Safond-Martini avvia la bonifica dell’area industriale di Montecchio Precalcino: 9,6 milioni di investimento e 36 mesi di lavori

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Safond-Martini bonifica montecchio precalcino

Safond-Martini S.r.l. ha avviato oggi a Montecchio Precalcino le attività di bonifica riguardanti parte della propria area industriale sita in via Terraglioni, previste nel concordato di continuità aziendale rilevato nel dicembre 2021 dalla capogruppo Eco Eridania Spa.

Con un investimento di oltre 9,6 milioni di euro e il coinvolgimento nei lavori di imprese e studi professionali locali, sarà possibile bonificare in 36 mesi di cantiere circa 1,4 ettari di terreno, suddivisi nelle aree denominate T44 e T50, nelle quali dal 2018 continua il monitoraggio delle acque con esiti rassicuranti. 

L’operazione di bonifica avviata oggi si è resa necessaria in seguito alle attività di caratterizzazione ambientale che Safond-Martini aveva volontariamente effettuato a partire dal marzo 2018 sulle proprie aree di stabilimento, nell’ambito della procedura concordataria all’epoca appena iniziata.

L’azienda aveva presentato al Comune di Montecchio Precalcino, già nel 2020, un primo progetto operativo degli interventi di salvaguardia ambientale  e di messa in sicurezza del plesso aziendale. Tale documentazione è stata recentemente perfezionata con il  deposito della progettazione esecutiva della bonifica e, a partire da oggi, ne sarà predisposto il cantiere, secondo  i tempi e i modi previsti dal progetto, fatte salve eventuali difficoltà a reperire i materiali e i mezzi speciali  necessari per la realizzazione delle opere. 

Sono tre le fasi operative previste dal cantiere per la bonifica del sito industriale Safond-Martini.  Una prima parte dei lavori prevede l’apertura del cantiere e la messa in sicurezza del tratto di asse autostradale “A31 Valdastico” che confina con l’area da bonificare.  

Seguirà quindi una seconda parte dei lavori concentrata sulla realizzazione di opere provvisionali, come il  consolidamento delle scarpate autostradali tramite realizzazione di “berlinesi” ovvero palizzate di contenimento  infisse nel terreno a perimetrazione del fronte della bonifica rispetto al terrapieno autostradale. 

La terza fase dei lavori consisterà infine nell’escavo vero e proprio dei terreni contaminati: lo scavo e la  rimozione dei materiali riguarderà profondità variabili da 7-8 metri a 1-2 metri a seconda delle stratigrafie di  riporto rilevate in sede di caratterizzazione. S

i tratta di riporti costituiti da terreni ghiaioso-sabbiosi frammisti a  rifiuti speciali, non pericolosi, prevalentemente provenienti dagli scarti della attività metallurgiche, di fonderia, presenti e operanti nel Vicentino. I materiali scavati saranno trattati con un impianto mobile, capace di realizzare  una doppia vagliatura, al fine di separare la frazione contaminata dal terreno.

In un’ottica di economia circolare e grazie ad una analisi che permetterà di classificare e certificare l’“End of Waste” (EoW) o la “Materia Prima Secondaria” (MPS) sarà possibile riutilizzare tali materiali nel sito stesso, reinterrandoli.

Il materiale di risulta non recuperabile sarà invece destinato a smaltimento presso impianti di trattamento e discarica. Infine, su un’area  di circa 1 ettaro dell’area industriale denominata T44 – ex Martini, adibita alla produzione di sabbie per l’industria  fondiaria – sarà realizzato un “capping” impermeabile, per impedire la filtrazione di acque piovane e l’eventuale  percolazione di inquinanti verso la falda sottostante.

Sin dal 2018 Safond-Martini ha rivolto un’attenzione particolare al tema del monitoraggio continuo della qualità  dell’acqua dei pozzi piezometrici presenti in tutto il sito industriale e collegati alla falda. I controlli periodici eseguiti dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV), Dipartimento  di Vicenza, che sono tutt’ora in corso, in questi quattro anni hanno restituito parametri ambientali costantemente  al di sotto delle soglie di legge, senza che fosse mai stata riscontrata la presenza di sostanze inquinanti nelle  acque sotterranee. Nonostante queste evidenze rassicuranti, i monitoraggi proseguiranno (sempre in  collaborazione con ARPAV) e, ad ulteriore garanzia del territorio, sarà anche realizzata una barriera idraulica  di contenimento costituita dal collegamento dei 9 pozzi già esistenti (allestiti per il monitoraggio continuo della  qualità dell’acqua della falda sottostante) ai sistemi di depurazione aziendali. Questa barriera idraulica sarà in  grado, nel caso si dovessero verificare in futuro eventuali concentrazioni anomale di sostanze inquinanti in fase  di monitoraggio, di intervenire tempestivamente emungendole dai pozzi e impedendo così che tali concentrazioni  possano sfuggire verso valle.