
Quattro astronauti — americani, russi e giapponesi — volano insieme verso la Stazione Spaziale Internazionale, mentre sulla Terra i loro Paesi si sfidano tra sanzioni, dazi e tensioni geopolitiche (e negli Usa Trump e Musk bisticciano sugli affari di SpaceX). Il lancio della missione Crew 11 non è solo un evento tecnico: è un promemoria per l’umanità.
Un lancio, quattro bandiere, una sola direzione
Dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, dopo due rinvii per maltempo, è decollata la missione Crew 11. A bordo della navetta Crew Dragon Endeavour, lanciata dal razzo Falcon 9 di SpaceX, viaggiano Zena Cardman, Mike Fincke, Oleg Platonov e Kimiya Yui. Una americana, un americano, un russo e un giapponese. Tutti diretti alla Stazione Spaziale Internazionale.
Una notizia che, nella sua essenzialità, racchiude un contrasto forte: Stati Uniti, Russia e Giappone lavorano fianco a fianco nello spazio, mentre sulla Terra sono divisi da scontri economici, politici e militari. Conflitti in Ucraina, minacce reciproche e sanzioni. Ma anche tensioni tra alleati: i nuovi dazi americani colpiscono anche il settore automobilistico giapponese, riaprendo frizioni commerciali che credevamo superate.
Una lezione che arriva dall’orbita
La Stazione Spaziale Internazionale è oggi uno degli ultimi spazi realmente condivisi tra potenze che, altrove, si fronteggiano. Tredici persone, tredici storie, ma un solo equipaggio. Si condividono turni, esperimenti, pasti. Si costruisce fiducia giorno per giorno, a 400 chilometri dalla superficie terrestre.
La Crew 11 ha anche un valore tecnico importante: la capsula Endeavour, alla sua sesta missione (oltre il limite iniziale di certificazione), è stata aggiornata per estenderne l’operatività. Ma ciò che conta di più, stavolta, non è solo la macchina: è la possibilità che rappresenta.
Guardare la Terra da lontano per immaginare un’altra via
In un mondo in cui aumentano divisioni, nazionalismi e diffidenze, vedere americani, russi e giapponesi condividere un obiettivo, uno spazio vitale e una traiettoria comune è qualcosa che scuote. Non è retorica: è una realtà che accade ogni giorno sopra le nostre teste. E che, forse, dovremmo smettere di ignorare.
Guardare la Terra da lassù può voler dire osservarla con occhi nuovi. Ricordarsi che le differenze contano, ma la cooperazione conta di più. E che costruire insieme è ancora possibile.