Partite Iva, Il Sole 24 Ore su ok al concordato: “Un patto blinda le tasse a 4,5 milioni di italiani”

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Partite Iva: è infine arrivato in Consiglio dei Ministri l’ok al concordato: un patto che blinda le tasse a 4,5 milioni di italiani. Nell’ambito della riforma fiscale è stato dunque approvato il decreto sull’accertamento. Tra le novità introdotte, c’è l’intesa – molto contrattata – per aprire la misura anche ai soggetti meno affidabili, ovvero a coloro che hanno un voto Isa sotto l’8. Gli interessati, nelle intenzioni del Governo, dovrebbero essere ora incoraggiati a fornire dichiarazioni più reali.

Ora il concordato preventivo per partite Iva di autonomi e professionisti è legge dello Stato ed è al momento in fase embrionale, tanto da prestarsi alla teoria politica: per il Governo crescerà l’adesione spontanea agli obblighi tributari, per le opposizioni favorirà gli evasori.

Questa riforma fiscale produrrà frutti valutabili solo a fine 2024: a ottobre e novembre, quando rispettivamente si capirà quanti contribuenti hanno aderito e quanti tra questi pagheranno il saldo delle imposte 2024 sulla base dei livelli di reddito indicati dall’amministrazione finanziaria presentate a giugno. Il primo passo, invece, sarà costituito dalla messa a disposizione da parte dell’agenzia delle Entrate il software a circa 4,5 milioni di contribuenti potenzialmente interessati.

Nell’impianto finale – si legge dalle colonne de Il Sole 24 Ore -, la novità più importante del concordato per le partite Iva è rappresentata appunto dalla sua platea, aperta anche agli 1,34 milioni di contribuenti Isa che hanno un voto sotto l’8 e dichiarano mediamente un reddito inferiore del 68,5% rispetto ai loro colleghi considerati affidabili dal Fisco.

Qui si gioca la partita vera del concordato, chiamato nelle intenzioni del Governo a stringere la forbice fra i due insiemi di contribuenti senza però spaventarli con proposte di reddito troppo ambiziose che richiederebbero di produrre una fuga dallo strumento. L’idea è quindi quella di usare il concordato per un’emersione progressiva che accompagni i contribuenti verso dichiarazioni fiscali più fondate”.

Il quotidiano economico, inoltre, fornisce questa lettura: “Sul piatto del calcolo costi/benefici finisce del resto prima di tutto la possibilità di evitare con l’adesione il rischio di essere sottoposti a controlli, rischio che però riguarda ogni anno il 5% dei soggetti Isa (Sole 24 Ore di ieri). Con percentuali di questo tipo, i controlli ex post rischiano di lasciare al sicuro i contribuenti più infedeli, che quindi il Governo punta a coinvolgere ora negli accordi preventivi.

Molto dipende poi dalla congiuntura economica, che al momento non sembra troppo favorevole al concordato. L’intesa infatti, cristallizzando il reddito, rende di fatto esentasse la quota di guadagni che dovesse superare la soglia individuata dal Fisco, ma questi incrementi sarebbero ovviamente più frequenti in fasi di crescita più vivaci di quella stimata per quest’anno e per il prossimo.