simbolica di bar e ristoranti contro le chiusure imposte per l’emergenza Covid a bar e ristoranti. Simbolica fino a un certo punto perché gli aderenti all’iniziativa parlano di aprire veramente bar e ristoranti al pubblico, nonostante il Veneto sia arancione (e in odor di rosso a causa dell’elevato numero di contagi) e quindi non si potrebbe. Così però rischiano di prendere la multa non solo loro, ma anche gli avventori dei locali. Una disobbedienza civile, sacrosanta da un punto di vista di libertà sancite dalla Costituzione, che però non può non tener conto dell’emergenza sanitaria. Fanno bene gli esercenti a chiedere ristori cospicui e immediati, ma aprendo ai clienti per un giorno rischiano solo di accontentare i capricci di chi non sa stare lontano dai bar e di creare assembramenti.

IoApro volantino dell’iniziativa

Tra i sostenitori dell’iniziativa c’è anche Daniele Beschin, consigliere comunale di Arzignano, che nei giorni scorsi ha manifestato solidarietà sia all’assessore Donazzan nonostante abbia cantato Faccetta Nera (Beschin in un comunicato la definisce “l’ennesima vittima di un sistema di censura a senso unico che da tempo vorrebbe eliminare le voci discordanti, fuori dal coro o semplicemente diverse dal politicamente corretto”), sia alla “goliardata” dell’operaio che ha bruciato un’immagine di Zaia, sia ai proud boys che hanno assaltato il Campidoglio in USA. Come abbiamo già avuto modo di dire, ammiccare  alla ribellione, soprattutto se l’ammiccamento viene dalle istituzioni, è diverso da chiedere diritti, lavoro, rimborsi economici per la crisi. E oltre a essere irresponsabile, è un atteggiamento che rischia di diventare pericoloso, come abbiamo visto oltreoceano.