Processo BPVi rischia di finire a Trento, gli avvocati di Zonin & c.: a Vicenza clima di odio, anche da parte del… vescovo

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“Le difese ne hanno chiesto lo spostamento: «A Vicenza clima d’odio, manca serenità di giudizio». Duro scontro con la Procura”: questo il sommario de Il Mattino di Padova della cui puntuale cronaca commenteremo i contenuti a seguire dopo avervela proposta qui di seguito.

Dopo lo spostamento del processo Veneto Banca da Roma a Treviso (per motivi tecnici di competenza territoriale, ndr), il rischio di “trasloco” a Trento incombe ora su quello Bpvi. Nell’udienza preliminare di ieri, le difese di quattro imputati (Gianni Zonin, Emanuele Giustini, Paolo Marin e Giuseppe Zigliotto), hanno depositato l’istanza di rimessione, vale a dire la richiesta di celebrarlo in un’altra città.


Il motivo? Un presunto «clima di odio» creatosi a Vicenza nei confronti degli ex vertici della Popolare, che impedirebbe serenità di giudizio da parte della magistratura.

A decidere se la questione è fondata sarà la Cassazione a cui il giudice vicentino Roberto Venditti trasmetterà domani l’istanza.
Cosa succede. La Cassazione, di fronte alla memoria delle difese, deciderà se affidarla alla sezione che si occupa dell’inammissibilità o a una sezione diversa. Nel primo caso, visto che si prospetta la stroncatura, il processo vicentino continua, nel secondo invece si interrompe obbligatoriamente. In attesa che Roma si pronunci, il gup Venditti ha scelto di andare avanti con le udienze (poteva sospendere il procedimento). Se la Cassazione decide lo spostamento e lo fa dopo la chiusura dell’udienza preliminare (si presume il 21 giugno), allora, il processo ricomincia dalla presentazione dell’istanza di rimessione. In quel caso sarà Trento, come sede competente, a prenderlo in carico. Lo spostamento sarebbe clamoroso; successe con la strage di Piazza Fontana e il passaggio del processo da Milano a Catanzaro.
Le motivazioni. Gli avvocati difensori Enrico Ambrosetti e Nerio Diodà, Lino Roetta, Giovanni e Giulio Mafredini, Oreste Dominioni analizzano in 100 pagine di istanza i motivi del legittimo sospetto che sta alla base della richiesta. Il primo: «La campagna mediatica ha coinvolto pesante­ mente l’autorità giudiziaria vicentina in ordine a una presunta connivenza della stessa col potere della Bpvi». Il riferimento è alle contestazioni per le archiviazioni del 2001 e del 2009 e, secondo i legali, ci sarebbe stato «l’allineamento del!’odierna Procura a tale tesi». Sotto accusa le dichiarazioni rese dal procuratore capo Antonino Cappelleri alla stampa e in Commissione d’in­chiesta. Secondo punto: gli effetti del «processo mediatico si sono tradotti in un conflitto tra Procura e ufficio gip». Per i legali c’è stata «una vera e propria aggressione» al gip Barbara Trenti che inviò gli atti per competenza a Milano. I legali ricordano anche che fu messa scorta. Terzo: l’archiviazione delle denunce presentate da Zonin in merito alle minacce ricevute. Il documen­to è un attacco molto duro alla magistratura vicentina, al capo della Procura, alla stampa che avrebbe alimentato il processo mediatico attraverso «una rappresentazione ossessiva» della vicenda.
La chiesa e la condanna divina. Ma altri soggetti sono chiamati in causa, a cominciare dalla chiesa. Si legge: «Addirittura le istituzioni religiose si sono premurate di lanciare degli anatemi che riecheggiano le prediche del Savonarola nella Firenze dei Medici». Per cui «la condanna di Zonin è già stata pronunciata non solo sul piano della legge civile, ma anche di quello della legge divina».
Le reazioni. Gli avvocati dei risparmiatori non si sono allarmati. «Una mossa prevedibile, ma non fondata», ha liquidato il professor Rodolfo Bettiol.

 

Altre questioni nell’udienza di ieri

Banca d’Italia e Consob. Nell’udienza di ieri i legali di Palazzo Koch si sono associati alla Procura nella richiesta di rinvio a giudizio. Se gli istituti avessero saputo l’effettivo ammontare del patrimonio di vigilanza di Bpvi, hanno detto, avrebbero preso provvedimenti che invece non ci sono stati.
Imputati. Iniziati anche gli interventi delle difese. L’avvocato Roetta ha definito le accuse a Paolo Marin, vicedirettore generale della Divisione Crediti, «paradossali e strumentali». L’avvocato Mucciarelli per Bpvi ha sostenuto che non ci sono state violazioni della Lca: non c’era né l’interesse né il vantaggio.

di Sabrina Tomè, da Il Mattino di Padova