Troppe vacanze nelle scuole per il ministro Valditara? Un luogo comune difficile da sradicare, attività non finiscono con le lezioni

573
Alunni numerosi nelle scuole
Scuole, un'alula

Anche quest’anno nelle scuole sono riprese le attività, nulla è però cambiato. Pochi i Dirigenti scolastici assunti, centinaia le reggenze previste. Poche le assunzioni. Per dare il via alle lezioni sarà necessario ricorrere ancora al precariato, decine di migliaia di unità di personale amministrativo, collaboratori scolastici e docenti. Il Governo cercherà di ovviare alla mancanza di personale accorpando gli Istituti scolastici e così riducendo il numero dei Dirigenti e delle Segreterie.

La politica punta al risparmio a danno dei servizi offerti al cittadino. Intanto, mentre la scuola pubblica annaspa, il ministro Valditara sembra unire la sua voce a quella di coloro che lamentano le troppe vacanze scolastiche. Quello delle troppe vacanze è un luogo comune difficile da sradicare. La scuola non si esaurisce con la fine delle lezioni. Nessun docente e tanto meno il personale amministrativo e i collaboratori, cessa il servizio all’inizio di giugno, ad eccezione delle migliaia di supplenti, collaboratori, amministrativi e docenti, a cui scade il contratto col termine delle lezioni. Ciononostante, nelle scuole si continua a lavorare. A giugno le scuole sono occupate da esami e dalle attività conclusive dell’anno scolastico, nella prima metà di luglio nelle scuole superiori si svolgono gli esami di maturità e nella seconda metà di agosto gli esami di riparazione.

Quindi, quando il ministro parla di tre mesi di vacanza, evidentemente intende quelle degli studenti. Posto questo “paletto”, ecco apparire evidente come il problema reale sia, come sottolineato anche dallo stesso Ministro, quello di creare spazi fisici, ricreativi e culturali in cui far trascorrere ai nostri giovani, in maniera costruttiva, le vacanze estive. Gli spazi che restano disponibili dunque sono, per luglio e agosto, quelli degli Istituti Comprensivi. Mesi decisamente caldi con Istituti privi dei dispositivi di raffrescamento. Manca l’aria condizionata e i ventilatori sono una rarità. Il Covid, nella sua tragicità, aveva rappresentato l’occasione per dare alle scuole degli efficienti sistemi di aerazione. Occasione perduta.

Il PNRR ha quindi stanziato parecchi fondi per le strutture scolastiche, altra occasione ma tali fondi non saranno utilizzati per rendere le aule e gli spazi frequentabili durante i mesi estivi. Si preferisce potenziare la digitalizzazione. Inoltre, a luglio e ad agosto, esiste un problema legato al personale da utilizzare per attività che, se fossero legate alla didattica, richiederebbero un incremento significativo di personale docente e se non lo fossero dovrebbero veder impegnati, come in molte parti del Paese già avviene, soggetti esterni con relativo impegno economico attualmente non disponibile.

Purtroppo il governo Meloni sta per affrontare una legge di bilancio con scarsissime risorse ed è facile prevedere che un Governo di destra orienterà i necessari tagli verso i servizi offerti al cittadino e quindi, oltre che alla sanità, alla scuola. Sulla scuola pubblica si dovrebbe investire non risparmiare. Invece si taglia. Viene tagliato il numero di Dirigenti Scolastici e si accorpano le segreterie, si continua a sostenere il precariato di Stato e i dipendent sono decisamente sottopagati.

Probabilmente ha ragione l’Assessore regionale all’istruzione Donazzan che giorni fa sui ha dichiarato di temere che la battaglia sul dimensionamento degli Istituti scolastici esprima il senso di una battaglia politica. Ha ragione poiché proprio di questo si tratta e a condurre questa battaglia è proprio la destra a cui appartiene.

Il ridimensionamento degli Istituti scolastici, oltre all’evidente tentativo di risparmiare sul personale della scuola, crea le condizioni affinché nella scuola statale Dirigenti, segreterie didattiche e amministrative e collaboratori si trovino a gestire un numero sempre maggiore di alunni. A chi potrebbe giovare tale situazione? Certamente non all’efficienza di un sistema scolastico statale già a corto di personale e devastato dal precariato.

Una scuola statale inefficiente, privata del personale necessario, mantenendo la gratuità sostanziale rappresenterebbe l’unico percorso fattibile per milioni di giovani e correrebbe il rischio di trasformarsi in quel “parcheggio” spesso paventato e per ora, solo grazie all’impegno di chi nella scuola lavora, mai concretizzatosi. Dall’altra parte una scuola pubblica inefficiente aprirebbe spazi interessanti alle imprese private in grado di garantire alte prestazioni per chi fosse in grado di pagarne le rette.

Insomma, una società divisa in due, tra chi dovrebbe accontentarsi di quanto offre lo Stato e chi potrebbe permettersi tutto ciò è necessario ed oltre. Una società in cui la libertà diverrebbe strumento di differenza e non di offerta di pari opportunità.

Ecco che allora il timore dell’Assessore Donazzan si fa concreto ed il dimensionamento scolastico si configura come uno dei  passaggi di quel percorso profondamente ideologico (e quindi politico) che punta a liberare lo Stato dalla gestione della “cosa pubblica”, affidandogli la mera funzione di controllo, di mantenimento dei livelli essenziali e lasciando ampi spazi d’azione all’iniziativa privata (scuole in questo caso).