
È arrivata oggi, nel corso della diciottesima udienza presso il tribunale di Treviso, la requisitoria del pubblico ministero Daniela Brunetti con la richiesta di 15 anni complessivi di condanne per i 6 imputati nel processo per la morte di Mattia Battistetti, l’operaio allora 23enne che il 29 aprile 2021 perse la vita a Montebelluna, schiacciato da un pesante carico precipitato da una gru in un cantiere.
Una tragedia che sconvolse la comunità locale e che da oltre tre anni rappresenta un simbolo della battaglia per la sicurezza sul lavoro. Il pm ha ricostruito punto per punto la dinamica dell’incidente, evidenziando omissioni e gravi responsabilità a carico dei soggetti imputati, tra cui dirigenti, tecnici di cantiere e figure preposte alla sicurezza.
Le richieste del pubblico ministero
Il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto la condanna degli imputati per il mancato rispetto delle norme antinfortunistiche. Al centro delle contestazioni, secondo quanto illustrato nella requisitoria, vi sono l’assenza di adeguati sistemi di controllo, l’uso improprio delle attrezzature, e l’inesistenza di barriere protettive che avrebbero potuto evitare la caduta del carico.
Decisivi in aula anche i risultati della consulenza tecnica disposta dalla procura, che hanno evidenziato come il cavo di sollevamento non fosse stato utilizzato o ancorato secondo i protocolli, determinando lo sganciamento improvviso della porzione di materiale che ha travolto il giovane.
La madre di Mattia, presente in aula, ha commentato: «Non cerco vendetta, solo verità e giustizia anche perché non ci siano in futuro altre tragedie simili», riaffermando il dolore di una famiglia ancora in attesa di risposte.
Un caso simbolo
La morte di Mattia Battistetti è diventata, in questi anni, un caso emblematico: il volto di una generazione precaria, troppo spesso esposta a condizioni di lavoro insicure. La famiglia, sostenuta anche da associazioni e sindacati, ha chiesto fin dall’inizio verità e giustizia.
“Un ragazzo che lavorava per costruirsi un futuro non può morire così”, hanno ripetuto oggi alcuni rappresentanti della CGIL e di Medicina Democratica presenti fuori dal tribunale.
Il processo prosegue: sentenza attesa in autunno
La parola passerà ora alle difese, che nelle prossime udienze contesteranno le accuse e cercheranno di ridimensionare le responsabilità attribuite. La sentenza di primo grado è attesa per il mese di ottobre 2025.
Nel frattempo, resta forte la mobilitazione di chi chiede pene esemplari, non solo per fare giustizia per Mattia, ma anche per affermare il principio che la sicurezza sul lavoro non è una variabile negoziabile, ma un diritto fondamentale di ogni lavoratore.