
Il CoVePA, Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa, ha aggiunto un punto di vista ricco di spunti di riflessione sulla tragedia di Gaza, sulle vicende della Flotilla e sul conflitto Israele-Hamas: ovvero il ruolo cruciale delle sostanze perfluoroalchiliche, note come PFAS o “inquinanti eterni”, che non solo sono alla base del ben noto disastro ambientale che ha colpito il Veneto, ma sono legate anche delle tecnologie elettroniche militari che alimentano i conflitti.
“Queste sostanze – spiega un comunicato diffuso dal CoVePA attraverso il suo portavoce Massimo Follesa – usate in rivestimenti, isolanti, fluoro-polimeri e componenti ad alta affidabilità, entrano nelle catene di produzione di sistemi di sorveglianza, comunicazione, guida e puntamento computerizzato. Sono dunque parte integrante degli armamenti “intelligenti” che oggi colpiscono i civili a Gaza e in altri teatri di guerra”.
Insomma, l’inquinamento in Veneto e i conflitti in Medio Oriente, sono due facce della stessa emergenza, cioè l’emergenza PFAS.
“Il Veneto occidentale – si legge ancora – conosce bene il costo dei PFAS: un disastro ambientale senza precedenti, con falde contaminate, malattie e territori compromessi. Ma ciò che è accaduto qui non è isolato: la stessa chimica che avvelena acqua e comunità locali è parte di un sistema globale che arma conflitti e sostiene regimi di apartheid e occupazione.”
Il CoVePA, richiamando le lezioni della storia e in particolare il periodo della Resistenza, attacca anche la presidente del Consiglio Meloni per le sue dichiarazioni sugli scioperi ridotti a “weekend lunghi”: “La dignità con cui l’Italia e la stessa Presidente del Consiglio è rispettata a livello internazionale non deriva dalla sua presunta abilità diplomatica, ma dal coraggio di quei giovani che nel 1943 “si presero una lunga vacanza in montagna” per combattere i nazifascisti. Fu quell’impegno che ci permette da oltre 80 anni di rivendicare una dignità degna di un paese che ha saputo riscattarsi e far prevalere il diritto e la democrazia repubblicana. Allo stesso modo, l’impegno civile di chi oggi, attraverso la Global Sumud Flotilla e altre iniziative solidali, difende il diritto internazionale e la giustizia, salva il volto pulito di questo paese attraverso la meglio gioventù di 80 anni fa e di oggi. Chi riduce le mobilitazioni a crociere o a gite fuori porta non solo offende il sacrificio passato, ma svilisce il presente impegno civile”.
CoVePA ribadisce la richiesta di rendere pubbliche le connessioni tra filiere chimiche, industria bellica e applicazioni dei PFAS, oltre a richiedere con forza di accelerare i tempi della bonifica dei territori contaminati, senza dimenticare il riconoscimento dei danni e tutele sanitarie per le comunità e i lavoratori colpiti. “In questa giornata di mobilitazione, da Vicenza a Gaza, un filo rosso collega le lotte: la richiesta di pace, di dignità e di giustizia. Non possiamo condannare le bombe senza interrogarci anche sulle fabbriche che ne forniscono i materiali e sulle comunità che pagano il prezzo della produzione. PFAS vuol dire guerra, inquinamento e violenza nel nostro territorio, di più a Gaza, in CisGiordania, e in tutto il quadro palestinese. Dire no ai PFAS significa dire sì alla vita, alla salute e alla pace.