Tutti scrivono dei democratici di Hong Kong, nessuno della Bolivia. Per la golpista Jeanine Añez gli Indios fanno riti satanici. L’Italia la riconosce?

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Jeanine Añez, l'auto proclamata presidentessa della Bolivia
Jeanine Añez, l'auto proclamata presidentessa della Bolivia

Oggi ci sono articoli su Hong Kong con fotografie e critiche alla polizia violenta che reprime i “pro-democrazia” (gli stessi che, qualche giorno fa, hanno tentato di bruciare vivo un uomo che non la pensava come loro) ma sulla Bolivia siamo a 0 (zero) articoli.

In una pausa di lavoro stamattina mi sono andato a guardare le home page di ansa.it, corriere.it, repubblica.it, lastampa.it, ilfattoquotidiano.it, ilmessaggero.it e, per non farmi mancare anche il giornale locale, ilgiornaledivicenza.it e questo è l’esito della mia personalissima rassegna stampa.

Scontri con morti in Bolivia
Scontri con morti in Bolivia

Eppure in Bolivia c’è una repressione “leggermente” brutale (oltre 20 morti dall’inizio del golpe), ma forse gli indios non fanno notizia, forse l’auto proclamazione presidenziale è la nuova frontiera della democrazia occidentale (o imperiale), forse sbandierare la bibbia e dichiarare che gli indios fanno riti satanici e non devono vivere nelle città (Jeanine Añez autoproclamata presidente) o dichiarare che bisogna fare le liste nere come faceva Pablo Escobar (dichiarazione di Camacho durante i disordini provocati dalle sue squadracce prima del golpe e non represse dalla polizia e tanto meno dall’esercito visto che Evo Morales aveva impedito l’uso delle armi da parte di entrambi) sono espressioni di “democrazia”.

Ringrazio, allora, vipiu.it che ha pubblicato quel qualcosa che ho scritto. Come dicevo nel mio j’accuse, “è poco, ma è“.

Approfitto, quindi, della sua ospitalità, da sempre, e segnalo ai lettori questo articolo dal quale si evince che l’Italia, di fatto e ufficialmente con i rappresentanti dell’ambasciata, ha riconosciuto l’autoproclamata presidente della Bolivia Jeanine Añez.

Lo ha fatto veramente? E se si, perché lo ha fatto in silenzio? Se ne vergogna? Spero sia un “fake” del giornale boliviano di destra citato, ma ho dei dubbi.

Comunque se l’Italia avesse riconosciuto veramente il governo golpista, fascista e razzista della sedicente signora Añez (che appare spesso assieme ai vertici di polizia e dei militari) sarebbe un comportamento osceno e inqualificabile. Non degno di un paese la cui Costituzione nasce dalla Resistenza. Ma, ormai, mi sto convincendo che il peggio, da noi, non ha limiti.  

Evo Morales e gli Indios della Bolivia
Evo Morales e gli Indios della Bolivia
Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana
#GolpeDeEstadoEnBolivia Articolo tratto dal giornale el Deber, uno dei principali del paese, giornale della destra filo statunitense boliviana da sempre contro il presidente legittimo Evo Morales ed oggi schierato coi golpisti.

 

“La presidente ha assunto la prima magistratura del paese rispettando la CPE e le normative in vigore, pertanto qualsiasi altra interpretazione o processo emesso da qualsiasi autorità di altre nazioni, che non rispetti questo contesto legale e costituzionale, significa perdere la verità degli eventi e incorrere in interferenze nella politica interna boliviana. La richiesta principale dei boliviani è stata il rispetto della democrazia, dopo 14 anni in cui il governo Evo Morales ha usato il confronto come strumento di potere. Questo governo mira a reindirizzare la democrazia e l’unità nazionale “, ha affermato Karen Longaric, ministro degli Affari esteri, durante il saluto del protocollo del corpo diplomatico.

L’attività è stata svolta nella sala Tiwanaku del Ministero degli Affari Esteri. Nell’occasione, monsignor Angelo Accatino, nunzio apostolico, decano del Corpo Diplomatico, è stato il portavoce del messaggio ufficiale per ratificare il buon rapporto tra Bolivia e la comunità internazionale e la sua fiducia nelle prossime elezioni generali nel paese .

Il rappresentante dell’Unione Europea in Bolivia, León de la Torre Krais, ha affermato che dovrebbero esserci elezioni immediate per i nuovi membri del Supremo Tribunale Elettorale, e anche che si dovrebbero immediatamente chiedere nuove elezioni libere e trasparenti.

“Negli ultimi giorni sosteniamo l’iniziativa della Conferenza episcopale, di un tavolo di dialogo, che consente un riavvicinamento tra i diversi leader politici e il recupero della calma e dell’istituzionalità. L’elezione dei membri del Supremo Tribunale Elettorale, che siano di prestigio riconosciuto, senza alcuna macchia, preferibilmente con esperienza, e che siano i garanti di elezioni libere e trasparenti, che devono essere convocate al più presto per ripristinare la piena normalità del Paese”, ha suggerito De la Torre.

Su Jeanine Áñez (la presidente autoproclamata) l’ambasciatore russo, Vladimir Sprinchan, ha preferito usare il termine “capo dell’amministrazione boliviana”. “La Russia non riconosce Jeanine Áñez come presidente, ma come capo dell’amministrazione boliviana. La Russia prevede inoltre che le elezioni vengano convocate immediatamente. La Añez sarà considerata il principale leader in Bolivia mentre risolve il problema delle elezioni del capo dello Stato”, ha detto Sprinchan.

“Non vogliamo posizioni ostili al processo democratico che è iniziato e che stiamo vivendo e, soprattutto, chiediamo il rispetto del principio di non interferenza negli affari interni della Bolivia basato sulle norme del diritto internazionale e chiediamo il rispetto delle norme di asilo politico ”, sono state alcune frasi della ministra Longaric durante l’atto del protocollo.

Infine, la ministra degli Esteri ha sottolineato che “i legami tra la Bolivia, i nostri vicini e la comunità internazionale in generale sono molto forti, confidando che la comunità internazionale non abbandonerà la Bolivia in queste ore critiche di lotta e transizione democratica”.

I presenti
Al saluto hanno partecipato 23 rappresentanti delle ambasciate e 15 delegati di organizzazioni internazionali, rappresentanti del Corpo Diplomatico accreditati in Bolivia, tra cui rappresentanti di: Giappone, Argentina, Unione Europea, Russia, Turchia, Ecuador, Corea, Paraguay , Francia, Brasile, Spagna, Gran Bretagna, Perù, Italia, Messico, Colombia, Egitto, Svizzera, Cina, Panama, Stati Uniti, Svezia e Canada.

I rappresentanti delle organizzazioni internazionali residenti in Bolivia erano: Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), Fondo finanziario per lo sviluppo dei paesi del bacino di La Plata (FONPLATA), Banca Inter-American Development (IDB), Inter-American Institute for Cooperation on Agriculture (IICA), Andean Development Corporation (CAF), Ufficio delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), Banca mondiale (BM), Programma del Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), Donne delle Nazioni Unite, Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Organizzazione panamericana per la salute (PAHO), Organizzazione degli Stati americani (OAS), Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP).
 
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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.