Capitale cultura 2024, un nuovo Rinascimento per Vicenza. Intervista all’assessore alla cultura Simona Siotto

783

«La soddisfazione più grande è la cultura che lavora insieme». Commenta così la lieta notizia dell’inclusione di Vicenza tra le 10 finaliste che concorrono per il titolo di “Capitale della cultura 2024” Simona Siotto, assessore alla cultura di Vicenza. Per la Siotto si tratta pertanto di una soddisfazione da condividere con tutto il team perché «di mio – ci tiene a sottolineare – c’è forse solo il metodo di lavoro».

Assessore Simona Siotto
Assessore Simona Siotto

È possibile sostenere che Vicenza sta vivendo un “nuovo Rinascimento” dal punto di vista culturale?
Siotto. «Voglio credere che sia così e tanti elementi me lo dimostrano, uno più di tutti. Questa è una città nella quale prevale sempre la qualità. A Vicenza le “cose belle” funzionano, mentre quelle “di minor qualità” vengono sempre criticate apertamente. Questo a mio parere è un grande stimolo proprio in ottica di un nuovo Rinascimento. Naturalmente la cultura ha pagato un prezzo altissimo per il Covid, però a Vicenza è stata portata avanti con forza una riflessione: non tutto il bagaglio del mondo precedente, anche culturale, va salvato. È giusto salvare solo quello che serve alle persone, quello che tocca le corde giuste e che ci consente di innalzarci a un livello di superiorità maggiore. In questo senso intravedo un nuovo Rinascimento in questa città».

Quali fattori hanno contribuito a questa rinascita?
Siotto. «Vicenza è preparata, “borghese” nel senso migliore del termine. Inoltre è una città che del suo essere provinciale ha sempre fatto un vanto nella consapevolezza che la qualità della vita e dell’offerta possono essere altissime. Da ragazza soffrivo del provincialismo di Vicenza, ora da adulta e da genitore non la lascerei per nulla al mondo».

La presenza di Vicenza in finale può far nascere un nuovo orgoglio culturale in città? Quale risveglio sociale e ideale può generare?
Siotto. «Sono convinta che lo abbia già risvegliato. Ai vicentini non basta mai quello che fa la propria città e questo atteggiamento tende a far perdere di vista la bellezza che la città offre. Il faro che abbiamo provato ad accendere sulle mille voci della città lette come “produttori culturali” ha proiettato una nuova luce su Vicenza, generando un entusiasmo incredibile. Vicenza sta cominciando a capire che la cultura non è solo un “fatto culturale” bensì un “fatto di persone” di cui ci si rende conto soprattutto quando mancano».

Vicenza capitale della cultura 2024
Vicenza capitale della cultura 2024

Vicenza si è presentata con il dossier “La cultura è una bella invenzione”. Ci racconta i punti principali?
Siotto. «La domanda da cui siamo partiti è stata: perché Vicenza si presenta come Capitale della cultura? Cosa ha da offrire che gli altri non hanno? Per provare a rispondere siamo partiti dal concetto di “invenzione”, che è una parola prettamente palladiana. Nel lessico palladiano il termine “invenzione” si riferisce al fatto che per risolvere un problema che è una necessità umana bisogna pensare e nel pensare si affronta quello di cui l’uomo ha bisogno. In questo senso, Palazzo Thiene e la Basilica sono invenzioni: risposte con la bellezza a una necessità dell’uomo. Approfondendo questo ragionamento e lo studio della Vicenza del ‘500, ci siamo resi conto che quella Vicenza molto vivace, anche un po’ ribelle che noi raccontiamo anche nella mostra “La fabbrica del Rinascimento” esiste ancora e si esprime soprattutto con le imprese. Abbiamo cercato di costruire la consapevolezza che l’imprenditore di oggi è l’inventore del ‘500: risponde a delle esigenze, crea cultura, denaro e consapevolezza. Il nostro dossier parte quindi dall’idea che i luoghi palladiani siano “fabbriche di cultura” e che la cultura sia una bella invenzione nel suo essere “un fatto profondamente umano”: consente all’uomo di pensare e rispondere alle sue svariate esigenze».

