Contratto vigilanza e servizi, Paolo Benvegnù (segretario regionale Rifondazione Comunista – Veneto): una ipotesi di accordo irricevibile

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Contratto vigilanza e servizi
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Dopo dieci anni dalla stipulazione del Contratto vigilanza e servizi e otto anni dall’ultimo adeguamento delle tabelle salariali, i sindacati confederali hanno sottoscritto un’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL (contratto collettivo nazionale di lavoro) della Vigilanza Privata Servizi Fiduciari – scrive nella nota che pubblichiamo Paolo Benvegnù, segretario regionale Rifondazione Comunista – Veneto Unione Popolare -. A Cgil e Cisl, che già avevano sottoscritto il CCNL nel 2013, si è aggiunta la Uil, cosicché il CCNL è ora agevolmente definibile come quello sottoscritto dalle OO.SS. maggiormente rappresentative.
I confederali, che sino all’altro ieri avevano sbandierato le loro azioni di lotta, anche presso le competenti autorità giudiziarie, contro lo stallo nelle trattative di rinnovo che imputavano alla parte datoriale, hanno ottenuto un risultato totalmente inadeguato a sottrarre decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori dalla povertà.
Per quanto concerne i livelli di inquadramento è stato eliminato quello più basso, il livello F, in realtà già molto poco applicato, dal momento che per lo più il lavoratore veniva immediatamente inquadrato al livello E per poi passare al livello D, se questo non gli era già stato riconosciuto al momento dell’assunzione. Gli aumenti retributivi hanno interessato in maniera esplicita solamente il livello D, cosicché per quanto concerne gli altri livelli si dovrà procedere a riparametrarli, ma questo significa che nulla è previsto per il livello più basso.
Nonostante una vacanza contrattuale di otto anni, l’aumento previsto, pari a 140,00 euro lordi, sarà distribuito in ben cinque tranches: 50 euro a giugno 2023, 25 euro a giugno 2024, 25 euro a giugno 2025, 20 euro a dicembre 2025 e 20 euro ad aprile 2026. Nel concreto si tratta di un aumento di 28 centesimi all’ora. Non sono necessari particolari riferimenti all’inflazione per rilevare quanto sia ridicolo parlare di aumenti; tuttavia, nemmeno un centesimo è stato previsto a titolo di arretrati, se non un una tantum per le guardie giurate.
Da ultimo, i sottoscrittori del Contratto vigilanza e servizi, ovviamente, non hanno potuto evitare di essere dei bravi interpreti delle norme e quindi hanno esplicitato che i 20,00 euro mensili sino ad ora erogati quale elemento di copertura economica cesseranno di essere riconosciuti dalla data di sottoscrizione dell’accordo. Da giugno 2023, quindi, un lavoratore inquadrato al livello D che sino al 31.05.2023 ha percepito una retribuzione di 930,00 euro + 20,00 euro per un totale di 950,00 euro lordi, vedrà in busta paga la somma di 980,00 euro lordi, che significano 30,00 euro lordi in più al mese che corrispondono ad una paga oraria lorda di 5,66 euro. Uno schiaffo alla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori che avranno salari totalmente inadeguati a garantire loro una vita dignitosa e in palese contrasto con l’articolo 36 della Costituzione.
Per questo diventa ancora più necessaria la definizione per legge di un salario minimo legale di 10 euro come paga oraria che sia rivalutato secondo l’inflazione e sia diritto indisponibile di ogni lavoratrice e lavoratore.
Unione Popolare lancia da oggi, 2 Giugno festa della Repubblica fondata sul Lavoro, sul rispetto e la dignità del lavoro, la sua campagna nazionale di raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare, di mobilitazione e di lotta per il salario minimo.
Non si tratta solo di sottrarre da forme moderne di schiavitù i settori più poveri e sfruttati delle salariate/i del nostro Paese. Si tratta di partire da qui per rompere la spirale dello schiacciamento verso il basso di tutti i salari.
Giorgia d’Andrea, giuslavorista
Paolo Benvegnù, segretario regionale Rifondazione Comunista – Veneto