Lavoro da incubo in Veneto, Zanoni (PD): “basta morti e schiavi”

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“Infortuni sul lavoro, non possiamo continuare ad accettare un bollettino di guerra: venerdì sera ancora una vittima, un operaio di appena 23 anni. Dobbiamo investire seriamente in formazione e prevenzione, con risorse vere e non con promesse”. Così Andrea Zanoni e Francesca Zottis, consiglieri regionali del Partito Democratico, intervengono in un comunicato sul grave incidente sul lavoro avvenuto a San Donà, dove un giovane è rimasto ucciso, stritolato da un tornio.

“Il tema degli organici Spisal – ricordano i consiglieri – è sul tavolo da anni, ma stiamo ancora attendendo risposte concrete. Il personale deve essere aumentato, il Patto siglato nel 2018, tra Regione e parti sociali è rimasto in larga parte disatteso: le assunzioni non possono limitarsi alla sostituzione degli addetti che vanno in pensione, altrimenti si traduce in una presa in giro”.

“Auspichiamo che in questa sessione di bilancio, la Giunta passi dalle parole ai fatti, rivedendo la scala delle priorità. In Veneto ci sono state tre vittime nelle ultime due settimane: oltre all’incidente di San Donà, un operaio caduto da un’impalcatura nel Veronese e un altro nel Vicentino travolto da una massa di terra mentre effettuava degli scavi fognari. Da gennaio a ottobre i morti sono stati 71, un numero impressionante, un risultato indegno di un Paese civile considerato anche i due mesi di lockdown. Servono investimenti in prevenzione con campagne di informazione e sensibilizzazione, ma anche maggiori controlli e sanzioni: per questo la Regione ha il dovere di incrementare il personale degli Spisal. Non ci sono più giustificazioni”, concludono Andrea Zanoni e Francesca Zottis. Ma oltre alle morti c’è anche un altro tema grave in Veneto: il lavoro nero.

“Voglio complimentarmi con il ragazzino coraggioso che ha denunciato i suoi aguzzini e in particolare con le forze dell’ordine per l’operazione: lavoro nero e sfruttamento proliferano anche nel ricco Nord Est, sono fenomeni che vanno stroncati. Mi auguro che la Regione, e per questo faccio appello all’assessore Donazzan, aiuti il giovane che ha buttato giù il muro di omertà: non è assolutamente facile farsi avanti in un contesto del genere”. Afferma in una nota sempre Andrea Zanoni, che è anche presidente della IV Commissione, che ha tra le proprie competenze anche la promozione della legalità.

“Il blitz avvenuto nell’Alta Padovana – commenta il consigliere – compiuto dai carabinieri di Camposampiero insieme ai colleghi della compagnia di Cittadella e del Nucleo Tutela del lavoro di Venezia, Nucleo Ispettorato del lavoro e Nucleo Tutela salute di Padova oltre alla Guardia di finanza di Cittadella, in alcuni laboratori tessili gestiti da cittadini cinesi, ha portato all’arresto di una persona, oltre a 23 denunce e multe per oltre 500mila euro nonché sequestro di contanti”.

“Lo scenario descritto – sottolinea Zanoni – è raccapricciante: nelle fabbriche erano impiegati anche ragazzini e mamme con ‘bimbi in braccio’ pagati un centesimo a capo, costretti a lavorare dieci ore al giorno per guadagnare 300-400 euro al mese, il tutto in condizioni igienico sanitarie pessime, senza protezioni e in violazione delle norme per la prevenzione del coronavirus. Dovremo presto affrontare anche questo tema in Quarta commissione, per capire quante situazioni del genere ci sono in Veneto e come combatterle”.

“Ricordo che solo pochi mesi fa a Treviso, si è svolto un processo per caporalato, con relative condanne, riguardante il lavoro nelle vigne, 18 rifugiati impiegati totalmente a nero e con paghe da fame. Ma, evidentemente, non è un fenomeno che coinvolge soltanto l’agricoltura. La Giunta regionale dovrebbe intervenire rafforzando i controlli e aiutando le vittime a denunciare. Come ha fatto questo coraggioso ragazzo nell’Alta Padovana che adesso spero non venga abbandonato dalle istituzioni”, conclude Andrea Zanoni.

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