17enne morta sul catamarano, M5S chiede chiarezza e più controlli, PRC accusa “Un’altra vittima della logica dello sfruttamento”

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anna chiti morta sul lavoro

Cordoglio misto a tanta rabbia per la morte della diciassettenne Anna Chiti, caduta in laguna a Venezia da un catamarano dove aveva appena iniziato a lavorare. Un incidente insensato che pone molti interrogativi sulla sicurezza ma anche sulla corretta gestione del rapporto tra scuola e lavoro.

Baldin (M5S): “Troppe morti nel primo giorno d’impiego”

Erika Baldin su inquinamento in Veneto
Erika Baldin, capogruppo M5S Consiglio regionale del Veneto

La capogruppo in consiglio regionale del Movimento 5 Stelle Erika Baldin si sofferma proprio sulle circostanze di una morte che definisce “tragica, insensata, che atterrisce”. Oltre l’angoscia per la giovane vita spezzata, Baldin invita a riflettere circa le modalità di iniziazione al lavoro per chi è ancora studente: “Il riferimento va alle parole del padre della ragazza, Umberto, il quale ha dichiarato di voler vederci chiaro riguardo le mansioni cui sarebbe stata sottoposta: occorrerà sicuramente far luce attorno al contratto di stage con l’impresa di lancioni turistici, specie se fosse vero che Anna Chiti avrebbe dovuto svolgere il ruolo di interprete e non di marinaia. Inoltre, bisognerà comprendere se per l’ormeggio servisse più personale, rispetto a una minorenne”.

Oltre alla tragedia di Venezia, l’esponente del M5S punta l’attenzione su un altro aspetto: negli ultimi due mesi in Italia sono morte quattro persone al primo giorno di lavoro: “Due di queste – ricorda Baldin – non avevano la maggiore età, mentre un terzo aveva cominciato una nuova attività addirittura a 76 anni, il che già dà da pensare. Vent’anni fa le persone che non tornavano dal primo giorno di lavoro erano quotate al 6%, secondo studi sindacali, ma il decreto interministeriale emanato dal centrosinistra il 30 ottobre 2007 obbliga le imprese a regolarizzare la documentazione il giorno prima dell’effettivo inizio di un rapporto di lavoro. Precariato, alternanza scuola-lavoro, avvicinamento graduale all’impiego, informazioni adeguate sono solo alcuni degli aspetti che influiscono nel decidere il destino di chi entra nel mondo del lavoro”.

La capogruppo dei 5 Stelle conclude sottolineando le responsabilità della Regione Veneto: “Come spesso ripeto gli investimenti regionali negli SPISAL non sono sufficienti, con l’effetto di non avere il personale e le risorse necessarie a capillari controlli preventivi. Ma soprattutto, in situazioni come quella di Anna Chiti va chiesta e ottenuta sempre un’adeguata formazione preventiva, in luogo della deregulation che spesso viene paventata dalle sigle sindacali”.

Benvegnù (PRC): “Un’altra vittima della logica dello sfruttamento”

Paolo Benvegnù (PRC Veneto)

Paolo Benvegnù, responsabile lavoro ed economia della segreteria regionale del PRC Veneto, esprime in una dura nota stampa tutta l’indignazione per l’assurda morte di Anna Chiti, ricordando che aveva appena diciassette anni e studiava all’Istituto nautico per coltivare la sua passione per il mare. “È morta al suo primo giorno di lavoro, quello che le sarebbe piaciuto fare nella vita che aveva ancora tutta davanti”. Anche le parole di Benvegnù si rifanno alla richiesta di indagini da parte del padre, in quanto Anna era stata assunta per fare l’interprete, per assistere i turisti imbarcati e non per le normali attività di governo dell’imbarcazione. “La rabbia e l’indignazione che ogni volta ci afferra di fronte al tragico ripetersi delle morti di lavoratrici e lavoratori, diventa ancora più grande e perfino insopportabile quando a pagare il prezzo della logica dello sfruttamento e del massimo profitto sono giovani, ragazzi e ragazze come Anna, Mattia, Luana…”

Benvegnù continua analizzando la difficile situazione lavorativa per i giovani in Italia, paese segnato dalla precarietà e dallo sfruttamento oltre ogni limite, che costringe le giovani e i giovani alla fuga all’estero oppure a vendere la propria intelligenza, capacità, la loro forza lavoro per salari e stipendi minimi e spesso senza la necessaria sicurezza. “Per Anna, per Mattia, per Luana – conclude l’esponente PRC – continueremo la battaglia, che non abbiamo mai dismesso, per un lavoro sicuro, ben retribuito, liberato dalla precarietà e dallo sfruttamento. Anche per Anna saremo presenti a tutte le scadenze del processo per l’uccisione sul lavoro di Mattia Battistetti. Anche per Anna continueremo a impegnarci nella battaglia dei referendum dell’ 8/9 giugno, perché nel nostro Paese ci sia una legge per gli omicidi sul luogo di lavoro e un salario minimo di 10 euro all’ora indicizzati.”