Per molto, troppo tempo, in Italia non si è parlato affatto delle “leggi razziali” che da 07/09/1938 e fino al 28/02/1945 furono emanate sia dal Regno d’Italia sia dalla Repubblica Sociali Italiana. La stessa sorte subita pure dalla triste vicenda delle “foibe”. Si preferiva non parlarne, anche perchè molti dei protagonisti erano in vita e soprattutto per non attribuire le colpe a chi le colpe aveva, che furono soprattutto quelle del silenzio che nel 1938 coprì i provvedimenti e di ciò furono protagonisti anche le opposizioni al fascismo, rifugiate all’estero e soprattutto mancò la voce di quel protagonista.Che pure familiarmente era “coinvolto” con una moglie di origine ebraica. Ma non è mai il caso di parlare di colpe e di chi invece, come fecero i papi, Pio XII e Pio XII e molti cattolici impegnati nella vita ecclesiale anche gerarchica, tra cui G.B. Montini, e culturale, operarono contro la diffusione delle stesse idee razziali. Pio XI a Castelgaldolfo pronunciò le seguenti frasi: “L’antisemitismo è un movimento odioso, con cui noi cristiani non dobbiamo avere nulla a che fare […]. Non è lecito che i cristiani prendano parte all’antisemitismo. Noi riconosciamo che ognuno ha il diritto all’autodifesa e che può intraprendere le azioni necessarie per salvaguardare gli interessi legittimi. Ma l’antisemitismo è inammissibile. Spiritualmente siamo tutti semiti». Le parole di condanna dell’antisemitismo pronunciate con voce commossa dal Papa erano forti e chiare il 6 settembre del 1938 e seguivano quelle pronunciate il 29 luglio, nella residenza pontificia di Castelgandolfo, quando, rivolgendosi agli alunni del Collegio romano di Propaganda Fide, disse: «Il genere umano non è che una sola e universale razza di uomini. Non c’è posto per delle razze speciali […]. La dignità umana consiste nel costituire una sola e grande famiglia, il genere umano, la razza umana. Questo è il pensiero della Chiesa».
Non vi furono all’epoca molte altre voci contro i provvedimenti legali, che lo Stato Italiano promosse e attuò con indifferenza e talora connivenza anche dei sudditi dei Savoia e dei cittadini della Repubblica Sociale Italiana.
Per tracciare la storia, lo studioso, avvertiva Aventinus (G. Tuirmaier (1477-1534), deve esaminare tutto il materiale possibile tramandatoci, perfino ciò che costituisce “avanzo” ovvero ciò che non è stato compiuto per essere tramandato. Un compito notevole che viene risolto spesso più da annotazioni ideologiche e da slogan che giungono a porre le questioni, talora, ma spesso non danno “ragione” di quanto affermano. Così per le leggi razziali esse sono, fin dalla prima “Regio Decreto -Legge 7 settembre 1838 -XVI, n. 1381 dato a San Rossore (Tenuta reale vicina a Pisa), e pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia”, n. 208″ il 12/09/1938 (XVI) e nella Repubblica Sociale Italiana o Decreti ministeriali o Decreto legislativo del Duce 28/02/1945 XXIII, n.47 che emana il Regolamento Amministrativo dell’Ispettorato Generale per la Razza e viene pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale d’Italia!” n.52 del 03/03/1945.
I provvedimenti legislativi adottati in Italia maturano nella complessa situazione che va dal 1934 al 1938 ed investono la politica estera dello Stato italiano, i rapporti con lo Stato tedesco, governato da A. Hitler che della eliminazione degli Ebrei aveva fatto fin dagli esordi in politica il suo punto fermo, come ben attesta il suo libro Mein Kampf, il libro più emblematico della storia del Novecento e le Leggi di Norimberga del 15 settembre 1935, tra cui la legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco che così iniziava: “Il Reichstag fermamente convinto che la purezza del sangue tedesco sia essenziale per il futuro del popolo tedesco e ispirato dalla inflessibile volontà di salvaguardare il futuro della nazione Germanica, ha unanimemente deciso l’emanazione della seguente legge”. Inoltre dividevano i tedeschi dalle altre razze, considerate inferiori a quella ariana, e si negava loro la cittadinanza e si sottoponevano gli Ebrei tedeschi al controllo e giustizia della Gestapo e non della giustizia civile. I Regolamenti furono emanati sino dal 21 dicembre 1935 al 1º luglio 1943.
