Il decreto legge sulle vaccinazioni anti-Covid, approvato dal governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, stabilisce che, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 e per ragioni di tutela della salute pubblica, gli esercenti delle professioni sanitarie, gli operatori che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali, sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da Covid-19. Tale obbligo è applicabile fino alla completa attuazione del piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2 e comunque non oltre il 31 dicembre dell’anno corrente. Il dibattito tuttavia, nell’ultimo periodo, sembra polarizzato sulla obbligatorietà o meno della somministrazione del vaccino anti Covid-19 a tutte le altre categorie di lavoratori. Sebbene il legislatore abbia confermato per le altre categorie l’adesione al vaccino su base volontaria, rimane il sospetto che l’obbligo dello stesso possa essere prossimamente esteso, ad esempio, ai docenti o al personale nei settori alimentari e a tutti i lavoratori a maggior contatto con il pubblico. “Si fa concreto il timore che l’obbligo vaccinale sia esteso ad altre categorie di lavoratori, pena licenziamento, sospensione dall’attività lavorativa, demansionamento – afferma in comunicato l’asssociazione Consumatori24 -. Sebbene questo ampio gruppo di persone che sarà soggetto a questa eventuale decisione sia spesso a stretto contatto con il pubblico e nonostante sia indiscussa l’utilità dell’inoculazione del siero, tale imposizione deve essere considerata di per sé illegittima grazie alla presenza di un solido quadro normativo che regolamenta la libertà di scelta legata alla somministrazione di farmaci e alla volontà di sottoporsi o meno in piena coscienza a trattamenti sanitari. Pertanto sulla base di ciò riteniamo che il lavoro di un individuo non può e non deve essere condizionato in alcun modo da una richiesta di questo genere.” A tal proposito l’Associazione Consumatori 24 fa sapere che in virtù delle numerose contestazioni che stanno emergendo sia dal punto di vista lavorativo che in materia nell’ottica di tutela dei dati sensibili riferita al cosiddetto “Green pass”, ed anche per errori medici di qualsiasi natura, ha deciso nelle città di Vicenza, Verona, Treviso, Padova, Bergamo, Brescia e Milano di istituire una sezione dedicata per la gestione e la ricezione delle segnalazioni dedicate ad eventuale malasanità.
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