Regionali, documento di Confartigianato: “per una nuova stagione di sviluppo, 15 linee di intervento per il Veneto”

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da sx Scarzanella Boschetto Bonomo Sartor
da sx Scarzanella Boschetto Bonomo Sartor

Confartigianato Imprese Veneto gioca d’anticipo e per prima – riporta un comunicato – in vista della tornata elettorale regionale di fine settembre, propone una sua riflessione di largo respiro sul rapporto tra economia, società e territorio nella nostra regione. Un contributo al dibattito tra le forze sociali sulle strategie di rilancio socio-economico che individua macro-temi portanti per il governo della Regione Veneto nel quinquennio 2020-2025 e avanza proposte di specifiche politiche regionali che andranno a proiettarsi in un orizzonte di qui al 2050.

Un documento pensato per il lungo periodo e quindi “aperto”, aggiornabile, ma che, a fronte di un calo del PIL per il Veneto stimato oggi al -7% per il 2020, lancia un messaggio: serve subito un ragionamento progettuale per la ripartenza.

E’ chiaro il ritorno di centralità dell’Europa con, 37 miliardi destinati all’Italia dal MES per le spese destinate alla sanità, il fondo SURE, (per il mantenimento dell’occupazione) che destina a livello europeo 100 miliardi a cui si aggiungono ora le risorse del Recovery Fund. O, meglio, il Next Generation Eu da 750 miliardi di euro approvato dal Consiglio europeo con un’Italia che si porta a casa un “tesoretto” da 208,8 miliardi di cui 81,4 di trasferimenti e 127,4 di prestiti. Dobbiamo essere in grado di utilizzare efficacemente, come Paese ma anche come Regione, la grande disponibilità di risorse messe in campo.

Il Veneto e il Nord – “Il documento –afferma Agostino Bonomo Presidente di Confartigianato Imprese Veneto– guarda alla nostra regione all’interno del più ampio sistema Nord italiano nel quale costruire alleanze interregionali sulle infrastrutture materiali ed immateriali, sul sistema produttivo, sulla formazione e la ricerca, superando vecchie logiche localistiche e valorizzando le singole specificità territoriali”.

Sostenibilità/digitalizzazione – Le azioni proposte puntano ad un obiettivo di crescita sostenibile dei territori e di innovazione del sistema produttivo, nel quadro di una rinnovata centralità del mercato unico europeo e dell’azione delle istituzioni comunitarie. “L’emergenza Covid-19 –prosegue il Presidente– sembrava inizialmente aver posto in secondo piano l’adozione del “Green Deal”. La revisione delle linee strategiche europee sta invece confermando la volontà della Commissione Europea di dare impulso alla transizione ecologica e digitale sia come strategia di fondo sia come risposta alla crisi. La realizzazione del Green Deal avrà effetti dirompenti su tutte le filiere produttive: in termini di opportunità, creando nuovi spazi di mercato, ma anche dal punto di vista della necessità di adattamento, in particolar modo per le MPI. La digitalizzazione ha subito una rapida accelerazione durante la pandemia in seguito alla necessità di imprese e istituzioni di riorganizzare in forme virtuali le proprie reti organizzative e relazionali. Ma digitalizzazione non significa soltanto dematerializzazione, la Commissione Europea è impegnata a promuovere l’analisi dei big data e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale anche da parte delle PMI”.

Insieme alla transizione ecologica e alla transizione digitale, la competitività globale è il terzo driver individuato dalla Commissione Europea per la sua nuova strategia industriale. “La competizione internazionale –afferma– si giocherà pertanto nel campo dell’innovazione, e sarà strettamente legata all’applicazione delle nuove tecnologie digitali. Gli obiettivi posti dalla programmazione europea porranno quindi alle imprese del Veneto, e in modo particolarmente pressante alle PMI, sfide che per essere vinte chiedono un accompagnamento in un processo di trasformazione anche profonda dei processi produttivi e delle competenze dei lavoratori. In questa prospettiva si inserisce il tema delle competenze”.

“Nella nostra road map post-covid –interviene Roberto Boschetto VicePresidente di Confartigianato Imprese Veneto-, la formazione ed il capitale umano sono tra i capisaldi su cui imperniare la ripresa. Tra i “cantieri” aperti, quello relativo all’istruzione tecnica superiore è uno tra i più sfidanti. Ci poniamo l’obiettivo di fare del Veneto la prima regione italiana per offerta e diplomati ITS. In Veneto, tra licei, istituti tecnici e istituti professionali, si diplomano in media 39mila ragazzi all’anno. Di questi “solo” 13.500 si iscrivono alla Università (il 34,7%). Ci sono quindi 25.500 ragazzi diplomati che potrebbero proseguire gli studi negli ITS ed essere “formati” per i bisogni del modello produttivo delle imprese venete che richiede e valorizza maggiormente tecnici e diplomati di alta qualità attrattive. Nello scorso anno scolastico gli iscritti agli ITS Veneti sono risultati 1.094. Abbiamo quindi un “patrimonio” potenziale di 24mila500 giovani su cui lavorare. Nell’ultimo quinquennio corsisti e percorsi formativi, sono quasi triplicati. I primi passati da 360 del 2015 a 1.077 del 2019 ed i secondi da 18 a 46”.