Il clima di antisemitismo internazionale in quel periodo si manifesta anche nello scritto di Louis-Ferdinand Céline Bagatelle un massacro (“Bagatelles pour un massacre”), un piccolo saggio del 1937, lo scrittore francese condusse una dura offensiva contro quella che considerava la “razza” ebraica, e il suo complotto internazionale per il potere. Vendette circa 75.000 copie e ciò la dice lunga sulla situazione avversa agli Ebrei in Francia. In Italia fu pubblicato nel 1938, Milano, Ed. Corbaccio.
Complessi, dicevamo, rapporti internazionali, dove l’Italia si giocò anche le simpatie inglesi quando volle “conquistare” l’Impero di Etiopia e ebbe come grande risultato “le sanzioni” della Società delle Nazioni, che portò direttamente la politica italiana ad essere collaterale di quella tedesca.
I provvedimenti non giungono a “ciel sereno”, in precedenza l’avversione agli Ebrei esisteva, ma non aveva certo trovato azioni legali contro. Lo stesso fascismo aveva al suo interno numerosi iscritti appartenenti alla popolazione di origine ebraica. Lo stesso Mussolini aveva in Margherita Sarfatti, nata Margherita Grassini (Venezia, 8 aprile 1880 – Cavallasca, 30 ottobre 1961), di origine ebraica la sua biografa, che pubblicò la vita del Duce, in toni agiografici. La scrittrice era ben nota anche per le sue idee femministe, quando nel 1912 Anna Kuliscioff fonda e dirige la rivista “La difesa delle lavoratrici”, la Sarfatti vi contribuisce con denaro e articoli. Ciò per evidenziare quanto complesso fosse il quadro non solo politico, ma anche relazionale della situazione italiana.
I provvedimenti furono preceduti dal Manifesto della razza, pubblicato da “La difesa della razza”, direttore Telesio Interlandi, anno I, numero 1, 5 agosto 1938, p. 2). Tale manifesto in 10 articoli, fu firmato da dieci scienziati, esponenti del mondo accademico italiano nell’ambito delle scienze antropologiche, mediche, essi furono. Sabato Visco, Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Luigiu Pende, Marcello Ricci, Franco Savrognan, Edoardo Zavattari. Ricordiamo solo che Sabato Visco si riciclò come “antifascista” e riottenne, dopo l’epurazione del 1946, la cattedradi Fisiologia all’Università di Roma, ma non fu l’unico a riciclarsi nel dopoguerra.
Il manifesto fu anche sottoscritto da ben 330 personalità tra cui: De Rosa Gabriele, Bocca Giorgio, Evola Julius, Festa Campanile, Soffici Ardengo, Molino Walter, Garibaldi Ferdinando, Gedda Luigi, Gemelli Agostino, Papini Giovanni Guareschi Giovanni, ecc. Ci fu consenso a livello popolare e così anche per le leggi che vennero emanate a partire dal settembre del 1938.
I provvedimenti legislativi del Regno d’Italia furono 12 Regi-Decreti, convertiti, tranne il primo, in Leggi dello Stato e 11 Leggi. Nella Repubblica Sociale Italiana 4 Decreti Legge del Duce e 3 Decreti Ministeriali.
Il primo Decreto riguardava “provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”, in particolare diversi ebrei dalla Germania si erano spostati in Italia, tra cui uno dei massimi studiosi dell’Umanesimo italiano, Paul Oskar Kristeller (Berlino, 22 maggio 1905 – New York, 7 giugno 1999) chiamato come lettore alla Scuola Normale di Pisa da Giovanni Gentile e da questi poi raccomandato come studioso quando si rifugiò negli USA.
