Tassa sugli extra-profitti delle banche, Anna Fasano (presidente Banca Etica): “Misura che provocherà ulteriore credit crunch”

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La tassa sugli extra-profitti delle banche, così come delineata nel decreto legge omnibus varato dal Governo italiano lo scorso 8 agosto, rischia di avere effetti ben diversi da quello auspicato di favorire la giustizia sociale. Ne è convinta Banca Etica che analizza le criticità del provvedimento e avanza alcune proposte di interventi normativi che potrebbero realmente spingere il sistema finanziario verso una maggiore equità.

Le criticità

“Calcolare la tassa straordinaria sull’incremento del margine di interesse significa identificare come base di tassazione l’attività tipica della banca: l’intermediazione e l’erogazione del credito, con l’effetto di inibire gli istituti a rafforzare questa attività e spingerli a mettere energie e risorse nella distribuzione di servizi vari (assicurazioni prodotti di terzi, ecc) e nell’attività di trading  anche speculativo – ad esempio i crediti da bonus fiscali – i cui risultati non vengono colpiti” – dice la presidente di Banca Etica, Anna Fasano – “E’ una misura che provocherà ulteriore credit crunch e proprio non ne abbiamo bisogno visto che il credito è fondamentale specialmente per l’economia italiana dove è la principale fonte di finanziamento degli attori del sistema economico”.

Una tassa così disegnata, inoltre, non considera l’effetto sul risultato economico finale della banca di altri fattori di costo tra i quali gli accantonamenti per il deterioramento del credito che si sta già registrando a fronte dell’inflazione. “Questa tassa andrà a ridurre il patrimonio delle banche che quindi registreranno un indebolimento degli indici patrimoniali con un incremento dell’area di fragilità a fronte di tensioni di mercato quali il peggioramento dei crediti NPL. Inoltre sembra molto sproporzionato colpire allo stesso modo le banche che distribuiscono dividendi agli azionisti e quelle invece che destinano tutti gli utili al rafforzamento patrimoniale della banca stessa per poter erogare più credito”, aggiunge Fasano.

“Non si può ignorare poi il fatto che andare a tassare oggi una base imponibile già chiusa (i bilanci 2022 sono stati approvati) crea una distorsione su tutto il sistema che vede modificarsi i principali fattori di misurazione della qualità delle banche: CET1 – TCR e tutti gli indicatori patrimoniali e di rischio dovrebbero essere riscritti al ribasso. Anche le valutazioni del sistema perderebbero in solidità dei dati”.

Le proposte

L’obiettivo di dare sollievo ai mutuatari in difficoltà a causa dell’aumento dei tassi, secondo Banca Etica, potrebbe essere perseguito con una detassazione degli utili che la banca dovesse utilizzare a diretta calmierazione del tasso del mutuo dei propri clienti.

Una misura che peraltro Banca Etica ha già adottato nelle scorse settimane destinando il 10% degli utili maturati nel 2022 a misure per ridurre gli spread a favore dei clienti con mutui a tasso variabile.

Parallelamente si potrebbero introdurre incrementi di aliquota per i dividendi corrisposti dalle banche agli azionisti  (vale a dire gli utili d’esercizio che “escono” dall’azienda) oltre una certa soglia minima a tutela del valore per gli azionisti.

“Se il maggior valore dell’utile della banca non viene distribuito ma rimane all’interno della stessa questo consente di fronteggiare meglio gli effetti di aumento dei crediti problematici attraverso maggior solidità patrimoniale in grado di assorbire le perdite da crediti; politiche di riduzione dei tassi ai clienti debitori come politiche anche commerciali di tutela del cliente, oltre a dare alle banche maggior forza per potenziare la leva del credito bancario come elemento di sostegno alla crescita economica del Paese”, precisa Fasano.

Se l’obiettivo del Governo è favorire una vera redistribuzione fiscale e moderare degli eccessi speculativi delle banche, la finanza etica e molte associazioni in tutto il mondo, propongono da anni l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, anche di importo minimo ad esempio pari allo 0,05%, che avrebbe l’effetto di scoraggiare la turbofinanza e i suoi ormai evidenti effetti nefasti e di generare un gettito costante da utilizzare per politiche di giustizia sociale e lotta ai cambiamenti climatici. Un misura di questo tipo naturalmente dovrebbe essere presa a livello internazionale e richiede una vera riforma finanziaria e non una misura una tantum come si è voluto fare con questo decreto.