
Il Festival dell’Amicizia Italia-America, l’Italia-America Friendship Festival, voluto dal sindaco Giacomo Possamai, continua a far discutere e spacca la maggioranza di centrosinistra che governa Vicenza. Dopo le critiche esplicite mosse da Coalizione Civica Sinistra Verdi, da diverse formazioni di centrosinistra (ad esclusione del Pd, della lista per Possamai Sindaco e di Azione Vicenza oltre che del centrodestra), dalla sinistra di Rifondazione e da esponenti indipendenti come Emilio Franzina, registriamo anche la presa di posizione formale del Movimento 5 Stelle di Vicenza, che con una nota a firma di Giovanni Glorioso, rappresentante del Gruppo Territoriale “Città di Vicenza”, esprime la propria «ferma contrarietà all’iniziativa».

Glorioso precisa che, proprio il 4 luglio, l’Independence day, giornata dal forte valore simbolico per gli USA, una delegazione del M5S ha incontrato il Sindaco per esprimere le proprie riserve: «Pur apprezzando la disponibilità al confronto, riteniamo che questa iniziativa presenti criticità che meritano di essere condivise pubblicamente. In un momento segnato da conflitti drammatici come quello in Medio Oriente e da una crescente corsa al riarmo, sarebbe stato auspicabile un segnale diverso da parte dell’Amministrazione comunale».
Riconoscimenti e contraddizioni
Il Movimento riconosce che la giunta Possamai abbia compiuto alcuni importanti atti, come il voto favorevole al riconoscimento dello Stato di Palestina e le prese di posizione critiche verso il governo Netanyahu. Tuttavia, per i 5 Stelle, l’ospitalità data a un festival che coinvolge direttamente la presenza militare statunitense in città stride fortemente con queste premesse.
«Chi parla oggi di pace e disarmo sembra fuori dal tempo, eppure mai come ora i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, come la vita, la pace e la libertà, appaiono messi in discussione», si legge nella nota. «Il diritto internazionale vacilla e le strutture sovranazionali nate dopo la Seconda guerra mondiale sembrano non bastare più. In questo contesto, un festival dedicato all’amicizia con la prima potenza militare mondiale è apparso quanto meno inopportuno».
Il nodo della base USA
I 5 Stelle pongono anche una questione identitaria e storica locale: «Abbiamo ricordato al Sindaco come la presenza militare americana a Vicenza sia sempre stata un tema sensibile, doloroso per larga parte della cittadinanza. Le mobilitazioni contro l’ampliamento della base al Dal Molin restano scolpite nella memoria collettiva della città, e chi amministra oggi non può ignorarlo».
Nonostante le rassicurazioni di Possamai – secondo cui l’iniziativa avrebbe un taglio culturale e istituzionale, non militare – il Movimento insiste: «Il messaggio che passa è sbagliato, specie in un contesto internazionale così critico. La nostra città dovrebbe promuovere dialoghi che mettano al centro pace, cooperazione e disarmo, non eventi che appaiono come celebrazioni dell’alleanza militare con gli Stati Uniti».
Una maggioranza più fragile?
Con il PD e la Lista Possamai rimasti prudentemente silenziosi e Azione Vicenza unica forza politica di maggioranza ad aver difeso pubblicamente la scelta del Sindaco, l’iniziativa rischia di accentuare le fratture interne alla coalizione. L’opposizione di centrodestra, paradossalmente, si è schierata a sostegno dell’Italia-America Friendship Festival, sottolineandone il valore diplomatico, turistico e simbolico.
Il Movimento 5 Stelle, che non è presente in Consiglio ma resta parte del campo largo locale dopo aver appoggiato Possamai al ballottaggio, rappresenta con questa nota un nuovo punto di tensione, dando voce a quella parte di cittadinanza – laica, progressista e pacifista – che si è sentita tradita da un evento che, pur celebrato con sobrietà, ha riacceso le polemiche mai sopite sulla militarizzazione del territorio vicentino.
«Non ci fermiamo qui – conclude la nota –. Continueremo a promuovere, dentro e fuori il dialogo istituzionale, una cultura della pace che metta in discussione l’assuefazione alla guerra e al potere delle armi. Vicenza può essere città di ponti, non solo di basi».