Mutui, Il Sole 24 Ore: “Il fisso conviene ancora anche se la Bce taglierà i tassi a giugno”

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Lo scenario offerto dall’andamento dei tassi osservato in questi primi mesi del 2024 sta dando impulso alla contrazione dei mutui. Come osserva l’apertura di oggi de Il Sole 24 Ore in edicola, da gennaio ad aprile si sono registrati segni postivi dopo che nel 2023 le cose non sono andate affatto bene (contratti -25%).

Nel primo trimestre la domanda è cresciuta dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e nel solo mese di marzo del 6,9 per cento. Sono ripartite anche le surroghe, +11% a gennaio su base annua.

Le decisioni prese dalla BCE sono determinanti considerando che “il fronte tassi è ora meno incerto per gli aspiranti mutuatari. Dopo che la Banca centrale europea, da luglio 2022 a settembre 2023, ha alzato il costo del denaro di 450 punti base (portando l’Euribor da -0,5% al 4%) le probabilità che il costo del denaro continui a salire si sono ormai quasi azzerate. Il dibattito, invece, si è spostato su “quando” e “quanto” tagliare. A dire il vero la Bce si è abbastanza sbilanciata per un primo taglio da 25 punti base nella prossima riunione di giugno. Taglio che potrebbe essere anche “una tantum” e non necessariamente l’avvio di un percorso netto di sforbiciate. Questo dipenderà da come evolveranno i soliti dati macro (in particolare la triade inflazione, disoccupazione e salari) che ormai fanno parte del kit di educazione finanziaria del mutuatario consapevole”.

Ipotesi dunque, ma proposte come per sufficientemente certe per indirizzare le scelte di quei cittadini intenzionati ad accendere mutui o a rinegoziare quelli già in essere. “Arrivati a questo punto – prosegue l’analisi – i tassi potrebbero o restare su questi livelli per un po’ oppure, meglio ancora, potrebbero scendere. Di conseguenza l’incertezza di imbarcarsi in un mutuo oggi e di dover sopportare ulteriori rialzi della Bce in futuro sembra venuta meno. Uno scenario meno fosco sta quindi spingendo molti aspiranti mutuatari a farsi di nuovo avanti. E questo spiega il risveglio della domanda. A ciò bisogna aggiungere il crescente segmento dei “mutui green”. Va precisato che la domanda, tanto per gli acquisti quanto per le surroghe, non ha dubbi sulla scelta del tasso. Nel 90% e passa dei casi siamo sul fisso“.

Le ragioni di questa prevalenza rispetto ai tassi variabili dei mutui? Secondo il quotidiano economico “la risposta a questa domanda arriva dall’analisi della curva dei tassi e dal confronto tra Euribor ed Eurirs. L’Euribor 3 mesi (il più gettonato tra le banche per agganciare il calcolo della rata variabile) viaggia al 3,82%, poco sotto il tasso sui depositi della Bce (4%) e molto vicino al probabile taglio dei tassi da 25 punti base previsto per giugno. L’Euribor 12 mesi (che per definizione è chiamato a vedere un po’ più lontano) è al 3,6 per cento. Questo perché il mercato non sta scontando una Bce molto aggressiva. Se invece allunghiamo l’orizzonte temporale e osserviamo gli indici Eurirs, utilizzati dalle banche per bloccare in sede di stipula il tasso fisso, scopriamo che i tassi scendono.

Quello a 25 anni (ovviamente usato per mutui della stessa durata) è ad esempio al 2,6 per cento. Il 30 anni è al 2,5 per cento. Va da sé che, pur a parità di spread stabilito dalla banca, i mutui a tasso fisso oggi costino molto meno in partenza rispetto ai variabili. Stiamo parlando di una differenza che, in base alle varie offerte, oscilla tra i 125 e i 150 punti base. In pratica chi oggi ricorre al fisso è come se “comprasse” in blocco 5-6 tagli di tassi da parte della Bce. Tagli che invece l’Euribor non è in grado oggi di incamerare”.

Fonte: Il Sole 24 Ore