25 Aprile, le nostre responsabilità culturali e scolastiche. François-Marie Arouet (Aduc): Viva i partigiani, Viva gli americani

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25 Aprile, festa della liberazione
25 Aprile, festa della liberazione

Precisa come un orologio svizzero, a cadenza più o meno annuale, la contesa fascismo/libertà è ripresa in vista dell’anniversario della Liberazione, il 25 aprile  si legge nella nota che pubblichiamo a firma dell’Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. Quest’anno un po’ in anticipo vista la guerra in corso e le diverse opinioni tra cosiddetti pacifisti e cosiddetti guerrafondai.

Senza entrare nel merito delle diverse opinioni e confusioni *, nelle diatribe tra – per semplificare -post-comunisti, post-fascisti e post-guerra una questione è molto evidente: l’Italia che fino al 24 aprile 1945 dava consenso massiccio al regime mussoliniano, il giorno dopo si scoprì antifascista con, addirittura, in occasione del referendum monarchia/repubblica del 2 giugno 1946, scegliere un regime repubblicano mandando in esilio i Savoia, principali responsabili dell’avvento del regime fascista.

Nella ex Germania nazista (plebiscitata anche più del fascismo in Italia) i “bollori” del passato vennero annacquati dalla divisione del Paese tra filo-occidentali e filo-sovietici, in Italia fu mantenuta unità nazionale e alcuni responsabili della guerra e del regime fascista trovarono spazio grazie ad una cultura e passione mai sopita: nel 1946 fu fondato un partito fascista (Msi **) che alle elezioni romane del 1947 prima e a quelle nazionali del 1948 ebbe anche diversi eletti. Gli eredi di quel Msi, oggi Fratelli d’Italia, sono uno dei maggiori partiti parlamentari e dell’opposizione al governo. Il processo di Norimberga (***) non sfiorò la nostra Penisola e ne vediamo oggi le conseguenze. In Italia abbiamo un conto aperto, una ferita mai chiusa, con la storia e con l’ideologia fascista.

Questa premessa per comprendere come mai, a distanza di tanti anni, abbiamo ancora a che fare con partiti neo-fascisti e con un’informazione che -vocazione allo spettacolo – si inebria e si bea di una sua presunta indipendenza perché avvalora come argomenti le opzioni fasciste e naziste.

Cerchiamo di capire perché siamo a questi livelli che, per esempio, portano ad aperte contestazioni perché ad alcuni cortei del 25 aprile partecipa anche chi ricorda le brigate partigiane israelite, ed alcuni con le bandiere rosse si credono i padroni di questa festa, scalpitando contro qualunque riferimento al ruolo dominate americano e britannico per la nostra liberazione.

Esiste un nome e cognome preciso di questa responsabilità: tutti i governi (TUTTI) che dal 1946 ad oggi non hanno mai insegnato (se non marginalmente) agli studenti la storia della nostra Repubblica nata dalla negazione del fascismo, grazie agli Alleati (americani e britannici in testa) e alle brigate partigiane che non erano solo comuniste, ma azioniste, democratiche, israelite, socialiste e, soprattutto, tutte foraggiate economicamente e militarmente dagli Alleati.

Chi in tutti questi anni ci ha governato, ha sempre sottovalutato l’importanza della storia di questo ultimo secolo. Non perché non avremo dovuto conoscere e studiare quanto avvenuto prima, ma perché questo studio avrebbe dovuto avere valore propedeutico alle storie che ci raccontavano padri e nonni per diretta esperienza, avrebbe dovuto metterci a confronto continuo e costante con quel capitolo mai chiuso del fascismo che, per esempio, portava e porta diversi compagni di scuola ad ignorare cosa è stato il fascismo ed abbracciarlo come opzione attuale (pur rivista e modernizzata).

Una responsabilità pesante e grave. Una incapacità di governo culturale di cui ne stiamo pagando conseguenze e che è sempre più difficile combattere quando, per esempio, nel servizio pubblico di informazione (RAI), dove i neo-fascisti hanno poteri, paghiamo e ascoltiamo elogi del tempo che fu e degli attuali emuli (vedi guerra in Ucraina) di quella ideologia che non abbiamo superato.

Il discorso è ampio e non solo culturale e scolastico. Si pensi alle norme dell’amministrazione, dei codici civili e penali… invece di cancellarle e farne nuove, ci abbiamo ricamato sopra.

Se prendiamo atto di questo nostro enorme deficit, forse è il primo passo per rimediarvi e non doverci trovare ogni anno, e non solo, a prenderci tra fascisti e antifascisti, con le varianti antisioniste e proto-comuniste.

L’invito alla riflessione è perché il 25 aprile si partecipi ai cortei per festeggiare la liberazione cantando “Bella ciao”, ma si vada anche a guardare le croci di tutti i cimiteri di guerra che sono in molte nostre città (essenzialmente americani): onorare coloro che hanno dato la vita perché noi si fosse liberi… e qui a lamentarci dei nostri errori e difetti.

* una delle maggiori è che il 25 aprile sarebbe la festa della Resistenza piuttosto che della Liberazione

** https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_Sociale_Italiano_-_Destra_Nazionale

*** https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_di_Norimberga

François-Marie Arouet – Aduc