Classici Contro, il 5 e il 6 aprile al Teatro Olimpico e alle Gallerie d’Italia

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Classici Contro, progetto dell’Università Ca’ Foscari, a cura del grecista Alberto Camerotto e del filologo classico Filippomaria Pontani, e realizzato con l’assessorato alla cultura del Comune di Vicenza, in collaborazione con le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, con la mediapartnership del Giornale di Vicenza, svilupperà quest’anno il tema

ANTHROPOS. Diritti e doveri dell’Uomo.

Il programma si svilupperà il 5 e il 6 aprile al Teatro Olimpico di Vicenza e alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari con la sinergia del Liceo Antonio Pigafetta, che interviene con le azioni sulla scena degli studenti, le presentazioni dei docenti e la direzione in città di Daniela Caracciolo e Dino Piovan.

Al principio del pensiero d’Europa, Esiodo nell’VIII sec. a.C. l’ha detto: per tutti gli animali Zeus ha stabilito che si divorassero gli uni gli altri, ma agli uomini ha concesso Dike, la Giustizia. Proprio questo è ciò che fa l’umanità dell’uomo. Alla ricerca dei diritti e dei doveri, ma anche delle virtù, dei valori che ci permettono di essere uomini nella vita quotidiana e nella storia, i Classici Contro portano nella città di Vicenza la loro indagine a partire dalle parole degli antichi autori greci e romani. Oggi buon punto di riferimento sarà la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 10 dicembre 1948, ma insieme c’è anche la Costituzione italiana.

 

Programma

Venerdì 5 aprile al Teatro Olimpico alle 20.30 Silvia Milanezi, studiosa brasiliana che insegna all’Université Paris-Est Créteil, apre le discussioni con il problema del momento, che sta nelle preoccupazioni di tutti. Per restare uomini bisogna avere almeno ‘Il diritto di avere diritti’. Può sembrare facile, ma non è così, basta pensare a cosa significa essere stranieri e profughi. Guardare cosa accade nella Grecia antica, dove è nata la nostra idea di Europa e di democrazia ci può aiutare a capire.

Con Francesco Remotti, professore emerito di Antropologia culturale dell’Università di Torino, lo sguardo si sposta tra l’uomo e dio, tra l’uomo e la natura. Se crediamo di essere o di diventare noi i padroni, i signori dell’universo, questa è sicuramente una hybris antropocentrica: di una umanità che vorrebbe rivendicare diritti divini rispetto a tutti gli altri esseri del creato. Oggi, ci chiediamo sgomenti che cosa Homo Deus (come lo definisce Harari) ha fatto e ha intenzione di fare della terra su cui vive. Infine, per capire il male dell’uomo e la sua violenza sulla scena dell’Olimpico vedremo Ilio brucia di Anagoor, il teatro sperimentale premiato col leone d’argento alla Biennale di Venezia: con le parole di Virgilio possiamo comprendere che cosa significa per noi l’aspirazione alla pace per un mondo dove le guerre non hanno mai fine.

La mattina di sabato 6 aprile, alle 11.30, alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari l’incipit si intreccia con la mostra «Dei ed Eroi»: l’intervento di Federico Tanozzi (Aletheia Ca’ Foscari) spiega come e perché gli antichi raccontano le gesta dei grandi personaggi del mito. La memoria diventa il fondamento della vita degli individui e della collettività. Da questo nasce la storia, come ci ricorda Stefania De Vido (Università Ca’ Foscari Venezia): se si parla di diritti e di doveri è allora al grande laboratorio democratico dell’Atene classica che dobbiamo guardare per comprendere cosa sta accadendo nell’Europa di oggi, quali sono da sempre le prospettive per essere uomini e cittadini. Uno sguardo sul nostro tempo, in sinergia con Poetry Vicenza, è il «Viaggio dentro all’uomo» che passa attraverso le parole del poeta lituano Eugenijus Ališanka.

