Crac BpVi, Puppato (PD) a Ugone (Noi che credevamo) e Arman (don Torta): “da governo PD unici fondi pagati a risparmiatori”

L'ex senatrice trevigiana sostiene che il 'ribaltone' del FIR sia la causa dei ritardi e delle "briciole" erogate a chi ha perso tutto. E sul misseling: "necessario perché onestamente è impossibile ridare tutto a tutti"

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Laura Puppato ex senatrice dem
Laura Puppato ex senatrice dem

L’ex senatrice del PD Laura Puppato non ha digerito le accuse al PD rivolte da alcuni rappresentanti di associazioni di risparmiatori colpiti dai crac delle due ex popolari venete dopo la sentenza di primo grado che ha condannato Zonin ed altri ex membri del cda. Puppato ha lavorato con l’ex sottosegretario Baretta per istituire il Fondo per le vittime di reati finanziari. “Al 31/12/2020 gli unici fondi pagati ai risparmiatori (16 milioni di euro per 7.019 risparmiatori) sono ancora il frutto del F.S. fondo di solidarietà, da me, da noi del Pd inserito a bilancio 2018 con la legge 205/2007, in cui si prevedeva di velocizzare le liquidazioni con il supporto di ANAC l’anticorruzione di Cantone – afferma Puppato in un comunicato -. Mentre e’ certamente demerito del ribaltamento operato l’anno successivo con la 145/2018 con il fondo F.I.R. ad opera dei giallo-verdi con la complicità delle 2 associazioni di cui trattasi, se stiamo ancora parlando delle briciole con ritardi inauditi, dopo 3 anni suonati. Dunque chi ha rotto ogni pregresso schema in Parlamento su un tema fino ad allora tabù (restituire il valore delle azioni), chi ha trovato i fondi per inserire a bilancio dello Stato del 2017 i primi 100.000.000 euro (gli unici davvero erogati ad oggi), chi ha fatto approvare nel luglio del 2017 un Ordine del Giorno che prevedeva gli indennizzi e si impegnava a trovare le somme necessarie, facendo anche riferimento ai fondi perenti, si chiamano Puppato, Santini, Baretta, già il famigerato Pd”.

“Difficile smentire la realtà quando carta canta – prosegue l’ex senatrice di Montebelluna -. La nostra ingenuità è stata di dichiarare il vero, ovvero che non sarebbe mai stato possibile restituire a tutti i risparmiatori/azionisti il 100% di quanto investito, di qui la necessità per far passare il diritto al rimborso, di parlare di misseling ovvero di raggiro, truffa nella vendita. Era già evidente la mala-gestio nelle 2 banche infatti, il valore privo di riscontri nel balzo delle azioni in piena crisi economica, quindi era un’ovvietà la bancarotta fraudolenta oggi acclarata dal tribunale (in primo grado di giudizio) ma proprio per questo era ingiusto in Italia, come ovunque in Europa, che lo Stato potesse restituire ai soci di una società – tout court – il valore delle loro azioni perdute. Il caso Parmalat o altre piccole banche che ne hanno visto azzerato il valore, sono esempi chiari nel panorama degli azionariati falliti.
Corretto e giustificato era invece che lo Stato Italiano intervenisse per restituire al 100% tutto il maltolto a quei risparmiatori truffati nella vendita e inconsapevoli del raggiro subito, cui andava reso – non le briciole come ora – ma il 100% del posseduto”.

“Ed erano almeno l’80% forse di più, dei piccoli risparmiatori, vilmente truffati. I numeri del resto, parlano chiaro, dal 2007 sono aumentati a dismisura i soci di Veneto Banca, d’improvviso lievitati da soli 25.000 a ben 95.000. 70.000 nuovi soci in pochi anni, triplicando nel contempo il valore delle quote sociali, altrettanto in proporzione è accaduto alla popolare Vicentina, assai simili anche in questo i 2 istituti negli ultimi anni nel loro vile sistema di procacciare nuovi soci, costruendo un vero castello di sabbia con i soldi degli ignari investitori. Cari Ugone e Arman – prosegue Puppato rivolgendosi ai presidenti delle associazioni Noi che credevamo e Coordinamento don Torta – grazie alle vostre promesse (da marinai) e ai vostri importanti accordi romani….dopo anni d’attesa che cosa avete portato a casa? Poche briciole mal contate e indistintamente distribuite. E quante illusioni e accuse sono state spese?”.

“Certo non è la stessa cosa ricevere il 15% (perché è bene ricordare che l’altro 15% lo ha messo a disposizione la stessa Banca) a fronte di milioni di euro posseduti in azioni da 20 o 30 anni, su cui si è lucrato ogni anno un importante interesse, rispetto al 15% magari di soli 20.000 o 30.000 euro investiti sulla fiducia, soprattutto se questi ultimi sono stati acquistati su pressioni conseguenti alla necessità di ottenere un mutuo o fossero il frutto di una liquidazione dopo 40 anni di onorato lavoro o nella convinzione fossero acquisti garantiti e rivendibili su semplice richiesta. Come diceva don Milani, fare parti uguali di cose diseguali è l’ingiustizia più grande. Un danno immenso questa triste storia, fatta di tante, troppe illusioni e qualche gratuita brutalità, che si sono assommati negli ultimi anni al danno fatto dai banchieri “narcisi” che, in folte assemblee plaudenti, sbraitavano contro gli enti di controllo, troppo ingiusti e severi. In quante migliaia li abbiamo ascoltati? Applauditi?
Con l’esplicito assenso della Politica regionale, Zaia sempre presente nei tempi d’oro, osannante anch’essa verso i vertici delle Banche e capace di invettive verso Consob e Banca d’Italia ree d’aver atteggiamenti persecutori….eh già..s’e’ visto”.

“Ora li si accusa del contrario, d’aver fatto troppo poco e tardivamente. Ma la memoria è assai corta, si sa, quando deve fare i conti con se stessi. Alla fine di questa tristissima storia molto significativa di come le urla manzoniane siano meno convenienti di un lavoro pulito e serio, ricordo un antico proverbio: “I gusti se gusti, ghe iera anca queo che ghe piaseva ciucciar el ciodo.” ( i gusti son gusti, c’era anche quello cui piaceva succhiare un chiodo arrugginito ), ma ciodo el resta” conclude l’ex senatrice dem.