La nuova Commissione banche: l’ha proposta con un ddl e ce lo illustra il senatore vicentino Pierantonio Zanettin

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Commissione banche , unico membro vicentino, Pierantonio Zanettin, interviene sul FIR in aula
Commissione banche , unico membro vicentino, Pierantonio Zanettin, interviene in aula

Il 27 ottobre 2022 il senatore vicentino Pierantonio Zanettin (FI), di recente eletto per la quinta volta in Parlamento, ha presentato un disegno di legge a sua firma (qui il testo, ndr) che prevede l’istituzione di una nuova Commissione banche (precisamente Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo), dopo quella di cui faceva parte e cessata con la fine prematura della precedente legislatura.

Il D.D.L., letto attentamente, offre indubbi spunti di riflessione e fa sorgere molti quesiti.

Per questo abbiamo chiesto al senatore Zanettin di illustrarci la sua proposta su una nuova Commissione banche.

Il suo recente progetto di legge teso a istituire una nuova Commissione Banche nella parte introduttiva cita testualmente fra i settori di interesse :” … la diffusione di nuovi di modelli di business, di servizi e di prodotti, processi di riorganizzazione e di ottimizzazione delle risorse, la progressiva riduzione dei volumi dell’attività creditizia tipica in favore del sempre maggior peso dei servizi e delle attività di investimento nonché significative pressioni competitive derivanti soprattutto dal Fintech”. Può spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta?

Ho ritenuto di presentare, fin dai primi giorni del mio insediamento al Senato, la proposta di istituire, come nelle due precedenti legislature, una Commissione di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario. Partendo da quanto di buono è stato fatto sotto la Presidenza dell’On.le Carla Ruocco, ho inserito tra i compiti della istituenda Commissione alcuni dei temi, di cui si è già occupata la Commissione nella precedente legislatura, ma che necessitano di una attenzione costante, anche perché in rapidissima evoluzione. La finanza digitale e le criptovalute sono probabilmente il futuro della finanza e devono essere attentamente monitorate da un legislatore attento.

Ricordo che tra i compiti che nel ddl ho attribuito alla Commissione banche c’è anche quello di delineare nuove proposte di legge da sottoporre al Parlamento per tutelare i risparmiatori e garantire la modernità e la competitività del sistema-Italia.

Sappiamo del ruolo e peso che i giudizi delle agenzie di rating, , le più importanti delle quali sono di oltre oceano,  hanno nella valutazione dei bilanci degli stati e delle grandi aziende. Cosa pensa  possa concretamente fare la commissione per evitare eccessi nella gestione di questo importante strumento?

Il rating è un giudizio che viene espresso da un soggetto esterno e indipendente, l’agenzia di rating, sulle capacità di una società e ancor di più di uno Stato o di una sua area istituzionale (ad esempio in Italia una regione) di pagare o meno i propri debiti. Le valutazioni delle agenzie di rating vengono utilizzate per il calcolo del rendimento dei titoli e, dunque, del costo del debito per gli Stati o emittenti privati. In altre parole, il rating rappresenta uno dei fattori che determinano il costo del prestito e le conseguenti condizioni di rimborso. Pertanto, le valutazioni delle agenzie di rating incidono pesantemente sulla stessa economia reale, da cui, pure, derivano in un circolo non sempre virtuosamente trasparente. Un giudizio negativo può, da solo trasformarsi in una catastrofe economica per un Paese. Basta ricordare quanto è accaduto in Italia nel 2011.

È allora essenziale che il Parlamento controlli adeguatamente la trasparenza, l’indipendenza e l’obiettività dei giudizi emessi da queste agenzie, soprattutto quando riguardano i titoli di Stato, per evitare conflitti di interesse e le opacità registrate anche nel recente passato.

Altro tema toccato dal Disegno di legge sono i crediti deteriorati, come si può intervenire sulla gestione di queste posizioni visti i rischi connessi al rilascio di garanzie pubbliche? 

La gestione degli Npl (Non performing Loans) da cui nasce la Npe (Non Performing Exposure) delle banche, il tema della “baciate” e del relativi crediti in sofferenza ancora in pancia alla società statale, tramite il Mef, Amco, ex Sga, le direttive europee sui requisiti patrimoniali delle banche, il Calendar Provisioning sono tutti temi di grandissimo interesse per imprese e famiglie.

Sono argomenti iperspecialistici, che non credo possano essere adeguatamente affrontati dalle Commissioni permanenti del Parlamento, già in difficoltà, soprattutto per il periodo storico che stiamo vivendo, nel seguire l’ordinaria attività legislativa.

Anche per questo ha senso varare una Commissione ad hoc.

Di un certo interesse pare un tema toccato dal disegno di legge: “verificare la gestione degli istituti bancari, finanziari e assicurativi, che sono rimasti coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto e sono stati o sono destinatari, anche in forma indiretta, di risorse pubbliche o sono stati posti in risoluzione” sembra riferirsi alle capacità e competenze dei manager e dei Cda bancari, un settore a volte autoreferenziale con scarse capacità di ricambio e, per giunta, a volte con emolumenti stellari non proporzionati allo spessore tecnico. È corretto?

Da anni ciclicamente il mercato è interessato da fenomeni di crisi bancarie, che richiedono il supporto dello Stato e del sistema finanziario, per essere affrontate, gestite e risolte nell’interesse dell’sistema finanziario ed economico nazionale.

È necessario che il Parlamento possa indagare, in collaborazione con gli organi di vigilanza istituzionalmente preposti, ed esprimere un giudizio politico anche sulla gestione degli istituti coinvolti. Un aspetto che merita la necessaria attenzione, soprattutto nel caso di partecipate pubbliche, è, ad esempio, la tendenza a crescere delle remunerazioni straordinarie, spesso di fine mandato, degli Organi di vertice, nonostante la crisi registrata negli ultimi anni, e la loro sostanziale anelasticità rispetto ai risultati registrati.