Il pomeriggio alle 17 sempre a Palazzo Leoni Montanari interviene Katia Barbaresco, giovane del gruppo di ricerca Aletheia Ca’ Foscari, a spiegare che anche gli eroi non sono altro che uomini davanti alla morte. È il destino di Achille, si scontra con la volontà e la forza di un dio potente come Apollo: non c’è scampo neppure per il più forte degli eroi, resta solo l’immortalità del canto. A questo serve forse la cultura, che, come spiega Marco Fernandelli (Università di Trieste) attraverso le Bucoliche virgiliane, ha un valore fondativo e una ricchezza di significato che il tempo non consuma ma accresce. La poesia diventa allora un diritto/dovere che ci sostiene, al quale non possiamo rinunciare. La filosofa Olivia Guaraldo (Università di Verona) interpreta le critiche di Hannah Arendt che mettono in evidenza, a confronto con la polis antica, i limiti e le inadeguatezze della nostra idea dei “diritti”.

Nella serata finale al Teatro Olimpico, alle 20.30, è l’azione teatrale del Liceo Classico Pigafetta a introdurre i pensieri sulla natura umana. Saverio Campanini, ebraista dell’Università di Bologna, affronta poi la relazione sicuramente impegnativa nella cultura ebraica tra l’uomo e Dio. L’uomo, capace di scegliere e di cadere, porta la somiglianza con Dio a luoghi inimmaginati e, allo stesso tempo, collabora alla creazione e alla redenzione. Lorenza Carlassare, costituzionalista dell’Università di Padova, ci riporta subito sulla terra ai diritti degli uomini: la Dichiarazione dell’ONU, la Carta europea, le Costituzioni proclamano solennemente i diritti dell’individuo ma, forse, mai come in questo secolo i diritti sono calpestati. E, comunque, quali diritti sono proclamati e quali diritti sono effettivamente garantiti? E a chi? Questa è la questione più problematica, anche guardando alla storia, vicina e lontana. L’azione si conclude con la performance del poeta e cantautore sudafricano Chris Mann, con le esperienze e le canzoni intorno all’uomo: ha iniziato come funzionario in progetti per lo sviluppo di aree depresse, impiegandosi nel campo delle forniture di acqua a basso costo, della sanità, dell’agricoltura su piccola scala, e della costruzione di acquedotti. La sua poesia e il suo canto si mescolano allora alla vita e possono aiutarci a capire quali sono i diritti fondamentali che non possiamo dimenticare.

Questi diritti, come avveniva nel mondo antico, sono prima di tutto doveri per ciascuno di noi: quello che conta è la capacità di preoccuparci degli altri, un rispetto che non è formale, ma, come l’aidòs degli antichi, è la capacità di intuire le esigenze dell’altro e costruire su questo le regole della vita e della civiltà. Insomma, prima vengono gli altri, questo è il principio per guardare lontano. Sono questi allora «gli occhi grandi» che stanno nel significato della parola «Europa». Impariamo a vedere di più, con uno sguardo più ampio, oltre il presente e i nostri pregiudizi, per costruire insieme la storia.

Dopo l’Olimpico i Classici Contro arriveranno in tutta Italia, subito alla Biblioteca Civica di Bassano del Grappa, a Villa Pisani Corner di Montebelluna, al Teatro Civico di Schio, al Teatro Ristori di Cividale del Friuli, al Teatro Metropolitano Astra di San Donà di Piave, e poi ad Alessandria, a Varese, a Reggio Calabria, a Palermo, all’Abbazia al Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi, al Teatro Rosso di San Secondo e al tribunale di Caltanissetta, al Carcere di Rebibbia a Roma, e in altre città per ritornare infine all’Abbazia di Sesto al Reghena che tra il 31 maggio e il 1 giugno sarà l’appuntamento conclusivo di questa primavera di pensieri sull’Uomo.

 

Informazioni e prenotazioni:

http://www.unive.it/classicicontro

http://virgo.unive.it/flgreca/Anthropos2019Vicenza.htm