“Come votano le periferie?” a cura di Marco Valbruzzi. Da una ricerca collettiva le prime indicazioni di risposta. Oltre i luoghi comuni e i pregiudizi, recensione di Gianni Porta

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Come votano le periferie, a cura di Marco Valbruzzi
Come votano le periferie, a cura di Marco Valbruzzi

Di Gianni Porta. Pubblicato pochi mesi fa finalmente Come votano le periferie. Comportamento elettorale e disagio sociale, un lavoro collettaneo curato da Marco Valbruzzi ed edito da il Mulino. Si tratta di una ricerca della Fondazione di ricerca Istituto Cattaneo, quella che di solito all’indomani di ogni elezione si sofferma sull’analisi dello studio dei flussi elettorali e delle scelte di voto da parte dei cittadini.

Dopo una lunga gestazione è finalmente arrivato questo lavoro che prova a indagare oltre l’aneddoto e l’articolo di giornale il nesso tra condizione socio-economica ed espressione del voto e della partecipazione elettorale, prendendo in considerazione le consultazioni politiche generali dal 2008 fino all’ultima tornata elettorale del 2018.

La ricerca si divide in due parti.

La prima offre una prospettiva nazionale comparata grazie ad alcuni saggi di inquadramento generale sul tema delle periferie, del disagio e delle principali questioni urbane nelle città italiane (a cura di Marco Valbruzzi, Laura Azzolina, Onofrio Romano, Pasquale Colloca, Nicola Maggini) e sulla connessione tra disuguaglianze socio-territoriali e disaffezione elettorale (a cura di Stefano Rombi, Dario Tuorto e Fulvio Venturino).

La seconda parte fornisce una prospettiva subnazionale soffermandosi sulle specificità di tredici città metropolitane italiane[1], tra cui il capoluogo barese (a cura di Paolo Inno e Onofrio Romano), in merito al rapporto tra periferie ed espressione delle preferenze elettorali.

Si tratta di uno studio che verte proprio su questo rapporto problematico, uno studio ricco di dati che consente una prima misurazione del nesso esistente fra disagio socio-economico e scelte politico-elettorali, laddove emerge subito un elemento, tra l’altro non nuovo nella riflessione teorica: le periferie non sempre sono quelle distanti geograficamente dal centro di una città, questo luogo comune vale per alcune città, ma non per altre.

Dall’analisi dei dati socio-economici riemergono così sia alcuni caratteri di lungo periodo rinvenienti dalla faglia storica che divide il centro-nord del paese dal meridione, così come i temi più prossimi del decremento demografico che ha interessato le città metropolitane nella fase del declino post-industriale, ad es. nel caso di Genova e Torino.

Così come a partire dai dati elettorali si evincono cambiamenti epocali nella geografia politica italiana per cui vale sempre meno l’idea di una tradizione e di un insediamento storici, travolti soprattutto nelle elezioni del 2013 e del 2018, quest’ultime un vero e proprio spartiacque negli orientamenti politico-elettorali che si dimostrano però sempre più volatili e ondivaghi, fermo restando il calo di partecipazione elettorale il cui trend è in costante discesa.

E proprio questo rappresenta, forse, il limite di questa ricerca che rischia oggi nel 2022 di risultare già “vecchia” rispetto alla fotografia scattata nel (e del) 2018.

Così come, nonostante la ricchezza di indicatori socio-economici e dati elettorali, rimane aperto il dibattito sul perché delle scelte di voto ovvero «se è il contesto periferico a costituire un fattore esplicativo dei diversi risultati elettorali registrati nelle periferi rispetto al centro, oppure la condizione individuale di chi vi abita»[2].

A fronte di ciò, però, un merito è indubbio di questo lavoro a più mani, nonostante «l’esistenza di quesiti irrisolti» questa pubblicazione «offre un primo quadro sui cambiamenti avvenuti […] e costituisce una base preziosa per analisi future»[3] che possano decodificare la nuova geografia politica italiana e restituire una conoscenza teorica ed empirica dello spazio sociale delle città che abitiamo.

[1]    Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania e Cagliari.

[2]    M. Valbruzzi (a cura di), Come votano le periferie. Comportamento elettorale e disagio sociale nelle città italiane, Ricerche e studi dell’Istituto Cattaneo, il Mulino, Bologna 2021, p. 10.

[3]    Ibid.

Gianni Porta
Gianni Porta

Gianni Porta (Molfetta, 1978) è laureato in Filosofia, presso l’Università degli Studi di Bari e presso la medesima Università ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofie e Teorie sociali contemporanee. Ha pubblicato la sua tesi nel 2018 col titolo Buchi nell’acqua. Sinistra ed egemonia liberale nel movimento Acqua bene comune per Mimesis, Milano. Attualmente è docente di Filosofia e Storia presso il Liceo “M. Spinelli” di Giovinazzo (BA). Militante politico dal 1999, è stato consigliere comunale della città di Molfetta (BA) per tre mandati.


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