Processo BPVi 13 dicembre 2019 in video: Giustini “difeso” da Francesco Rigon e Lio, che tira in ballo Zonin ma non Piazzetta

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Le testimonianze all'udienza del processo BPVi del 13 dicembre di Francesco Rigon gabbato insieme alla moglie per milioni di euro e di Mario Lio (arrivato ai vertici della controllata siciliana Banca Nuova attraverso la frequentata porta girevole che affacciava su Banca d’Italia) sono passate in secondo piano solo perché il clou della giornata è stato l'attacco tanto inatteso quanto frontale a Gianni Zonin di Sergio Pitacco, amico di famiglia (un figlio dell'ex padre padrone della Banca Popolare di Vicenza è stato suo testimone di nozze) e frequentatore anche di padre e madre,  ("43 sec di Zonin contro 2 ore dell’amico Pitacco (Itersan): 4.4 mln di baciate a sua “saputa”).

L'ennesimo socio "baciato" in copia con la signora per 15 milioni in totale, non aggiunge nulla sui meccanismi che, ormai è assodato, consentivano alla banca di iscrivere a bilancio un patrimonio di vigilanza gonfiato alla fine per almeno 1.2 miliardi di euro.

Questo vuol dire, lo ricordiamo soprattutto a Lino Roetta, l'avv. di Paolo Marin, responsabile della Direzione Crediti della Popolare, che continua a voler sminuire quella cifra come se fosse solo una goccia di impieghi su un totale di oltre 30 miliardi in capo alla banca ma dimenticando e volendo far dimenticare, lecitamente per carità, al collegio giudicante che almeno 15 miliardi di quei crediti non potevano essere concessi se il patrimonio di vigilanza fosse stato quello corretto, cioè ripulito delle baciate.

Ma alle dichiarazioni di Rigon, abituali per molti testi ex grandi soci fittizi e tutte nel video integrale che pubblichiamo di seguito, del tipo "non avevo la capacità economica per sostenere quelle cifre, mi hanno assicurato un rendimento dell'1%, avevo, anche se solo, per il primo blocco di azioni una lettera di impegno di riacquisto firmata da Sterpe (non imputato..., ndr), non ho mai parlato con Zonin..." si aggiunge una risposta all'avvocato di Emanuele Giustini, vice direttore generale per il settore commerciale, che fa felice un imputato che, spesso si trova tra l'incudine di un presidente che nulla sapeva e di un dg che tutto faceva, secondo Zonin, ma che in aula non c'è: "la lettera di impegno al riacquisto era firmata solo da Sterle e non da Giustini, che non ho mai incontrato...".

L'articolata, successiva testimonianza di Mario Vio (la trovate nel secondo video successivo), vice dg della controllata Banca Nuova e chiamato da Sorato e Cauduro a far parte della task force emergenziale di via Btg Framarin nei primi mesi del 2015, ricostruisce, poi, il tourbillon dei finanziamenti correlati in salsa palermitana anche se Enrico Ambrosetti, difensore di Zonin, gioca con le parole, sempre lecitamente, quando,  oltre alle domanda mantra su Zonin in versione "ghost president" (tipo "ha mai parlato con Zonin sul tema? Il presidente ha mai detto qualcosa al riguardo?...), prova a cancellare le baciate solo perché prima nessuno chiamava così i finanziamenti correlati.

Anche col loro ex collega siciliano sono, però, ancora Giustini e, questa volta, Andrea Piazzetta, il terzo vice direttore generale della BPVi, con deleghe alla finanza, a mettere a segno un punto a loro difesa quando Vio onestamente dichiara: "non posso dare la colpa a Giustini e Piazzetta perché non potevo di certo dire di ignorare il fenomeno...".

E il segretario generale della BPVi Mariano Sommella, anche lui ex Bankitalia come l'ex dg di Banca Nuova, diventa in qualche modo testimone indiretto a favore di Piazzetta, ex vice dg responsabile dell'area finanza, quando, nelle parole di Vio, pur lamentandosi sempre di essere escluso dalle scrivanie che contavano (nonostante il suo pedigree da ex banca centrale?, ndr) dà atto nelle conversazioni col dirigente siciliano che "il comitato finanza, in cui si prendevano molte delle decisioni più importanti della banca, era l'unico a riunirsi ufficialmente con regolarità e ad essere sempre verbalizzato...".

Nelle frasi di Vio, che, quindi parrebbero chiamare maggiormente in causa i vertici apicali della banca, anche Massimiliano Pellegrini, responsabile delle stesure dei bilanci, viene descritto come "un buon collega" mentre Paolo Marin, diventato nel tempo dg di Banca Nuova, appare come estraneo alle comunicazioni fatte da Francesco Iorio nella sua unica visita a Palermo in cui il nuovo Ad e dg ignorò il fenomeno delle baciate con i dirigenti locali e non fu accompagnato all'aeroporto da Marin...

Alla fine, e prima del botto anti Zonin di Sergio Pitacco, i difensori degli imputati a non uscire benissimo dalle risposte alle proprie domande a Mario Vio paiono l'avv. Giulio Manfredini per Giuseppe Zigliotto, che, dopo ripetute domande su impossibili conoscenze dirette e ufficiali del teste sui rilievi di Banca d'Italia (in effetti Bce) sulle baciate ai tempi della task force del 2015, viene ripreso dalla presidente Deborah Di Stefano, e Enrico Ambrosetti che deve registrare questa risposta di Vio alla sua domanda mantra se Zonin sapesse e se conoscesse un pezzo della storia: "sì, anche perché conosceva molto bene il mondo imprenditoriale locale...".

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