Approfittando della conoscenza personale, abbiamo contattato Franco Coppoli dei Cobas Scuola Terni, inviato in queste ore in Turchia in qualità di osservatore internazionale alle elezioni presidenziali e politiche per monitorare la situazione affinché non vi siano azioni repressive e intimidatorie nei confronti dei parlamentari ostili al potere di Erdogan. I 35 osservatori internazionali italiani, principalmente giornalisti, attivisti per i diritti umani e sindacalisti, svolgeranno il loro monitoraggio soprattutto nelle zone del sud est della Turchia, vale a dire nella zona abitata dalla popolazione curda, ferocemente repressa non solo dalla Turchia, ma anche da Siria, Iraq e Iran e alla quale il sindacato dai Cobas ha sempre manifestato aperta e concreta solidarietà.
Ciao Franco, quanti/e italiani/e sono adesso con te e dove di trovi?
Un caro saluto a tutte e tutti, mi trovo a Mardin, a sud-est della Turchia, al confine con la Siria, a pochissima distanza dal confine con l’Iraq e siamo in 14: 6 dei Cobas, 5 del Partito della Rifondazione comunista, 2 anarchici e un’avvocata radicale. Siamo divisi in 4 gruppi: noi Cobas abbiamo costituito due gruppi (io, Renato Franzitta di Palermo e Cosimo Quaranta di Brindisi andiamo nel distretto di Midyat), Diana, Domenico e Davide formano un altro gruppo, poi ci sono i 5 del PRC tutti insieme e infine, l’avvocata con i due anarchici. Adesso siamo nella sede del HDP (Partito Democratico dei Popoli), che è formalmente il partito verde del Sole YSP (Yeşil Sol Parti), il partito di copertura del HDP curdo per evitare che poi fosse bloccato prima delle elezioni. Oggi come delegazione internazionale abbiamo seguito da Mardin, a 20 km dal confine con la Siria, ci siamo spostati ancora più oriente sempre parallelamente al confine con la Siria e siamo arrivati a Midyat e da qui ci siamo spostati prima a Dargeçit e poi a Zengan, seguendo un deputato del partito del sole che si chiama Kamuran.
Come procedono, dunque, le elezioni, avete potuto svolgere tranquillamente la vostra attività di monitoraggio?
Inizialmente senza troppi problemi siamo entrati dentro i seggi elettorali, controllato che tutto funzionasse e rispetto alle elezioni precedenti c’è una situazione completamente diversa, almeno la mattina, nel senso che non c’era la polizia dentro i seggi, la presenza della polizia e dei militari era assolutamente inesistente e c’era veramente uno strano clima, sembrava una situazione normale da un punto di vista della repressione nelle strade e nelle piazze, inesistente, e la popolazione, invece, con una tensione emotiva molto, molto forte. Sinceramente, non sappiamo se è un limite, dovuto al nostro punto di vista qui, ma, comunque, più generale, quello che si respira è un clima di un passaggio epocale qui in Turchia. Sembra sia arrivata la fine della dittatura ventennale di Erdogan, che è stato sconfitto, se così sarà, dalla situazione economica devastante, infatti c’è un’inflazione oltre il 50%, ma anche dalla pessima gestione del post terremoto, ma, in realtà, è soprattutto l’inflazione galoppante che sarà uno dei nemici principali e anche la capacità che c’è stata da parte dell’opposizione di fare una coalizione che già prima delle elezioni era prevenibile vincesse direttamente al primo turno, lo vedremo a breve. Adesso è pomeriggio, si sono appena chiusi i seggi, però prima delle 22:00, delle 24:00 di stasera non ci saranno risultati ufficiali, che dovrebbero cominciare ad arrivare tardi. Noi qui siamo a all’interno della sede del partito e dovrebbero esserci tra poco i primi risultati interni al partito.
Ma tu che impressione ti sei fatto, qual è l’aria che si respira per le strade in Turchia?
Guarda, qui in Turchia si respira veramente un clima di grande cambiamento. È estremamente emozionante essere qui. Personalmente sono anni che non mi appassiono alle sfide elettorali, ma qui è quasi commovente il clima che si sta respirando, è fortissima la tensione popolare, per cui vedremo dopo la mezzanotte. Dobbiamo solo registrare che nella seconda parte della giornata, quando ci siamo riavvicinarli verso Midyat, dopo che eravamo stati prima a Dargeçit, ancora più a oriente, e poi a Zengan, sopra la diga sul Tigri, siamo incappati in un posto di blocco abbastanza pesante. Ci hanno sequestrato prima i documenti, poi ce li hanno restituiti, ma da quel momento siamo stati blindati dalla polizia che ci ha impedito qui a Midyat di entrare all’interno dei seggi elettorali. Il deputato del Partito del sole che seguivamo ha poi concordato che noi potessimo osservare dall’esterno del seggio elettorale, cioè dell’aula scolastica, le operazioni di voto senza però entrare. C’è stato un momento di tensione proprio nell’ultimo seggio che abbiamo visitato, in quanto gestito da un sindacalista del partito di Erdogan che non ci voleva far entrare, c’è stata una tensione un po’ alta con la polizia, ma per assurdo il nostro interprete ci diceva che quello che avevamo vissuto questa mattina, cioè un clima di festa, di tensione, ma senza nessun tipo di evidente repressione, senza la polizia all’interno dei seggi era l’anomalia e quello che stavamo vivendo in quel momento, cioè controlli di polizia, la polizia che ti segue e che ti blocca, era prima la normalità. Ma qui sembra veramente che quello tra un po’ sarà il ricordo perché c’è un clima veramente di grande passaggio, un clima commovente, sembra di essere dentro una situazione di grande cambiamento storico in Turchia, per cui anche se si dovesse arrivare al ballottaggio, sarebbe già un grande risultato, staremo a vedere e vi aggiorneremo appena possibile.
Grazie Franco, ti aspettiamo, così potrai raccontarci anche altri prezioni dettagli.
Grazie a voi, un saluto alle compagne e ai compagni in Italia.
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a cura di Michele Lucivero
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