Irpinia Verde da bere e scoprire, Taurasi e Fiano di Avellino. “Wine Specialists Council”: enotour Tenute Cavalier Pepe

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Irpinia, Tenute Cavalier Pepe, Vigna Santa Vara, ph. Simona Servillo
Irpinia, Tenute Cavalier Pepe, Vigna Santa Vara, ph. Simona Servillo

Forse la maggior parte degli italiani ricorderà l’Irpinia per il terremoto del 1980, evento sismico che si riverberò in gran parte del sud Italia e mise letteralmente in ginocchio l’economia e l’architettura della zona. Da quell’evento, tuttavia, sono passati più di quarant’anni e adesso l’Irpinia, che corrisponde grossomodo alla provincia di Avellino, si presenta come una zona estremamente interessante sotto l’aspetto enogastronomico e vitivinicolo. Siamo nella zona del Fiano di Avellino DOCG, del Greco di Tufo DOCG e del Taurasi DOCG, ma anche di tante attrattive turistiche, alcune abilmente recuperate, come l’Abbazia del Goleto, altre intelligentemente installate, come le Big Bench di Lapio e Sant’Angelo dei Lombardi.

Esplorando la Verde Irpinia, da insaziabili e instancabili enonauti, siamo approdati nella Tenuta Cavalier Pepe, gestita e guidata sapientemente dalla giovanissima Milena Pepe. Di padre campano e madre belga, la poliglotta Milena si è messa alla guida di un’azienda che ha recuperato le terre di famiglia e ha vinificato le uve dei suoi vitigni, 60 ettari situati sulle colline vulcaniche e argillose di Luogosano, Sant’Angelo all’Esca e Taurasi, tra i 350 e i 500 m. s.l.m.

Tenute Cavalier Pepe, Botte legno, ph. Simona Servillo
Tenute Cavalier Pepe, Botte legno, ph. Simona Servillo

Il tour della cantina, seguito personalmente da Milena e dalle sue collaboratrici, prevede un giro nel vigneto antistante la struttura, la visita nei luoghi della pigiatura, della diraspatura, della vinificazione, nella bottaia e, infine, nella sala per le degustazioni. La struttura, peraltro di recentissima costruzione, è un vero e proprio museo del vino e si presenta come una cantina all’avanguardia, dove, accanto alla sapienza degli antichi, Milena non disdegna affatto l’uso della tecnologia per offrire prodotti di altissima qualità.

L’accoglienza in cantina è affidata ad un delicatissimo ed equilibrato Oro Spumante, un metodo Charmat dal perlage fine e persistente, ricavato da un blend di tre autoctoni: Falanghina, Fiano di Avellino e Coda di volpe, un vitigno quest’ultimo che Milena ha voluto valorizzare anche in purezza nel suo Bianco di Bellona.

La batteria di degustazione che abbiamo scelto prevede un’immersione nei cru e nei Top Quality della cantina, per cui si apre con un Santa Vara, una Falanghina DOC 100% proveniente dalla vigna antistante la struttura, situata a 430 metri s.l.m. che fa affinamento nei legni. La fermentazione in botte grande e poi il passaggio in legni di botti più piccole conferisce alla Falanghina, che di suo ha già tanta sapidità, una freschezza elegante, sentori agrumati, esotici e di pepe bianco.

Analogo processo di vinificazione e affinamento subiscono le altre due selezioni in purezza della cantina: il Brancato, 100% Fiano di Avellino DOCG della zona collinare di Lapio, e il Grancare, Greco di Tufo DOCG in purezza proveniente dai vigneti di Torrioni e Montefusco. Le caratteristiche già rinomate dei due vitigni ricevono dall’affinamento nei legni un’esplosione di profumi, di sapori, di rimandi emozionali che lasciano il segno e fissano l’esperienza gustativa ad un “terroir” che, così come viene pronunciato da Milena, che ha innestato il campano sul suo francese nativo, non si può dimenticare facilmente.

Tenute Cavalier Pepe, Or'osè, ph. Erika Lumento
Tenute Cavalier Pepe, Or’osè, ph. Erika Lumento

L’intermezzo rosato si presenta di assoluto interesse e conferma il fatto che l’Aglianico resta uno dei vitigni più votati alla vinificazione in rosato. Questo Vela Vento Vulcano, la cui etichetta, disegnata dal fratello di Milena, è un omaggio a Napoli e al suo golfo, è ricavato da cinque diversi vigneti di proprietà della famiglia Pepe. Le uve sono raccolte a mano nella prima decade di ottobre, diraspate, pigiate e poi sottoposte a macerazione pellicolare a freddo. Il colore rosa delicato e intenso è solo l’anticamera di un bouquet di profumi floreali dal sapore aromatico persistente, in grado di accompagnare sia un aperitivo sia un buon pranzo a base di frutti di mare. Altrettanto interessante ci è sembrato il rosato spumantizzato Or’osé, non previsto dalla degustazione, ma che la Wine Specialists Council ha avuto modo di apprezzare davanti ad un tagliere di formaggi e salumi pugliesi.

L’impatto con i rossi della Tenuta Cavalier Pepe è forte: ai due previsti nella degustazione delle selezioni, il Santo Stefano Irpinia Campi Taurasini DOC da Aglianico 100% e la Loggia del Cavaliere Taurasi Riserva DOCG, Milena aggiunge un Opera Mia Taurasi DOCG, accompagnandolo con un curioso aneddoto legato al nome del vino, ma di cui non intendiamo svelare i particolari, anzi invitiamo gli enonauti curiosi a farselo raccontare direttamente dall’interessata!

Le esplosioni di profumi di ciliegia, mirtilli, frutta rossa matura e i sapori avvolgenti e complessi tipici del Taurasi seguono la progressione che va dal Santo Stefano, all’Opera Mia per arrivare poi alla Loggia del Cavaliere che, grazie all’affinamento di 24 mesi in vasche d’acciaio, altri 24 in barriques di rovere francese e altri 12 mesi in bottiglia, restituisce profumi tostati di noce moscata e pepe nero, ma anche eterei di cuoio e inchiostro con tannini che diventano setosi.

Irpinia, Tenute Cavalier Pepe, Affinamento in anfora, ph. Simona Servillo
Irpinia, Tenute Cavalier Pepe, Affinamento in anfora, ph. Simona Servillo

Il finale della degustazione è affidato ad un simpatico Cerry Merry dalla ricetta segreta di famiglia, una base dolce per cocktail realizzata con succo e infuso di amarena, alcol e zucchero.

Abbiamo salutato Milena con una promessa, quella di tornare in Irpinia a settembre per la vendemmia in campo e per degustare i vini bianchi e rossi che abbiamo visto con i nostri occhi affinare in anfora!

Tenute Cavalier Pepe, degustazioni, ph. Simona Servillo
Irpinia, Tenute Cavalier Pepe, degustazioni, ph. Simona Servillo