
Secondo la legge dovrebbero essere formalizzate in tre giorni dalla manifestazione di volontà, termine esteso eccezionalmente di altri dieci giorni nel caso di arrivi “consistenti e ravvicinati” (D. Lgs. 25/2008) ma i tempi, almeno a Venezia e a Vicenza, sono molto più lunghi, con conseguenze pesanti per la quotidianità di chi vuole richiedere asilo. Infatti, senza una ricevuta della domanda o un permesso per richiesta d’asilo, i migranti rischiano l’espulsione, sono costretti a dormire all’addiaccio, non possono iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale, non possono registrarsi all’anagrafe né lavorare.
Per questo il 7 marzo 2025 alcune organizzazioni attive nella tutela dei diritti dei migranti hanno presentato al TAR del Veneto due ricorsi collettivi contro le Questure di Venezia e Vicenza, accusate di ritardi sistematici nell’accesso alla procedura di protezione internazionale. Nello specifico, a Venezia hanno agito ASGI, Emergency, Lungo la Rotta Balcanica e CADUS e a Vicenza ASGI e CADUS per quello di Vicenza.
Un problema non solo veneto
Le Questure, nell’iter per la richiesta di asilo devono limitarsi a raccogliere e registrare la domanda, senza valutare il merito della richiesta, che sarà successivamente esaminata dalla competente Commissione territoriale. Ma nonostante, come detto, i tempi siano chiaramente indicati dalla legge, nelle questure di Venezia e Vicenza i termini di registrazione e formalizzazione della domanda di asilo vengono sistematicamente violati. E non si tratta di una situazione che riguarda solo le due province venete: le prassi illegittime, le inefficienze e i ritardi da parte delle Questure nell’accesso alla procedura d’asilo sono fenomeni ampiamente documentati su scala nazionale, almeno stando ai report che nel 2024 hanno denunciato ostacoli sistemici e diffusi che impediscono ai richiedenti asilo l’effettivo esercizio dei propri diritti.
La voce delle associazioni
Sulla class action, ASGI ha spiegato che agire per la tutela dei singoli non basta: “L’azione collettiva permette di evidenziare che la pubblica amministrazione non rispetta in maniera generalizzata i propri obblighi nei confronti delle persone che chiedono protezione, ledendo gravemente ai loro diritti fondamentali.”
Marco Latrecchina, coordinatore del progetto Nessuno Escluso di EMERGENCY, ha aggiunto che negare o ritardare l’accesso alla procedura d’asilo – che in molte città italiane è divenuto prassi consolidata – viola diritti fondamentali e mette a rischio la vita e la dignità delle persone: “Questo comporta conseguenze concrete per le persone che si ritrovano in una condizione di minore tutela e di accesso limitato alle cure offerte dal Servizio Sanitario Nazionale, in contraddizione con i principi enunciati dalla nostra Costituzione. Attraverso il ricorso, chiediamo che l’accesso alla procedura d’asilo sia garantita a ogni individuo nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge nel rispetto del principio di equità e dei diritti.”
Marco Ferrero, Presidente della camera nazionale degli avvocati per i diritti umani e degli stranieri (CADUS) ha concluso: “Da 10 anni a questa parte, stiamo assistendo alla svalutazione del diritto d’asilo, per decenni il paradigma dei diritti umani. Quando la violazione è sistematica, non sono in gioco solo i diritti umani delle persone ma la tenuta stessa dell’ordinamento costituzionale democratico.”
Class action, c’è tempo per unirsi fino al 27 luglio
Quindi attraversi la class action le organizzazioni chiedono al Tribunale Amministrativo Regionale di ordinare alle Questure di Venezia e Vicenza di ripristinare la funzionalità amministrativa e di adottare le misure necessarie per garantire il rispetto dei termini di legge e dei diritti delle persone che intendono richiedere protezione. Singoli o associazioni che abbiano riscontrato lo stesso problema nelle due questure hanno tempo di unirsi all’azione collettiva fino al 27 luglio 2025: per farlo sono necessari l’assistenza di un legale e la presentazione di un atto di intervento notificato a tutte le parti del giudizio e depositato entro il termine citato. Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a: ASGI s.ariello@asgi.it; Ufficio stampa EMERGENCY sabina.galandrini@emergency.it e alessandra.vardaro@emergency.it ; CADUS presidenza@cadus.it
La Questura di Vicenza: siamo tranquilli
Per completezza di cronaca, avevamo interpellato le due questure, dando loro facoltà di replicare alle rivendicazioni che hanno portato alle class action e ai ricorsi al Tar del Veneto. Da Vicenza è arrivata questa risposta “La posizione della Questura è stata rappresentata in maniera trasparente e chiara al competente Tribunale Regionale Amministrativo. Attendiamo serenamente l’esito del ricorso.”
Da Venezia non è ancora arrivata alcuna voce, ma è presumibile che una risposta sarebbe dello stesso tono.