Dicevano: fase finale bonifica Zambon dovrà scattare nel 2008. Ora siamo nel 2018, Dalla Pozza illustra lavori e… porta a casa i faldoni

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Pubblicato alle 19.24, aggiornato alle 23. Il 27 ottobre 1981, l’area dell’industria chimico-farmaceutica Zambon Group di Via Cappuccini – Monte Zovetto, diventa di proprietà del Comune di Vicenza che la permuta con altri terreni comunali in zona Ovest, ove la Zambon doveva trasferirsi. La superficie di circa 30.000 mq (quasi un quartiere) viene pagata poco più di 1 miliardo in due trance 654 e 500 milioni di lire. Nel 1999 la stessa area veniva stimata tra i 3 e 4 miliardi. Area d’oro che, unita all’area Valbruna di Via Mazzini e la Gresele Beltrame, tutte a ridosso del centro storico, poteva permettere la riorganizzazione del territorio nord-ovest della città.

10 Novembre 1983 formalizzazione degli atti di proprietà, dieci anni dopo nel 1993 Il Consiglio Comunale delibera di affidare all’Ater la costruzione di 52 alloggi popolari con un contributo della Regione di 11 miliardi di Lire. Si progetta il Pp8 Zambon Sud. In sede di progettazione, alcuni prelievi di campioni di terreno, evidenziano la presenza di sostanze “contaminanti” e fusti pericolosi. Si dispone una bonifica.
21 maggio 1996. La commissione tecnica provinciale Assessorato all’Ambiente da un parere sulla bonifica.
Per una successiva indagine sul monoclorobenzene concordata tra Comune e USSL 6 il geologo Zanarotti effettua 18 carotaggi evidenziando un solo punto con 60 mg/Kg della sostanza.

4 ottobre 1996 L’assessore Provinciale Poletto per la commissione tecnica afferma: “non viene considerato pericoloso”. Intanto il materiale viene mantenuto nella discarica di Costabissara.
Sempre il tecnico trevigiano aveva spiegato che non c’erano problemi e i disagi si sarebbero attenuati nel tempo (sic !).Due anni dopo gli esperti non sanno quali provvedimenti adottare per venire a capo dell’inquinamento. Intanto l’Ater comincia lo scavo delle fondamenta e la terra rimossa finisce sotto sequestro.

25 marzo del 1997 Scoppia il caso Zambon durante l’Amministrazione di Marino Quaresimin. I fratelli Ernesto e Gianfranco Graizzero titolari della Società Pilastro vengono incaricati di smaltire un carico di materiale (terra) prelevato alla Zambon per finire nella discarica di Costabissara. Durante l’intervento della ditta gli abitanti della zona avevano chiamato la Polizia Municipale perché si sentivano odori nauseabondi. Il camion con il terreno inquinato viene sequestrato, i tecnici della procura riscontrano una concentrazione di clorobenzene di 12 mg / Kg (milligrammi per chilo).
Agosto 1999 Scorrendo i titoli dei quotidiani cittadini si resta allibiti:
” Bomba ecologica in città ” “Una gravità inaudita” ” Il Pp 8 avvelenato”
” Immediato trasferimento dei dipendenti” “Le carte in Procura”
” Il Veleno è arrivato sino alla falda” ” Preoccupazione per l’amianto” in “Atomica ecologica” “L’area di Monte Zovetto una sorta di deserto dei tartari”.
Il monoclorobenzene

Per oltre 25 anni non si è fatto nulla! Eppure già nel 1997 la sostanza tossica era presente e in grandi quantità. L’ultima perizia diceva che il monoclorobenzene è presente nell’area Zambon in quantità 10 mila volte superiori al limite accettabile. Il Sindaco Enrico Hüllwech invia gli incartamenti alla Procura e uno dei pochi interventi operativi di informazione fu quello di Valerio Sorrentino suo Vice Sindaco..
Furgone pieno di faldoni anche su area ex Zambon portati a casa da Antonio Marco dalla PozzaDice l’allora sindaco “sono intervenuto in prima persona con l’esposto in Procura, perché ritengo che questa bomba ecologica è forse frutto di troppe coscienze addormentate per quanto riguarda il rispetto della salute pubblica” (8 agosto 1999). Il decreto Ronchi prevede per il monoclorobenzene un massimo di 0,5 mg/kg per aree residenziali e 50 di massimo per le aree commerciali o industriali.
Ora dopo 35 anni si scava ancora. In campagna elettorale l’ex assessore Antonio Marco Dalla Pozza presentava i risultati (!) dei lavori (ma il 12 giugno, se&o, porta a casa i faldoni con su scritto “area ex ZAMBON“, ndr).

Fine prima parte.