Elogio del Gruppo Grafico Marosticense

190
Gruppo Grafico Marosticense
Gruppo Grafico Marosticense

(Articolo da VicenzaPiù n. 9, sul Gruppo Grafico Marosticense sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

I disegni satirici, umoristici e caricaturali in Italia, dalla metà dell’800 ad oggi, hanno vissuto, ognuno, periodi gloriosi e periodi anonimi. Non sempre coincidenti tra loro perché satira, umorismo e caricatura sono tre differenti modalità di espressione grafica molto distanti tra loro. Una caricatura può essere estremamente aggressiva, quando è politica, o bonaria come può esserlo la caricatura di un grande sportivo.
Un disegno satirico può avere come obbiettivo i vizi del potere come i vizi della gente comune, mentre l’umorismo si può nutrire di luoghi comuni, come lo scivolare sulla classica buccia di banana, o adoperare l’aspetto dell’errore interpretativo, cioè l’ambiguo, il doppio senso il paradosso o l’assurdo.
Se si esclude Il Giornalone, inserto domenicale de La Stampa, l’Italia è l’unico dei grandi paesi cosiddetti civili a non avere una pubblicazione umoristico/satirica nelle edicole. On line invece abbondano. Una per tutte: www.buduar.it. Negli anni ’70 hanno convissuto giornali scollacciati e banali come La Mezz’ora con un giornale a dir poco corrosivo e senza inibizioni ma con trovate geniali, come Il Male.
Negli anni ’80 fu la volta di Tango, inserto de l’Unità, ideato da Sergio Staino, a risollevare le sorti della satira e negli anni ’90 toccò a Cuore, prima come inserto de l’Unità e poi come giornale autonomo.

Gruppo Grafico Marosticense
Gruppo Grafico Marosticense

Poi più nulla. Intanto l’’umorismo, sotto forma di vignette di contenuto modesto, ha continuato e continua a vivacchiare sulla Settimana Enigmistica ed epigoni.
La caricatura va forte sui social ma la qualità è penosa in quanto viene utilizzata come, inutile, derisione o dileggio del nemico non sapendo che ormai da molto tempo quel tipo di strumento di lotta politica è stato depotenziato e non fa, come usa dire, ne caldo ne freddo ai potenti.
Una svolta interessante l’ha fatta invece la satira sociale che di argomenti sui quali esercitarsi ne ha a bizzeffe dall’inquinamento alla dipendenza da social e device, dalla violenza sulle donne alla restrizione dei diritti e delle libertà. La svolta purtroppo è di nicchia, nel senso che viene perseguita in qualche esposizione umoristica, quindi vista da un pubblico ristretto.
La svolta consiste nel fatto che, grazie alla globalizzazione e ad internet, è ormai possibile organizzare mostre sia umoristiche sia di satira sociale alle quali partecipino artisti di decine di paesi e questo obbliga a dover realizzare opere rigorosamente senza parole. Quindi senza facili e insulsi giochi di parole o peggio ma potendo anche selezionare la qualità più alta in circolazione grazie ad una maggior disponibilità di opere tra le quali poter scegliere.
E quello che ha fatto e fa il concorso internazionale Umoristi a Marostica, che il Gruppo Grafico Marosticense fondò nel 1969, oggi, a mio avviso, il miglior avvenimento italiano nel campo della grafica umoristica e della sua evidente svolta verso quello che appare come un ossimoro: un umorismo serioso.
Come ha scritto Georges Minois nel suo Storia del riso e della derisione, dopo la prima guerra mondiale «il mondo ha riso di tutto, dei suoi deì e dei suoi demoni. Il riso è stato l’oppio del XX secolo, da Dada ai Monty Python (che) ha permesso all’umanità di sopravvivere alla sua vergogna (…) Il mondo deve ridere per camuffare la perdita di senso: non sa più dove sta andando, ma ci va comunque ridendo».
Se guardate le opere che, particolarmente negli ultimi anni, hanno vinto il concorso di Marostica, ma anche la maggior parte delle altre opere, raramente riderete, il più delle volte il vostro (il nostro) sarà per lo più un sorriso amaro.
Sono opere che suscitano ammirazione per l’invenzione grafica ma nel contempo trasmettono l’indignazione dell’autore che la veicola, senza l’aiuto delle parole, sollecitandoci a non rimanerne indifferenti.
In questo consiste la svolta. La vignetta (termine che purtroppo la banalizza) in manifestazioni di questo divello si sta trasformando da passatempo ad arrabbiata denuncia dei mali della nostra società.
A lungo si è scritto, con faciloneria, che la satira faceva ridere e pensare. Nulla di più falso. La satira ha una vita breve e, francamente, inutile ormai. La sua nuova versione, se mi si passa l’affermazione, è più simile alle azioni di Ultima Generazione. E la mia non è certamente una critica, anzi.
Il radicalismo, anche nel campo dell’umorismo, sembra ormai più che necessario se si vuole sperare che qualcosa cambi in meglio.

