Sepolture per i morti musulmani, la fatica di vivere (e di morire) a Vicenza. Appello al sindaco Rucco

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cimitero a cattolico a Vicenza
cimitero a cattolico a Vicenza

di Mustapha Ouanit*

Anticipata la mia personale totale indifferenza a qualsiasi idiologia religiosa (ma se proprio dovessi affermare una mia appartenenza, non potrei non definirmi un semplice essere umano di religione islamica), credo che poche cose possano dimostrare il vero volto politico di questi tempi come la procrastinazione della giunta di centrodestra di Vicenza, guidata da Francesco Rucco, nel concedere uno spazio degno per la sepoltura dei musulmani nel cimitero cittadino.

Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo: il mondo è un cattivo pagatore e paga sempre con l’ingratitudine’  come dice (san Giovanni Bosco)”. La diversità è una ricchezza ed è un elemento che ci esorta tutti, sotto un solo tetto, a collaborare tra di noi e ci chiede e ci chiederà, ovviamente, soprattutto in questo delicato momento, risposte effettive su numerosi temi cone la pace, la fame, la miseria che affligge milioni di persone, la crisi ambientale, la violenza, la corruzione, il degrado morale, in particolare modo quello commesso in nome della religione.

Con l’eventualità che qualche musulmano possa perdere la vita in questo periodo della pandemia del coronavirus, chiamato Covid19, in cui il trasporto di una salma dall’Italia verso i paesi di origine, che sembra essere diventato davvero complicato e proibito in alcuni casi, come il caso del Marocco, e con la sincerità di non avere ricette magiche, per noi cittadini musulmani vicentini, che hanno combattuto anni e anni, per avere uno spazio cimiteriale degno, credo sia il momento adatto per rivolgerci al senso civico costituzionale di fronte al quale ogni odio ed ogni distinzione devono spegnersi, per lasciare il posto alla pietà, come diceva nel 1956, Kon Ichikawa nel suo indimenticabile capolavoro “L’arpa birmana”.

Un soldato giapponese, Mizishima, all’atto della resa del Giappone, rifiuta di tornare in patria coi compagni, si fa monaco e si consacra ad una missione percorrendo le plaghe della Birmania seppellendo, così, tutti i cadaveri lasciati dalla guerra, senza chiedersi sotto quale bandiera abbiano combattuto o che fede abbiano professato. Ma questi sono altri tempi, ed altri uomini.

Sono i tempi in cui le guerre contro i miserabili, travestite da guerre ideologiche, tecnologiche, commerciali e persino biologiche e batteriologiche, travolgono anche i morti. Privare un individuo del diritto di sepoltura, nei tempi della pandemia Covid-19, quindi, è da considerare a tutti gli effetti violazione di un diritto inviolabile, se non un crimine contro l’umanità. La sacralità della morte è complementare alla sacralità della vita, bene per una società che tenga alla sua sopravvivenza e al mantenimento di un tessuto culturale connettivo.

Ma quanti sono, davvero, i cimiteri islamici in Vicenza e provincia? Beh, uno spera sempre che siano almeno pochi, perché questo vuol dire che si muore meno…ma a dire la verità in questo momento di emergenza, è che non ce n’è neanche uno.

Dato che disegna chiaramente una tematica molto complessa, non solo per la comunità musulmana vicentina, che in questo momento d’emergenza credo non sia pronta per affrontare una cosa del genere, ma anche per il  Comune di Vicenza, perché un posto per tutti i defunti di fede islamica – anche a voler essere ottimisti su tutto il territorio della provincia di Vicenza- evidentemente, non c’è.

Tanti elementi da prendere in considerazione da parte della giunta comunale del Sindaco Francesco Rucco: la numerosa presenza di cittadini di fede musulmana nel Comune di Vicenza e provincia che si estima a 20000 fedeli quasi,  il verificarsi di decessi di neonati, di persone che non hanno sostegno delle proprie famiglie per il rimpatrio della salma per carenze economiche o difficoltà nell’individuazione della parentela, il numero di musulmani italiani che non possono essere inviati in altri paesi per una degna sepoltura, in quanto il loro unico paese è l’Italia, e infine il considerarsi che vi è ormai una terza generazione di cittadini italiani nati in Italia e che non hanno alcun rapporto con il paese di provenienza, né un interesse concreto ad essere sepolti nei paesi di origini dei loro avi.

La Costituzione italiana, come sappiamo tutti è chiarissima e prevede il diritto di culto come prevede anche la possibilità per gli appartenenti a tutte le religioni di essere sepolti secondo il proprio rito. Un sacrosanto diritto che si tratta di un doveroso riconoscimento della specificità religiosa garantita dalla Costituzione e tutelata dall’ Art. 3.8 pag. 81 (Trattamento delle salme e sepoltura).

Vista la gravità della situazione e l’impossibilità del rimpatrio di defunti musulmani originari di paesi dove sono in corso conflitti armati o per l’impossibilità derivata dalla pandemia Covid-19 che sta mettendo in ginocchio quasi tutta l’umanità, la comunità musulmana vicentina, consapevole dell’urgenza, chiede urgentemente al Sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, che si velocizzino le procedure burocratiche già iniziate con la giunta di Variati, il nuovo segretario al Ministero dell’Interno, e che si riservino, il più presto possibile, degli spazi degni e adatti nei cimiteri della città e provincia per potere affrontare la casistica emergenza che sta seminando il panico dappertutto e anche tra i fedeli della comunità musulmana un Italia.

Ma la risposta della nuova amministrazione alla concessione di un terreno idoneo per la sepoltura delle salme di fede musulmana, purtroppo fino a oggi, continua a rimanere inattesa.
Si tratta, comunque, di una scelta locale, che il Comune,  per affrontare l’emergenza con una politica seria e inclusiva, dovrebbe teoricamente portare a fine traguardo, iniettando, nel suo piano regolatore cimiteriale, reparti speciali e separati per la sepoltura di cadaveri di persone professanti un culto diverso da quello cattolico.

Oggi è qui in Italia che cresce la seconda generazione di immigrati ed è qui che abbiamo bisogno di un luogo per la sepoltura dei nostri defunti. Finora le salme sono sempre state rimpatriate in terra d’origine anche se il rimpatrio ha spese onerose da sostenere e richiede una colletta per pagare le spese del viaggio, che si aggirano intorno ai cinquemila euro, e qualche altre volte, addirittura, fino a settemila euro, realizzata, solamente, tra i fedeli alla cerimonia funebre.

Questo è il tempo dei muri, anche tra i cadaveri, e degli odi, inestinguibili, e chissà se Vittorio Arrigoni, se rinascesse, avrebbe ancora la forza di invocare: «restiamo umani».

(cittadino italiano residente a Vicenza, segretario dell’associazione “Unione immigrati”, ex tesoriere del centro culturale islamico “Ettawba” di via Vecchia Ferriera e un master in studi sull’Islam di/e in Europa)


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