“Aknesi, la favola dei cattivi” tra rabbia e perdono: l’opera prima di Elbasan Mehmeti, il kosovaro di Rosà

266
Elbasan Mehmeti, l'autore di

È per parlarci del suo esordio letterario con Aknesi, la favola dei cattivi”  che ci si presenta Elbasan Mehmeti, giovane scrittore rosatese classe 1991, ma nato e vissuto in Kosovo fino al 1998, da dove nel 1999 raggiunse il padre in Italia a Rosà assieme alla famiglia, dopo essere sfuggito alle atrocità del conflitto che sconvolse la sua terra tra il 1996 e 1999 e aver vissuto per tre mesi in tendopoli.

Aknesi, la favola dei cattivi
Aknesi, la favola dei cattivi

Sono un ex profugo di guerra – ci dice Elbasan Mehmeti -, ho passato circa un mese in tendopoli a Kukes, in Albania e poi due mesi a Durazzo, sono appassionato di etimologia e indago quotidianamente sulla “misteriosa” lingua Albanese, mi interesso di geopolitca, di filosofia, della mente umana, di spiritualità e religioni. Attualmente sono impegnato a leggere l’Antico Testamento che credo sia meritevolmente il libro più diffuso al mondo in quanto descrive magnificamente la natura umana, Io sono di origini islamiche, anche se spesso penso ad una mia conversione, nulla contro l’Islam, anch’essa è una religione fine e delicata”.

Ora Elbasan Mehmeti è operaio in un’azienda del territorio da quasi 10 anni e scrive per passione da sei anni senza alcuna formazione specifica e senza aver seguito alcun corso di scrittura, ma mettendo tanta spontaneità e creatività nel suo raccontare il mondo dal punto di vista dell’uomo e delle sue emozioni.

Con Aknesi, la favola dei cattivi”, un profondo saggio sul potere della mente, Elbasan Mehmeti propone al pubblico la sua prima fatica, frutto del suo vissuto intenso, ricco di riflessioni ed esperienze.

Su Amazon, uno del modi per far proprio questo libro, si legge che Aknesi è “la storia di un ragazzo come tanti, che pur di non sottostare alle regole imposte dal suo medico si convince as accettare la proposta di un dottore “alternativo” per curarsi con l’ipnosi. L’ipnosi porta il protagonista a rievocare la storia del giovane guerriero Nanco, probabilmente una sua vita passata, e il libro da storia di oggi diventa una storia senza tempo di uomini divisi in tribù sempre in guerra. Il lettore dimentica che si tratta di un sogno, e accompagna Nanco nelle sue avventure, tra colpi di scena e riflessioni importanti, sino ad un finale spiazzante. Un libro che è insieme una favola cattiva e un saggio sul potere della mente”.

Tutto, quindi, parte dalla storia reale di Alessandro, un ragazzo che, come tanti afflitti dal suo male, è alla ricerca di un rimedio contro una disfunzione muscolare alla gamba ma da ribelle alle regole e refrattario alle cure necessarie, Alessandro si rivolge alla medicina alternativa che gli apre le porte di un mondo in cui protagonista assoluta è la mente, causa prima di gran parte delle malattie dell’uomo. L’ipnosi, la strada proposta come terapia, è la porta che apre la storia al mondo fantastico della vicenda narrata. Scorci di vite passate, gesta di popoli guerrieri, vendetta e perdono, rabbia e amicizia, divisione e armonia si intrecciano nelle pagine di un racconto che diventa metafora e simbolo della vita umana.

Com’è nato Aknesi?

«All’inizio era una raccolta di idee, una sorta di manuale di concetti positivi e consigli di auto aiuto. Poi, per rendere tutto più attraente, ho pensato di romanzare e condensare tutto in una storia. Il genere fantasy mi è venuto naturale perché può mascherare emozioni e situazioni mantenendo intatto il senso e il messaggio. Anche la copertina è un’idea mia, realizzata poi da Davide Comunello che con la sua manualità è riuscito a esprimere in pieno quello che visivamente volevo trasmettere. Di me nel libro c’è la rabbia. Tutti siamo arrabbiati, verso tutto. È inevitabile che i libri riportino in parte il vissuto dell’autore. Ho cercato di fare in modo che i lettori si affezionino ai personaggi».

Come hai scoperto la tua voglia di scrivere e che tipo di scrittore ti senti?

«Mi è facile esprimere quello che sento e che provo scrivendo. Per saper raccontare è necessario essere attenti e abili osservatori. Come scrittore mi definisco un frullato di esperienze negative che mi hanno spronato e spinto a crescere e a mettere su carta tutte le mie esperienze e sensazioni. Sembra banale, ma le difficoltà sono la sostanza della vita. Chi non ha sperimentato sulla propria pelle determinate esperienze non può essere in grado di trasmetterle agli altri».

Cosa vorresti che le persone trovassero nel tuo libro?

«Vorrei che le persone acquistassero consapevolezza. Vorrei che il libro venisse letto anche dai bambini perché non c’è nulla che può fermarli. Se vogliono qualcosa la ottengono sempre. I bambini sono puliti e liberi dai pregiudizi che, invece, gli adulti accumulano nel corso della vita. Sanno agire con istinto e spontaneità. Questa è verità».

Cosa chiedi al tuo futuro? Chi vorresti diventare?

«Il mio futuro è scrivere altri libri di qualità. In cantiere c’è già qualcosa, un intreccio di più storie. Vorrei diventare, scrivendo e raccontando, un uomo libero, forte, al di sopra delle preoccupazioni. Questa è la meta massima a cui ogni persona dovrebbe tendere: liberarsi da ogni forma di schiavitù, che può essere rappresentata dal lavoro, dal denaro, dalle passioni, dalle proprie debolezze».

 

Fin qui Elbasan Mehmeti che è scappato dalle guerre volute dagli altri sulla pelle della gente per iniziarne una tutta sua: dare un contributo a chi, come lui e come i bambini che in noi sono e si nascondono, vuole prima sognare e, poi, costruire un mondo più libero, anche solo nella propria intimità.

Con Aknesi, la favola dei cattivi, che oscilla tra la rabbia e il perdono, la prima sfida è lanciata, ora sta a voi raccoglierla.

L’articolo “Aknesi, la favola dei cattivi” tra rabbia e perdono: l’opera prima di Elbasan Mehmeti, il kosovaro di Rosà proviene da L’altra Vicenza.