
Seduta tesa oggi in consiglio comunale a Vicenza: un gruppo di donne ha contestato la linea del sindaco Possamai e della sua giunta sui nidi, denunciando il rischio di “cancellare i precari”. La protesta si intreccia con la mobilitazione di RSU e sindacati contro il piano di esternalizzazioni che, secondo le sigle, ridurrebbe posti pubblici, aumenterebbe i costi e lascerebbe senza lavoro 20 educatrici e educatori.
Clima teso oggi, 18 dicembre, durante la seduta del consiglio comunale di Vicenza. Una decina di donne ha presenziato nell’aula di palazzo Trissino esponendo cartelli contro la politica del sindaco Giacomo Possamai sui servizi all’infanzia. Su uno dei cartelli più visibili campeggiava la scritta: “Possamai cancella i precari”. Una protesta composta, ma resa ancora più eloquente dal silenzio assoluto mantenuto per tutta la durata della seduta, un gesto che molti consiglieri hanno percepito come una forma di denuncia silenziosa ma incisiva.
La contestazione arriva nel pieno della crisi dei nidi comunali, a fronte di alcune assicurazioni comunali, e fa da contraltare alla mobilitazione annunciata nelle stesse ore dalla RSU del Comune e dalle organizzazioni sindacali CGIL, CUB e UIL. Le sigle hanno infatti proclamato la ripresa dello stato di agitazione e convocato per lunedì 22 dicembre un’assemblea del personale, dopo che il tentativo di conciliazione del 3 dicembre in Prefettura non ha prodotto alcuna apertura da parte dell’amministrazione.
Secondo i sindacati, la giunta avrebbe confermato la scelta di esternalizzare tre nidi su sei, riducendo così la capacità di accoglienza diretta da 355 a 300 posti e spostando 55 bambini verso gestioni affidate ad appalti privati. Una decisione che, secondo le organizzazioni, comporterebbe un aggravio per le casse comunali stimato in 1,5 milioni di euro e, soprattutto, la perdita di circa 20 lavoratrici e lavoratori precari entro settembre 2026.
Le sigle avevano avanzato una proposta alternativa che, sostengono, avrebbe consentito di mantenere l’intera gestione pubblica e salvaguardare i posti di lavoro senza costi aggiuntivi, grazie a una diversa articolazione della spesa del personale. Una proposta interamente respinta dall’amministrazione, scelta che le RSU definiscono “un attacco diretto alla qualità dei servizi educativi della città”.
La protesta in consiglio, con i cartelli e il silenzio, è dunque solo la prima manifestazione visibile di un conflitto destinato a crescere. L’assemblea del 22 dicembre deciderà le nuove forme di mobilitazione per tentare di fermare quello che i sindacati definiscono “lo smantellamento dei servizi pubblici all’infanzia”. In attesa di sviluppi, nel palazzo comunale resta un interrogativo politico: come gestire una frattura che, per la prima volta, si manifesta apertamente anche tra i banchi del pubblico.








