Il secondo decreto emanava provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista, che si avviava a realizzare la riforma voluta da Giuseppe Bottai. A seguire la trasformazione dell’Ufficio centrale demografico in Direzione generale per la demografia e la razza. Seguirono poi provvedimenti per gli ebrei italiani che erano nell’esercito, l’istituzione nel gennaio del 1939 di scuole elementari per i fanciulli di razza ebraica; provvedimenti sui beni immobili e industriali di appartenenti agli italiani di origine ebraica. Disposizioni per i testamenti, per i contributi a carico di professionisti, l’esclusione di elementi ebrei dal campo dello spettacolo. Nella Repubblica Sociale Italiana i provvedimenti furono su problemi di liquidazione immobiliare e in particolare però l’Istituzione dell’Ispettorato Generale per la razza. Nel 1945, da marzo, la situazione cambiò radicalmente e il fascismo si avviò alla sua definitiva fine. Terminata la guerra e caduta la repubblica Sociale, caddero anche i provvedimenti contro gli Ebrei, che non risultano essere però stati aboliti nel Regno d’Italia dopo il 1943 e la caduta di Mussolini come capo del Governo del regno.
Il quadro culturale e politico cambiò in Italia notevolmente con l’avvento della Repubblica e la definizione della Costituzione, che nella parte prima rimane immutata anche oggi ed è considerata quella fondamentale che, in occasione della Bicamerale per la sua riforma nel 1998, fu dichiarata non mutabile.
Nella Costituzione si rigettò in modo preciso proprio quanto era stato compiuto contro “le razze”, pur senza nominare esplicitamente le vicende dei provvedimenti legislativi adottati dallo Stato Italiano dal 1938 in poi, la deportazione degli ebrei italiani e l’olocausto. Con precisione però all’art. 3 la Costituzione ha precisato che “la razza” non può costituire in alcun modo situazione di mancanza di dignità e di inferiorità per i cittadini, anzi la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli quando essi si palesassero e limitassero di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini nello sviluppo pieno della persona umana. L’articolo è più vasto, ma nell’analisi sul problema razziale è sufficiente richiamare questi principi, che riguardano ogni “etnia” diremo oggi, visto che si rigetta il termine “razza”. Sul tema della possibile discriminazione l’art.8 sempre della Costituzione ricorda che le confessioni religiose «Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.”
Con precisione quindi nella Repubblica Italiana esistono solo “cittadini” e non vi è nessuna differenza, nemmeno di genere, come oggi si tende ad affermare, non riconoscendo il valore del cittadino come membro dello Stato, indipendentemente da qualsiasi sua individuale condizione. Solo il rispetto delle leggi, emanate dal Parlamento e in conformità alla Costituzione, è la condizione per essere cittadini.
Il peso dei provvedimenti contro i cittadini italiani e non solo di origine ebraica costituisce per la Stato italiano ancor oggi un motivo di riflessione sul bene civile e su come lo si debba sempre ed in ogni caso promuovere e salvaguardare perché sempre si possa ritrovare in ogni popolo la lotta contro i rinnegati e i distruttori dei grandi valori che l’occidente cristiano ha come sua radice e che promuove con tutti gli uomini. Il tempo della negazione e riduzione, quando non sterminio, di coloro che “sono diversi” per razza o per altre situazioni umane o solo perché “non la pensano come il potere politico totalitario di ogni genere, impone, deve cessare definitivamente e a questo serve anche il conoscere la storia il cui fine è sempre morale, come ben diceva fin dalla classicità Cicerone, e ben ricordava per la politica il pensatore Antonio Rosmini che afferma con chiarezza nel suo trattato La società ed il suo fine la necessità di trattare l’uomo sempre come fine e il fine è sempre il Bene, non individuale o singolare, ma riconosciuto da e per tutta la comunità sociale.
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