Quali sono le proposte?
Siotto. «Musei sempre aperti, ingresso gratuito per gli universitari e opere in 3D che parleranno la lingua Braille. L’obbiettivo finale è l’inclusione di tutte le fragilità fisiche, mentali e socio-economiche. Inoltre abbiamo lavorato con le imprese affinché la cultura faccia parte dei benefit. Infine una serie di industrie diventeranno a loro volta luoghi di mostre, spettacoli, teatro e angoli in cui si racconta perché fare impresa è un fatto culturale».

Quali sono i prossimi step ora che Vicenza è tra le finaliste?
Siotto. «Il prossimo step è l’audizione del 4 marzo. Per la prima volta sarà in videoconferenza e pubblica, mentre fino a due anni fa era in forma privata davanti a una commissione. Ci sarà un link, quindi invitiamo tutti a vederci e a tifare per noi. Durerà un’ora: durante la prima mezz’ora ogni città potrà scegliere come presentarsi (con un video, una canzone, una intervista…), mentre nella seconda la commissione rivolgerà delle domande a un cittadino vicentino (sindaco, assessore o chiunque si scelga). Noi stiamo pensando a due o tre luoghi della città che si colleghino tra di loro con dei personaggi e qualche effetto speciale, ma non posso anticipare troppo. Il 15 marzo verrà proclamata la vincitrice».

Se Vicenza dovesse vincere quali potrebbero essere i riflessi economici?
Siotto. «Dal punto di vista diretto l’unica differenza è che il Ministero premia la vincitrice con un milione di euro, ma il comune di Vicenza investe già più di 8 milioni l’anno in cultura. Interessante è invece l’ammontare del ritorno economico per la città dell’eventuale vittoria che sarebbe valutabile intorno ai 120 milioni di euro coinvolgendo tutto il territorio. Inoltre sono in previsione mostre, eventi, personaggi di spicco che potrebbero lanciare la città da un punto di vista culturale ben più in alto, oltre che dal punto di vista turistico. L’amministrazione si impegna, indipendentemente dall’esito della “competizione”, a concretizzare tutto quello che è fattibile del programma. Le cose più importanti della candidatura sono infatti la consapevolezza della città e le reti che questo sogno ha fatto nascere. Mostre, progetti, scontistica universitaria fanno parte del programma che vogliamo portare avanti, che non è legato solo al poter diventare Capitale della cultura 2024. La candidatura è una “bella medaglia” che la città merita».

C’è un “piano a lungo termine” per trasformare Vicenza dal punto di vista culturale?
Siotto. «Fin dall’inizio del mandato ci siamo messi a lavorare ad una programmazione culturale che si traducesse in un’attrattività turistica programmata e coordinata, per quanto possibile, in base ai periodi dell’anno e alle ricorrenze. Devo ammettere infatti che quando sono arrivata come assessore in questa amministrazione ho trovato molta confusione, molte cose “fatte all’ultimo” che poi non avevano la resa sperata perché i turisti hanno bisogno di “una piccola anticipazione”. Anche per questo ci siamo rimboccati le maniche: la biblioteca sarà completamente diversa, palazzo Thiene si trasformerà in un vero e proprio museo, la Basilica palladiana diventerà sede di importanti mostre. Ci sarà anche una programmazione fissa dei classici, del festival Jazz, di “Vicenza in lirica” e “Danza in rete”. Da questa estate ci sarà inoltre una rassegna estiva intitolata “Festival estate nuova”. Infine, con il bando del Pnrr, stiamo lavorando anche a un progetto a cui tengo molto: un museo archeologico – naturalistico. La mia convinzione è che ogni museo cresca nella sua individualità, ma sempre in rete e coordinato con il resto della città: ogni museo deve avere la sua anima».

Un sogno nel cassetto per la Vicenza del futuro?
Siotto. «Un museo per i bambini che abbia dei laboratori permanenti, che sia un luogo accogliente di vera e propria sperimentazione giocosa e uno strumento in mano alle famiglie».