
I sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil del Veneto hanno lanciato un forte appello alla futura Giunta regionale: aprire quel tavolo di confronto sui temi di interesse degli anziani, promesso da tempo ma mai attivato.
L’obiettivo è affrontare la sfida dell’invecchiamento in salute con una visione d’insieme e strategie integrate, superando l’approccio spezzettato e poco efficace adottato sinora. Questa richiesta scaturisce dal convegno “Vivere a lungo, vivere bene”, organizzato a Mestre in collaborazione con l’associazione Happy Ageing.
La necessità di un confronto immediato è rafforzata dai dati sulla cronicità in Veneto: su 1 milione e 170mila ultra65enni, la metà, circa 600mila, convive con una o più malattie croniche come diabete, ipertensione e patologie cardiovascolari, respiratorie e mentali, secondo la relazione sociosanitaria regionale. Sebbene la popolazione italiana sia tra quelle con la maggiore aspettativa di vita in Europa, l’invecchiamento in salute pone problemi per la gestione delle fragilità e i costi elevati per cure e assistenza.
La vera sfida per il futuro, considerando che in Veneto il numero di anziani aumenterà del 40% entro il 2050 (Istat), è colmare il divario tra la vita attesa e la vita attesa in buona salute. Questa sfida si può vincere solo con la prevenzione, che necessita di piani adeguatamente finanziati, cosa che attualmente non avviene.
Anziani Veneto: Cronicità e la necessità di un approccio multidimensionale
Al convegno hanno contribuito la prof.ssa Stefania Maggi, ricercatrice CNR e presidente di Eica, e il prof. Michele Conversano, specialista in medicina preventiva e presidente del Comitato Scientifico Happy Ageing.
La professoressa Maggi ha sottolineato che “Non si può pensare alla popolazione sopra i 65 anni come un blocco unico, perché invece è molto eterogenea. Abbiamo l’obbligo di ragionare in modo multidimensionale sia nella prevenzione che nell’assistenza”. Secondo l’OMS, l’invecchiamento in buona salute richiede la promozione di un ambiente a misura di anziano e la lotta contro il cosiddetto “ageismo”, ovvero la discriminazione basata sull’età. A livello individuale, studi dimostrano gli effetti positivi di dieta mediterranea, attività fisica regolare e socialità.
Il professor Conversano ha invece fornito dati economici: “L’80% della spesa sanitaria pubblica va nella gestione delle cronicità”. Ha evidenziato che investire nella prevenzione porta a risparmi significativi: ogni euro speso in prevenzione ha un ritorno di 14 euro. Nonostante ciò, una ricerca FASI evidenzia che su 130,3 miliardi stanziati nel 2023 per la salute, solo il 4% è stato destinato alla prevenzione. Conversano ha anche insistito sull’importanza del piano vaccinale per gli anziani (influenza, Covid, pneumococco, herpes zoster e DTP).
Le richieste sindacali: Piano di prevenzione, negoziazione sociale e trasparenza
Le segretarie generali Nicoletta Biancardi (Spi Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp Uil) hanno ribadito che l’ageismo pone gli anziani ai margini, aumentando “la solitudine e l’isolamento”.
L’obiettivo dei sindacati è far sì che l’anziano si senta parte attiva della società e, in condizione di fragilità, trovi il giusto supporto nel sistema pubblico. Le richieste alla futura amministrazione regionale sono chiare: l’apertura di un tavolo di confronto è fondamentale per portare a una maggiore trasparenza nell’applicazione della legge regionale sull’invecchiamento attivo e nella gestione delle risorse. È prioritario che la Regione ponga al centro il Piano di prevenzione ormai scaduto. I Comuni sono considerati una figura chiave nella negoziazione sociale, mentre le Ulss possono aiutare a promuovere la campagna vaccinale. “Un fatto è ormai chiaro: bisogna puntare molto di più sulla prevenzione, perché rappresenta un investimento che può ridurre di molto l’impatto della spesa sanitaria sui cittadini”, hanno concluso le segretarie.






































