I dinosauri esistono ancora: vivono nella foresta della politica

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Dinosauri
Dinosauri
L’organizzazione delle candidature ha blindato i dinosauri della politica o alte cariche dello Stato (come se il Palazzo fosse argomento solo per i soliti noti) ed ancor di più è percepibile il fallimento della riduzione dei parlamentari. Ad uscire dalle posizioni migliori sono state proprio le tante X, come del resto aveva abbondantemente pronosticato MI (quando consigliò di non votare per la riduzione dei parlamentari – le lobby vivono nei piccoli numeri).
E, ai cittadini non resterà che tirare i remi in barca, aspettare che arrivi la tempesta del prossimo futuro, e sperare di uscirne il più possibile illesi.
Tra la sanità in ginocchio, la guerra in Ucraina, covid, vaiolo, crisi del mondo del lavoro (optano molti per il reddito di cittadinanza rifiutando ipotesi lavorative contrattualizzate) da quanto si legge sui giornali, per le liste elettorali, il vento del cambiamento non è arrivato. Vi è un’atmosfera statica nella quale solo pochi volti nuovi tra tanti dinosauri della politica, persone perbene ed in gamba, sono riusciti a strappare una candidatura quasi sicura.
Il vento del cambiamento non è arrivato e chiuse le liste sbattiamo il muso ancora una volta contro i volti noti della politica degli ultimi decenni. I partiti, come è stato osservato, hanno puntato su di un “usato sicuro’, niente sindaci nelle liste, niente giovani né new entry: hanno puntato per sicure rielezioni sui “politici”, leggiamo. Come se “politico” fosse una categoria umana, indicasse una nota caratteriale, come l’onestà, la competenza, la credibilità. I partiti puntano sulla competenza e la voglia di prendersi cura dei cittadini, avremmo voluto leggere, i partiti puntano sui politici, di professione aggiungo, leggiamo.
È come se i soci di una società puntassero sempre sugli amministratori che hanno generato debiti!
Solo in politica accade questo ed ancor di più è necessario far nascere alternative reali perché sino a quando ciò non accadrà sarà legittimo il Governo dei Soliti noti!
Perché? Perché il vento del cambiamento non interessa a nessuno, che le cose cambino non è affare che gli riguarda, e perché forse sanno bene che gli elettori, pur dinanzi al disastro operato da chi ci ha governato fino ad ora, sceglieranno il già noto, perché il processo di consapevolezza non è ancora giunto al punto di resistenza, resistenza al richiamo del canto delle sirene di chi continua a promettere, ciò che però mai realizzerà, a meno che non coincida pure con gli interessi delle élite finanziarie. Pressoché impossibile: gli interessi del popolo hanno ben altre radici e natura.
Le decisioni, quelle importanti, richiedono un processo di valutazione spesso lungo, faticoso ed articolato e, forse sembrerà strano, ma il nostro cervello non ama consumare energia in lunghi e dispendiosi processi decisionali. È allora molte scelte le facciamo in forza di automatismi e scorciatoie di pensiero, che mirano ad una semplificazione della realtà, e a decisioni prese velocemente e senza troppi sforzi. Ma se questo ci libera dello sforzo di decidere del nostro futuro, che a quanto pare tutta questa fatica non lo merita -tanto poi noi siamo “resilienti”, nessuno ci abbatte, torniamo in piedi se cadiamo (banali e superficiali frasi social)- la probabilità che anche questa volta cadremo in errori di giudizio, o meglio nella ripetizione degli stessi errori di giudizio già fatti è altissima.
In situazioni come quella attuale, mai così incerta e traballante, noi ancora una volta ci affideremo a processi sbrigativi che indurranno a scegliere il “già noto”, e questo loro lo sanno bene. Scegliere il nuovo, o almeno porsi il problema di conoscerlo implica troppa fatica per i più.
Troppe le informazioni che riceviamo e noi riusciamo a processarne solo una piccola parte, e decidiamo di processare quelle che confermano idee preconcette.
Ora sarebbe stato il momento di iniziare a remare contro alcuni dei nostri istinti più basici, e decidere di votare per un candidato, chiedendoci perché vogliamo ci rappresenti, e su cosa siamo d’accordo, rispetto al programma, spolverato e lucidato, magari per l’occasione, che ci presenta.
La valutazione delle evidenze richiede tempo ed energie, ma a quanto pare per questo non abbiamo tempo. E allora ci hanno tolto dall’imbarazzo, ed in questo scorcio di fine estate ci hanno presentato gli attori protagonisti di questa rappresentazione, non certo a lieto fine per noi, sussurrandoci che possiamo fidarci, e che sarà un successo, perché loro “sono politici”, li conosciamo già, chi ce lo fa fare di sprecare tempo ed energia, magari mentre siamo a goderci la tanto meritata vacanza, di chiederci se esiste una alternativa, se il nuovo è realmente nuovo, e se questo nuovo porterebbe realmente il vento del cambiamento.
Regan la sua sfida televisiva con il presidente Jimmy Carter la concluse con la celebre frase provocatoria agli elettori: «State meglio di come stavate 4 anni fa?» Sette giorni dopo l’America rispose con un secco «No». Questa domanda a noi nessuno l’ha fatta, perché nessuno avrebbe potuto farla, visto che molti sono li da trent’anni.
Senza polemica attendiamo il riscontro elettorale sperando che il Popolo faccia scelte di qualità
Cerchiamo di verificare tutto dei candidati,oggi più che mai, i tempi difficili meritano che alla guida del Paese vi siano persone dei fatti e non palatini degli slogan
Noi saremo sempre lì a monitorare l’andamento politico sempre e solo a vantaggio delle X.
MI è e rimarrà differente.
Davvero