Commentata nel nostro video la lettera di Natale del vescovo Beniamino: “Venne ad abitare in mezzo a noi: posso entrare in casa vostra?”

595

Pubblicato alle 17.36, aggiornato con secondo video alle 20.50. Pubblichiamo la lettera di Natale del vescovo Beniamino “Venne ad abitare in mezzo a noi”: Posso entrare in casa vostra?” illustrata oggi alla stampa come da nostro primo video qui proposto insieme ad una nostra domanda. A seguire il video con le risposte del vescovo alle domande poste durante l’incontro di stamattina in Vescovado 

In questo giorno di Natale, che ci riempie ancora una volta il cuore di incanto e commozione per il grande dono della Natività di Gesù, mi è particolarmente caro rivolgermi a voi, entrando quasi in punta di piedi in casa vostra, per rinnovare assieme lo stupore e la gioia per questo evento.

 

Se me lo permettete, desidero entrare idealmente nella vostra abitazione, perché è precisamente in questo clima di familiarità che possiamo scambiarci auguri sinceri e condividere qualche pensiero autentico. Anzi, dirò di più. L’entrare in casa vostra mi fa percepire con più viva chiarezza la straordi-naria importanza di una frase del vangelo che, per narrare la nascita di Gesù, si esprime affermando che Lui ha “messo su casa” fra di noi, decidendo di stare in mezzo agli uomini: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). È una frase antica, portatrice di significati affascinanti, che vorrei assaporare assieme a voi.

«Abitare»

«Abitare» è una delle aspirazioni più profonde del cuore dell’uomo. Nella preistoria ha segnato il passaggio dalla con-dizione nomadica dei pastori e dei cacciatori a quella stan-ziale dei contadini e degli allevatori. Ha ritmato la fondazio-ne delle antiche città – con la costruzione delle case, dei pa-lazzi e dei templi – e ha, al contrario, tristemente scandito le ore più buie della violenza e delle guerre proprio con la di-struzione e l’incendio delle dimore umane, costringendo così i sopravvissuti a fuggire e a vagare in cerca di un rifugio sicuro. Abitare in una città, risiedere in un quartiere, espri-me quel radicamento semplicemente necessario per poter vivere, lavorare e condurre la propria esistenza, condividen-do con gli altri la vita civile, politica, religiosa e culturale. An-che “mettere su casa” e arredarla secondo i propri gusti è uno dei sogni più immediati di chi desidera costruire una famiglia con la persona amata. Ebbene, nel cuore di un canto antichissimo (il Prologo del Vangelo di Giovanni) sul Figlio di Dio che entra nella nostra storia, diventando uomo, si dice, appunto che Egli «abitò» fra noi uomini.

Piantare la tenda

Il verbo «abitare» si carica di molte suggestioni, perché letteralmente riecheggia le tradizioni dei beduini del deserto: infatti l’originale reciterebbe così: «piantò la sua tenda fra il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Avremmo potuto immagi-nare una forma più alta di unione e di confidenza con Lui? Permettetemi, infine, di prendere congedo da voi innanzitutto ringraziandovi per l’ascolto che mi avete accordato, modo concreto con cui mi avete “accolto in casa vostra”, e poi suggerendovi la seguente preghiera che, in questa notte santa e nel tempo natalizio che ci sta davanti, reciterò con voi e per voi:

O Dio,

che hai promesso di essere presente

in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero

custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare

tua stabile dimora.

A ciascuno di voi,

alle vostre famiglie e alle vostre comunità

auguro di cuore un Natale sereno,

in cui diventare grembo accogliente

per Gesù e per ogni persona

che il Signore mette sul nostro cammino.

? Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza