COVID-19 e medicina nucleare. “Le best practices nazionali su assistenza e procedure a tutela dei pazienti fragili”

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La pandemia di COVID-19 non ha risparmiato nessuno, cittadini e pazienti con ogni tipo di malattia, nel caso della medicina nucleare per la maggior parte si tratta di pazienti oncologici, una popolazione con un profilo immunologico che li rende particolarmente fragili. I Centri di medicina nucleare, per affrontare questa crisi, hanno dovuto implementare l’assistenza ai pazienti e usare nuove procedure, con forte impatto economico, per l’erogazione di prestazioni diagnostiche con terapie non differibili. Con lo scopo di confrontare le “best practices” dei dipartimenti di medicina nucleare adottate per affrontare le criticità nel periodo di pandemia, Mondosanità, in collaborazione con Officina Motore Sanità ed Eurocomunicazione, ha organizzato il Talk-webinar “BEST PRACTICES IMPATTO EMERGENZA COVID-19 SULLA MEDICINA NUCLEARE” e realizzato grazie al contributo incondizionato di Advanced Accelerator Applications.

“L’emergenza Covid-19 ha richiesto una focalizzazione delle risorse ospedaliere nella direzione della diagnosi e del trattamento di pazienti affetti da tale patologia. Durante l’emergenza alla Medicina Nucleare è stato richiesto di limitare le proprie potenzialità a pazienti oncologici o con richieste per prestazioni urgenti e non differibili. L’obbiettivo principale è stato quello di fornire tali prestazioni in totale sicurezza per pazienti ed operatori. Particolare attenzione è stata posta all’identificazione di pazienti portatori del contagio e programmati per trattamenti radio metabolici, con la possibilità di avere nella stessa persona un duplice rischio di contaminazione virale e radioattiva. Percorsi e sale di attesa sono stati razionalizzati al fine di garantire ulteriore distanziamento (già previsto nell’ambito delle norme di radioprotezione). Particolare attenzione è stata posta all’impiego di dispositivi di protezione individuale, in questo favoriti dall’esperienza acquisita in campo radio protezionistico che garantiva un sostanziale automatismo nei comportamenti. La possibilità di avere in buona parte dei pazienti, indagini TAC del torace, di supporto ad analisi e refertazione di indagini PET e SPECT, ha permesso di identificare pazienti asintomatici con polmonite interstiziale avviati alle indagini di Medicina Nucleare con altre indicazioni. Il ritorno ad una fase di normalità con la necessità di recuperare migliaia di indagini in stand-by accentua il problema di organici e tecnologia insufficienti a garantire un equilibrio tra domanda ed offerta. Questo problema è ulteriormente accentuato dall’allungamento dei tempi di esecuzione delle prestazioni di Medicina Nucleare in relazione alla necessità di sanificazione di ambienti e strumentazione”, ha spiegato Raffaele Giubbini, Direttore Medicina Nucleare Spedali Civili Brescia

“Durante l’emergenza COVID-19, come molti reparti a prevalente attività ambulatoriale, la medicina nucleare ha subito una riduzione dell’attività diagnostica convenzionale e di terapia pari a circa il 51%, come emerge da una recente survey effettuata dal Gruppo di Studio dei Giovani dell’Associazione Italiana di Medicina Nucleare (AIMN) e pubblicata recentemente su una delle maggiori riviste del settore scientifico medico-nucleare. La maggiore riduzione è stata registrata nella diagnostica tradizionale, in particolare per l’imaging scintigrafico cardiologico (fino al 70% dei centri intervistati) e nella terapia medico nucleare, specie per la patologia benigna e maligna della tiroide (fino al 40% dei centri intervistati). Inoltre, come emerge dalla survey, in alcuni centri italiani ed esteri, la medicina nucleare è stata di supporto nella diagnostica della patologia polmonare infettiva da COVID-19. Si auspica una rapida ripresa dell’attività medico nucleare, come già registrato negli ultimi mesi dall’inizio della fase 2, in modo da garantire in maniera ottimale i percorsi diagnostico-terapeutici, in cui la medicina nucleare ne è parte attiva”, queste le parole di Orazio Schillaci, Rettore Università “Tor Vergata”, Roma e Presidente AIMN (Associazione Italiana Medicina Nucleare) e Laura Evangelista, Medico Medicina Nucleare Padova