Una normale, tragica giornata: il 10 luglio 2019 un giorno come… tanti altri per i morti sul lavoro

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Morti sul lavoro
Morti sul lavoro
Da inizio anno 368 morti sul lavoro. Negli ultimi 3 mesi sono 190, 4 morti il 10 luglio 2019, un giorno come tanti per chi muore sui luoghi di lavoro dove si continua a morire a un ritmo impressionante. Ma, evidentemente ci sono cose più importanti da seguire e, così, non si fa niente se non qualche parola di “costernazione”.

Ormai non ci sono neppure le classiche promesse di “fare qualcosa” per contenere il massacro. È tutto normale. Ci si sta abituando a condizioni di lavoro pericolose e precarie, a retribuzioni insufficienti che costringono ad essere sempre in competizione con altri lavoratori, a prestare meno attenzione, ad essere ricattati e, quindi, a mettere in gioco la salute e la vita.

Alcune notizie relative al 10 luglio 2019, un giorno come… tanti altri.

(ansa.it)

Operaio 67enne muore nel Sulcis

Cade da macchina operatrice, fatale un volo di due metri

(repubblica.it)

Roma-Civitavecchia, camion-gru si ribalta: muore operaio

L’incidente in un cantiere di lavoro di un’impresa esterna.

(seitv.it)

Terribile tragedia sul lavoro a Brindisi dove un operaio di 57 anni, originario di Acquavena, frazione di Roccagloriosa, ma residente ad Ascea, ha perso la vita durante la notte mentre svolgeva alcuni lavori sui cavi della linea ferroviaria sulla tratta per San Vito dei Normanni. 

(ilgiornale.it)

Una situazione apocalittica a Taranto, la città pugliese colpita da una violenta tromba d’aria. In particolare nello stabilimento ex Ilva dove una gru, a causa delle forti raffiche di vento, è stata sbalzata in acqua e un operaio che si trovava all’interno della cabina è morto. Il suo corpo è stato trovato in mare dai sommozzatori. 

Da inizio anno sono 368 i lavoratori morti nei luoghi di lavoro. Negli ultimi 3 mesi sono 190, più di due al giorno. E se di proseguisse con questo ritmo, a fine anno i morti nei luoghi di lavoro sarebbero più di 700!

Tutte tragiche fatalità? Difficile da credere, impossibile da pensare. 

Evidentemente sono altre le cause che provocano questo massacro. Cause che sono da ricercare nei metodi di lavoro, nell’incuria, in ritmi di lavoro insostenibili, nella “necessità” di lavorare in condizioni precarie ed estreme, nel considerare il lavoro (specialmente quello degli altri) qualcosa che può e deve essere assoggettato alle “regole” di chi “investe”, del “padrone” che deve trarne sempre più guadagno. 

Tutto questo avviene nell’indifferenza sostanziale del governo, di tanti politicanti e di tanti organi di informazione attenti soprattutto a creare la notizia e il consenso sbandierando “l’invasione” di poche decine di migranti.

Ricordiamoci (ne dobbiamo avere coscienza) che la sicurezza non è garantita dall’uso delle armi o dalla chiusura dei porti, ma dal fatto che si possa tornare a casa vivi e in salute dopo una giornata di lavoro.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.