Altri spunti di riflessione sono legati alla tematica della commercializzazione degli strumenti finanziari, in cui i principi generali di diligenza, correttezza e trasparenza a volte restano solo sulla carta dei contratti. Per meglio dire sulla sostanza prevale un eccesso di formalismo che, unitamente al basso grado di conoscenza dei risparmiatori, a volte ingabbia gli investitori in autentiche trappole. La domanda che sorge spontanea è: sono sufficienti gli attuali presidi normativi?

Probabilmente la normativa vigente va ulteriormente perfezionata. Purtroppo, nel nostro Paese sussiste ancora un alto grado di analfabetismo finanziario.

Troppo spesso le cronache registrano fenomeni di truffe ad opera di intermediari senza scrupoli.

Ma talvolta anche istituti di credito e istituzioni finanziarie attuano comportamenti troppo disinvolti.

C’è ancora molto da fare su questo versante. Su un aspetto voglio essere, però, molto chiaro: occorre rafforzare la tutela sostanziale del risparmio ex articolo 47 della Costituzione e la bassa educazione finanziaria dei risparmiatori non deve essere la giustificazione per possibili condotte irregolari da parte degli intermediari.

Sappiamo che molte volte le banche privilegiano i cosiddetti “grandi prenditori” nell’erogazione del credito a scapito delle piccole medie imprese e dei privati, un tema che sembra all’attenzione della Commissione nel disegno di legge. Va, quindi, rivista una certa politica tesa alle grandi concentrazioni degli istituti che ha portato sostanzialmente alla chiusura delle banche di piccole medie dimensioni?

Credo che ormai la politica bancaria europea sia delineata.

La BCE è ormai da almeno un decennio orientata a costruire dei campioni nazionali di grandi dimensioni, chiamati a competere nel mercato unico.

È essenziale che, accanto a queste banche di grandi dimensioni, sopravvivano però le banche del territorio, che oggi corrispondono sostanzialmente alle BCC, destinate a supportare in modo efficace la clientela retail, le famiglie ed i piccoli e medi imprenditori. Occorre rivedere il concetto del “one size fits all” (“una taglia unica buona per tutti”, ndr) in favore di un approccio più proporzionale ispirandoci, ad esempio, all’approccio “a livelli” degli  Stati Uniti d’America.

Alle banche territoriali deve essere riservata una legislazione, che consenta loro maggiore elasticità a supporto dell’economia locale.

Sarà interessante il giudizio della Commissione sullo stato di attuazione del cosiddetto FIR. La legge 145/2018 di fatto imposta dal Governo Conte, frutto di una mediazione al ribasso, ha messo un tetto al ristoro del 30% agli azionisti, ma ancora oggi molti chiedono di intervenire da un lato per sanare alcune posizioni, dall’altro per innalzare la percentuale di partenza, cosa sarà possibile fare senatore?

Sul FIR ciascuno è certamente libero di esprimere le proprie opinioni. Personalmente non mi sento di criticarlo troppo. Ha consentito fino ad oggi di erogare circa un miliardo di indennizzi ai risparmiatori. E non è poco. Restano sul tavolo, invece, parecchie questioni non risolte.

In particolare, è residuato un saldo di circa 500 milioni, che fa gola a tanti, ma senza una modifica normativa da varare entro il prossimo 31 dicembre, questo avanzo rischia di andare perduto.

Cercherò di intervenire fin dalla prossima Legge di bilancio per far approvare un emendamento, che consenta di risolvere la questione una volta per tutte.

Molto interessante nel suo ddl è la formalizzazione del sistema di segnalazione con questionario su internet che di fatto lascia spazio alla collaborazione di chi vorrà indicare eventuali irregolarità o distorsioni del sistema bancario e il cui primo effetto sarà, indubbiamente, quello di creare una banca dati delle varie problematiche. Si può pensare ad un ruolo più incisivo delle rappresentanze dei risparmiatori o dei consumatori in quest’ambito? 

Il sistema di segnalazione, attivato con la collaborazione della Guardia di Finanza, è stato, io credo, il fiore all’occhiello della precedente Commissione. Ha consentito di risolvere, in via di autotutela, centinaia di contenziosi tra cittadini ed istituti di credito ed istituzioni finanziarie. Abbiamo offerto a cittadini e imprese un servizio gratuito e con tempistiche certe.

Per questo ho ritenuto di riproporlo, con rango addirittura legislativo, per aumentarne l’efficacia.

Quando la nuova Commissione Banche potrà essere operativa? Sarà lei il possibile Presidente?

Per insediare una Commissione di inchiesta è necessario che i due rami del Parlamento approvino la relativa Legge istitutiva. Inutile illudersi che i tempi siano rapidi. Per esempio, nella scorsa Legislatura la Legge istitutiva è stata approvata nel marzo 2019, ad un anno dall’inizio della Legislatura.

La Presidenza della Commissione viene, invece, decisa in un confronto tra i gruppi parlamentari, prescindendo da chi l’abbia promossa. Ad oggi nessuno può sapere chi ne sarebbe il Presidente.

È importante, tuttavia, che la Politica continui a prestare la necessaria attenzione al sistema bancario, che è centrale per la competitività del sistema Italia. Le nuove incertezze sull’andamento dell’economia rendono, infatti, improcrastinabile la necessità di trovare soluzioni per gestire la prossima prevedibile ondata di NPL, i rischi delle cripto-attività e l’attivazione della finanza sostenibile.