
L’edizione odierna de La Repubblica rivela l’esistenza di uno studio riservato commissionato dalla maggioranza di centrodestra sulle possibili riforme della legge elettorale in vista delle prossime elezioni politiche.
Il dossier, intitolato Analisi sulla legge elettorale per il 2027, è stato curato dagli uffici parlamentari della maggioranza con l’obiettivo specifico di individuare il sistema più idoneo a garantire la vittoria e la stabilità del Governo.
Secondo quanto riporta il quotidiano, l’analisi non è asettica e mostra una chiara preferenza dei vertici della coalizione verso una delle tre ipotesi scandagliate.
Il proporzionale con maxi-premio di maggioranza
L’opzione che il centrodestra sembra più propenso a sposare, e che lo studio indica come la più vantaggiosa, è il proporzionale con maxi-premio di maggioranza. Questo sistema prevede che la coalizione che ottenga il “40% dei voti validi” incassi “il 55% dei seggi”, garantendo una maggioranza schiacciante.
In questo scenario verrebbero eliminati tutti i collegi uninominali attualmente in vigore, ma sarebbero riproposti i collegi plurinominali, con le ripartizioni territoriali disegnate dal vecchio Rosatellum, il sistema con cui si votò nel 2018. Il premio di maggioranza suggerito per il Senato, a causa della sua elezione su base regionale (articolo 57 della Costituzione), dovrebbe essere “di almeno 29 seggi” per evitare rischi. La soglia di sbarramento ipotizzata è fissata al “3% sia per i partiti coalizzati che non coalizzati”.
Le altre due ipotesi allo studio
Il dossier prende in esame anche altri due scenari, che lo studio stesso sconsiglia o considera ad alto rischio per la stabilità del centrodestra.
Il primo scenario analizzato è semplicemente l’attuale legge elettorale. Secondo lo studio, con il sistema in vigore, e basandosi sugli attuali sondaggi, per la maggioranza “è evidente che si corrono grandi rischi” di stabilità.
Il secondo scenario analizzato è una versione rivista e corretta del Tatarellum, un modello già utilizzato per l’elezione dei Presidenti e dei Consigli regionali. In questa formula verrebbero cancellati tutti i collegi uninominali e sarebbe prevista l’indicazione del candidato premier e un listino di coalizione, ovvero un elenco di nomi blindati, che strappano il seggio se abbinati alla coalizione più votata.
Questa ipotesi sembra però essere già stata scartata dalla destra. Il motivo sembra essere politico, come si legge nel dossier: si rischiano tribolate “trattative con gli alleati” per decidere come spartire i posti nel listino. Viene anche riportato che il listino rischierebbe di essere un paracadute a vantaggio dei partiti più piccoli della coalizione.
Il coinvolgimento della minoranza
Il documento mostra che lo stato delle interlocuzioni tra i partiti di maggioranza è molto avanzato, ma l’accelerazione è avvenuta sottotraccia. La Repubblica, nell’articolo firmato da Lorenzo De Cicco e Serena Riformato, rivela che in maniera informalissima sono stati resi edotti di parte dello studio anche alcuni maggiorenti dell’opposizione.
Non è stata coinvolta Elly Schlein. La segretaria del Partito Democratico ieri faceva però capire che qualche margine di negoziato c’è: “Non ci hanno fatto vedere nulla, ma se e quando arriverà una proposta in Parlamento la valuteremo, siamo una forza seria”. La leader del Pd precisa però che la legge elettorale perfetta non esiste, ma il presupposto sbagliato è il premierato. In un’intervista al TgLa7 ha concluso con l’affondo: “Il governo risolva i problemi degli italiani, non i suoi”.






































