Valdastico Nord, Mauro Fabris (Aiscat) sul Mattino: “è la nuova Salerno-Reggio Calabria, se affonda Pedemontana Veneta non reggerà”

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Valdastico
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di Filippo Tosatto da Il Mattino di Padova

«Oggi la madre di tutte le opere incompiute abita qui e si chiama Valdastico Nord, è lei la nuova Salerno-Reggio Calabria visto che quella originaria è conclusa e che l’altro cantiere infinito, quello dell’autostrada Asti-Cuneo, ha appena incassato il via libera governativo al completamento. Di questo passo, alla scadenza della concessione Padova-Brescia nel 2026, il Veneto rischia una disfatta storica: addio al collegamento con i flussi del Centro Europa via Autobrennero; vanificati gli investimenti e il consumo del territorio nel tratto Sud del tronco adriatico; azzoppata sul nascere perfino la Pedemontana: privata di una connessione all’A4, finirebbe declassata a superstrada di provincia». Non usa circonlocuzioni Mauro Fabris, veterano delle grandi opere e memoria storica della politica delle infrastrutture. Senatore centrista e sottosegretario ai lavori pubblici in tre governi a cavallo del 2000 (memorabile la sua, vana, battaglia con Giancarlo Galan sulla tipologia del Passante di Mestre), il vicentino si è convertito nel tempo a grand commis di Stato – commissario al tunnel del Brennero, presidente del Consorzio Venezia Nuova – approdando infine alla vicepresidenza di Aiscat, la potente associazione delle società concessionarie autostradali.

Il suo richiamo iniziale alla triade dei cantieri “never ending” non è casuale…«Affatto. Nell’altro secolo, correva il 1997, il Parlamento votò un emendamento alla legge finanziaria presentato dal sottoscritto, allora sottosegretario del governo D’Alema, e dal deputato leghista Carlo Fongaro: derogava al blocco delle nuove autostrade risalente al 1973, prevedendo l’ultimazione, appunto, di Salerno-Reggio Calabria, Asti-Cuneo, e Valdastico. L’esito è sotto gli occhi di tutti: a fronte dell’impegno italiano di approvare il progetto definitivo entro il 2016, la Commissione europea ha concesso ripetute proroghe, l’ultima è scaduta nel 2020 ma la situazione è di stallo: il Trentino non vuole lo sbocco Trento Nord, il Veneto di Zaia sta alla finestra, il ministero attende che si mettano d’accordo… Così un progetto strategico per lo sviluppo del Nordest, che vale un miliardo e mezzo già accantonato a bilanci, rischia di naufragare malamente». Quasi un contrappasso per la PiRuBi di dorotea memoria, ribattezzata con l’acronimo dei leader democristiani a sottolinearne la vocazione elettorale.«Altri tempi. Se l’obiettivo iniziale era quello di collegare il Basso Veneto con l’A4, intercettando il traffico diretto all’Adriatico, ora è diventato evidente il suo ruolo di interconnessione della mobilità rispetto all’asse est-ovest: c’è in ballo l’accesso al corridoio centrale dell’Europa e un segmento che parte dal Polesine e si ferma a Piovene Rocchette non serve più, anzi, rappresenta uno spreco sul versante economico e ambientale».Sul prolungamento a nord della Valdastico grava, come un macigno, il veto trentino: non vogliamo diventare una camera a gas alimentata dai tir, è il ritornello.«

Nella realtà si tratta di un percorso quasi esclusivamente in galleria e le motivazioni autentiche sono assai meno nobili. La Provincia autonoma di Trento è azionista di maggioranza dell’Autobrennero, circostanza che gli vale circa 140 milioni l’anno tra utili e introiti fiscali, perciò vuole preservarne i flussi di traffico dalla parziale alternativa costituita da Valdastico. Altro che sensibilità ecologista , loro conducono una battaglia ideologica – “Non vogliamo diventare una provincia del Veneto”, il ritornello – tant’è che hanno autorizzato senza battere ciglio la terza corsia Modena-Verona, l’ampliamento della Ferrara Mare (della quale sono soci) e le tante complanari e tangenziali funzionali ad incrementare accesso di veicoli e pedaggi. Loro guardano gli utili, noi ci siamo fatti scappare l’A4, una gallina dalle uova d’oro finita agli spagnoli di Abertis».

In verità l’avvento del presidente leghista Maurizio Fugatti ha cambiato la situazione: nel suo programma, il completamento dell’arteria a nord è esplicitamente previsto.«È vero, d’altronde tutte le categorie economiche lo richiedono. Ma rispetto al progetto veneto che collocava lo sbocco della galleria nella frazione Mattarello del capoluogo, lui prevede una tortuosa serie di deviazioni che culminerebbero a Rovereto sud. Mi lascia perplesso, tuttavia potrebbe risultare il danno minore. Ora il ministero ha chiesto la valutazione d’impatto ambientale sull’opzionee dubito molto che Fugatti riesca a condurre in porto il progetto nei tre anni restanti di mandato».Morale (provvisoria) della favola?«Di questo passo la Valdastico non sarà mai completata e quando Brescia-Padova rimetterà la concessione nelle mani dello Stato, la gara successiva potrebbe escludere l’obbligo di ultimarla. Sarebbe un fallimento, una sconfitta storica, chi ha a cuore il destino del Veneto, batta un colpo».