Processo BpVi, Consumerismo No Profit: “somme confiscate siano date a risparmiatori traditi”

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Barbara Puschiasis Consumerismo
Barbara Puschiasis Consumerismo

“Contro ogni previsione il processo penale per il crack della Banca Popolare di Vicenza di primo grado si è concluso prima della prescrizione. Questo permette di mettere un punto fermo nella dolorosa vicenda che ha visto andare in fumo i risparmi di ben 110.000 famiglie, costrette moltissime volte ad indebitarsi e a veder rovinata la loro vita per aver creduto nella banca del territorio”. Lo afferma in una nota l’associazione Consumerismo No Profit, commentando la decisione del Tribunale di Vicenza che ha condannato a 6 anni e 6 mesi l’ex presidente della Banca popolare di Vicenza, Gianni Zonin.

“Le condanne ai responsabili ci sono e pure l’accertamento del diritto dei risparmiatori traditi ad ottenere il risarcimento del danno, e sono stati invece confiscati 963 milioni di euro che serviranno per gran parte a pagare le sanzioni allo Stato e il danno a Banca d’Italia. La richiesta – ribadisce in un comunicato l’avv. Barbara Puschiasis (in foto) responsabile Consumer Protection di Consumerismo No profit e presidente di Consumatori Attivi, che rappresenta migliaia di risparmiatori coinvolti – è che lo Stato metta le laute sanzioni che incasserà nel Fondo indennizzo risparmiatori e idem dicasi per Banca d’Italia, le cui ispezioni nel tempo non sono riuscite a far evitare il tracollo della banca, e comunque titolata ad un risarcimento del danno a 6 cifre”.

“I risparmiatori invece, nonostante la loro determinazione abbia portato alla condanna dei responsabili, sono ancora in attesa dei loro soldi andati in fumo per un sistema che non ha funzionato, sono ancora in attesa del risarcimento, sono ancora in attesa, nella maggior parte dei casi, dell’indennizzo da parte del FIR. Il fondo, dopo un anno e mezzo dalla sua messa in opera ha pagato parzialmente solo 25.000 dei 145000 risparmiatori che hanno fatto domanda per 45.500.000,00 euro su 1,5 miliardi di euro a disposizione derivanti non dai contribuenti ma dai fondi dormienti che altrimenti rimarrebbero nella pancia delle banche e delle assicurazioni. Una procedura dunque troppo lenta e che alla fine giunge a riconoscere solo il 30% dei risparmi perduti”.

“È ora di dire basta alle lungaggini, è ora dei fatti Quindi che si aumenti la dotazione del fondo, che si paghi subito il 100% del danno e che si snelliscano le procedure per ottenere il maltolto – prosegue l’associazione -. Fatti e responsabilità sono già stati accertati in ogni sede e i risparmiatori traditi non possono attendere e sostenere altre spese legali per difendersi anche in considerazione della grave situazione economica che si sta vivendo a causa della pandemia” conclude Consumerismo.