“Numeri insufficienti –prosegue-. Puntiamo ad un raddoppio che sarebbe a malapena sufficiente a rispondere alla domanda di competenze sempre più forte che proviene dal nostro sistema produttivo e soprattutto dalla piccola impresa che per innovarsi e competere non può che investire in questi percorsi. Non è un caso che la maggior parte delle imprese che in Veneto ospita studenti degli ITS sono piccole imprese fino a 9 dipendenti. Ed è per questo che nel comparto artigiano abbiamo investito molte energie, grazie ad un sistema di relazioni sindacali forte e innovativo e ad una bilateralità robusta, nel rafforzamento degli apprendistati integrati con il sistema di istruzione e formazione. I vantaggi ci sono e riguardano sia i giovani che i datori di lavoro: le imprese possono contare sulla decontribuzione e su una notevole riduzione del costo del lavoro: le ore di formazione presso l’istituzione formativa non sono retribuite, mentre quelle di formazione in azienda sono retribuite al 10%. Ma i benefici riguardano anche i giovani che vengono assunti con questa tipologia contrattuale nelle nostre imprese che, vorrei ricordarlo, è un contratto formativo a tempo indeterminato che consente ai nostri giovani di beneficiare di un welfare territoriale che comprende l’assistenza sanitaria integrativa tramite Sani In Veneto, il versamento di una quota contrattuale ad uno dei fondi di previdenza complementare dell’artigianato veneto e l’erogazione di una borsa di studio di oltre 1000 euro al conseguimento del titolo di studio da parte dell’Ente Bilaterale EBAV. Il tutto oltre alla corresponsione della retribuzione prevista dalla contrattazione collettiva applicata dall’impresa, che viene percentualizzata in base all’anno di inserimento del giovane in azienda, al fine di garantire a questo un salario via via più elevato a fronte della sua crescita formativa e professionale”.

Federalismo cooperativo – L’esperienza Covid-19 ha evidenziato quanto sia importante un positivo rapporto tra Regioni e Stato in un’ottica di federalismo cooperativo, che ora può tradursi in un’opportunità per mettere ordine nei livelli istituzionali: dallo Stato alle Regioni, passando per le Province per arrivare ai Comuni. “Vanno ridisegnate -afferma Bonomo– modalità di governo più incisive del policentrismo urbano, sostenendo la pianificazione territoriale sovracomunale, sviluppando l’associazionismo intercomunale e i processi di fusione, anche alla luce delle difficoltà di gestione dei piccoli Comuni emerse durante l’emergenza”.

Nuovo Programma Regionale di Sviluppo – Il Veneto deve inaugurare una nuova stagione di programmazione, anche attraverso la costruzione di un nuovo Programma Regionale di Sviluppo, che tenga conto della nuova fase in cui l’emergenza sanitaria ci ha proiettato e che ora, con l’inedita messa in comune del debito a livello europeo e la dote di fondi per lo sviluppo deve trovarci pronti per impegnare nel modo migliore le risorse. “In questa prospettiva –precisa– la priorità va certamente assegnata alla realizzazione delle opere infrastrutturali che da tempo sono in attesa di realizzazione, prendendo in considerazione anche l’ipotesi di forme commissariali che garantiscano la riduzione dei tempi di realizzazione. Fondamentale, ad esempio, è l’attuazione immediata dell’alta velocita verso Milano e verso Bologna, anche solo per colmare il ritardo di un quindicennio che nel frattempo si è accumulato, come pure appare di rilevanza strategica l’apertura di un tavolo di confronto sul tema dei possibili sbocchi a nord. Si tratta di interventi immediati la cui ragion d’essere sta nell’assoluta necessità per il Veneto di rendere agevole e veloce lo scambio di merci, persone e conoscenze. Senza dimenticare il completamento della rete di banda ultra larga, Una infrastruttura altrettanto vitale per lo sviluppo economico e per la sopravvivenza della nostra Regione. Sono infatti questi driver strutturali a costituire ancora oggi la precondizione dello sviluppo di un’economia regionale dinamica e interconnessa con il resto del mondo”.

“L’auspicio -conclude Bonomo- è che le proposte di Confartigianato Imprese Veneto stimolino ulteriori riflessioni sul futuro del Veneto, con l’obiettivo di realizzare una visione condivisa, per una nuova stagione di sviluppo”.


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