Articolo precedente“Come nascondere la gravidanza”, le ricerche di Chiara prima di partorire
Articolo successivoManageritalia, educazione finanziaria per le famiglie e la crescita del Paese
Claudio Mellana
Claudio Mellana (Torino, 30 settembre 1948) è un umorista italiano. Ha cominciato pubblicando su riviste underground o politiche alla fine degli anni sessanta. Nel 1970 ha fondato con Dario Mairano la rivista underground Pelo e Contropelo, attiva sino agli anni ottanta. Nel 1975 viene realizzata a Torino la prima mostra di satira politica, chiamata anch'essa Pelo e Contropelo. La sua prima importante collaborazione è del 1972 con Ca Balà, la rivista madre della moderna satira politica italiana, e poi si estende a svariati periodici e giornali: ABC, IO, Nuovasocietà, Pianeta, Radiocorriere, Il Collezionista. Suoi disegni compaiono su l'Unità, La Stampa, Stampa Sera, Paese Sera. Si dedica, a partire dagli anni '70, quasi esclusivamente alla satira politica e realizza centinaia di vignette, e manifesti, per i giornali sindacali della CGIL. Partecipa a numerose mostre collettive, in Italia e all'estero, ricevendo anche riconoscimenti e premi, e ha esposto in mostre personali a Carpi e Torino. Con Dino Aloi ha curato, per Feltrinelli, nel 1991 il libro Un Lavoro Da Ridere: Antologia Della Satira Del Movimento Operaio Dall'Ottocento a Oggi , nel quale vengono raccolte le vignette a carattere sindacale comparse nei periodici italiani dalla metà dell'800. Ancora con Dino Aloi, dal 1994, cura il Premio intitolato a Giorgio Cavallo per la satira e l'umorismo, per conto della città di Moncalieri. Nel 2007 collabora alla realizzazione della mostra "Ludere et ledere" (Umorismo grafico e satira politica) tenutasi a Bergamo. Nel 2008 alla mostra "Il sorriso graffiato" ( Fascismo e antifascismo nel disegno satirico dalla grande guerra alla Costituzione) tenutasi al Castello di Ussel a Chatillon in Valle d'Aosta. Nel 2010 alla mostra "Dalla Storia alla Satira" (Cronache ed eventi in caricatura da Cavour ad Andreotti) tenutasi all'Archivio di Stato di Torino. Nel 2010, insieme a Dino Aloi, pubblica "Umoristi in Piemonte" (Dizionario di autori e riviste per sorridere e graffiare dal 1848 ad oggi). Nel 2011 collabora alla realizzazione della mostra "La donna immaginata. L'immagine della donna" tenutasi a Torino. Nel 2013, sempre con Dino Aloi, realizza la mostra "Casimiro Teja. Sulla vetta dell'umorismo" e il relativo catalogo contiene la più dettagliata biografia del grande caricaturista torinese realizzata sino ad oggi. Espone frequentemente in mostre collettive. Nel 2019 pubblica con le Edizioni Neos il libro "Lo Sputasentenze" una raccolta di 583 aforismi e pensieri vari ed espone 50 vignette senza parole in una mostra personale allo Spazio Mouv' di Torino. Collabora attualmente con pubblicazioni su Internet come "Buduar", "Nuovasocietà", " ViPiu.it", "CiaLiguria", Iltorinese, Torinofan e "Tellusfolio". Ha pubblicato, ad oggi, oltre 3000 vignette