Libertà di Internet nel mondo, The Vision: cosa bisogna sapere

800
Rete Internet
Rete Internet

(Fonte The Vision) Cosa è successo: La libertà di espressione e accesso a Internet è in calo in tutto il mondo, anche nei Paesi democratici. La denuncia è contenuta nel report Freedom on the Net 2021, pubblicato il 21 settembre dalla statunitense Freedom House.

Perché è importante: L’advocacy group Freedom House di Washington pubblica dal 1973 un indice che rileva la libertà della rete negli Stati Uniti e a livello globale. La classificazione esprime con un punteggio che va da 0 a 100 una somma di parametri come infrastrutture e accesso a Internet, controllo governativo e censura dei contenuti. Negli Stati Uniti questo punteggio è in calo da 5 anni di fila, che diventano 11 per quanto riguarda il panorama globale. Negli Stati Uniti la causa principale è la mancanza di normative che regolino e impediscano la diffusione online di disinformazione, odio e teorie del complotto. “La diffusione di contenuti falsi e cospirazionisti sulle elezioni presidenziali del novembre 2020 ha messo in crisi le stesse fondamenta del sistema politico americano”, recita il report. Gli analisti di Freedom House si permettono però una prospettiva più ottimistica dovuta all’impegno di Joe Biden di stralciare alcune misure introdotte dal suo predecessore Donald Trump, come il divieto per gli statunitensi di utilizzare alcune app sviluppate in Cina. Molto meno positive sono le aspettative per il resto del mondo: negli ultimi 12 mesi 20 Paesi hanno sospeso la possibilità di accedere a Internet e 20 regimi hanno anche impedito l’accesso ai social media. I peggiori a cavallo tra il 2020 e il 2021 sono stati i governi di Myanmar, Bielorussia e Uganda. Anche se il primato spetta alla Cina, definita nel report come il “peggior Paese al mondo per quanto riguarda la negazione sistematica della libertà in rete”.

La nostra visione: Con il crescere dell’importanza strategica di Internet è cresciuta anno dopo anno anche la volontà di tutti i governi del mondo, democratici, autoritari o dittatoriali, di regolare l’accesso dei cittadini e i contenuti a loro disposizione. Parlando del confine a volte delicato tra lotta alla disinformazione e censura, Freedom House fa notare che nell’ultimo anno 48 Paesi del mondo hanno deciso di introdurre normative per regolamentare i contenuti online. Un passo che se fatto in un’ottica di tutela della democrazia può diventare il primo passo per mettere un freno al dilagare della disinformazione che sta inquinando il dibattito pubblico in gran parte del mondo.