Export in tempi di Covid, Vicenza al secondo posto tra le principali province esportatrici

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Ego International: Vicenza è la capitale dell'export nel nordest
Ego International: Vicenza è la capitale dell'export nel nordest

Se nell’ultimo trimestre del 2020 l’export Veneto è tornato a livelli pre Covid (-0,4%) la situazione di Vicenza rimane critica (-3,7%) seppur meno della maggior parte delle altre province venete. Nei precedenti trimestri si sono registrati ancora livelli di esportazioni inferiori al 2019, ma più contenuti: nel I trimestre 2020 l’export manifatturiero berico segna una flessione del 1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (- 4, 1% il dato regionale); nel III trimestre il calo è del 2,9% rispetto al 2019 (-2,8% in Veneto) e nel IV trimestre registra un -3,7% (-0,4 il dato regionale).

Il secondo trimestre, ovviamente, fa storia a sé con un calo del 29.9% (-26,8 il dato regionale), in coincidenza con le chiusure dettate dal lock down e una situazione generale, anche fuori Italia, dettata delle note problematiche legate alla pandemia. Tale periodo ha fortemente condizionato i dati complessivi dello scorso anno. ?Confartigianato imprese Vicenza segnala però in un comunicato che, a fronte di un complessivo calo del 9,7% nel 2020 (-8,6% a livello regionale), Vicenza sale al 2° posto tra le principali province esportatrici, superando Torino.

Quanto ai mercati di destinazione, nel Vicentino non si osservano differenze rilevanti tra mercati Ue ed extra UE. Non mancano, però, mercati in cui sono cresciute le esportazioni manifatturiere vicentine: si tratta della Svizzera che segna un forte incremento del 19,7%; ma anche Russia (+6,3%) e Paesi Bassi (+0,7%). ?I settori a maggior concentrazione di MPI, e nel territorio vicentino sono la maggior parte, pagano il prezzo più alto dell’emergenza sanitaria perdendo il 13% delle esportazioni rispetto al 2019, mentre l’export degli altri settori manifatturieri segna un più contenuto -6,8% nello stesso periodo.?A determinare la flessione più marcata, quindi, sono le esportazioni di Prodotti tessili che calano del 24,5% rispetto al 2019, i Prodotti delle altre industrie manifatturiere (settore orafo) (-20,2%) e Mobili (-18,9%). Gli unici settori con segno positivo, prevedibilmente, sono quelli dei Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici che nel 2020 vedono le esportazioni aumentare del 3,3% (+10 milioni di euro), e Computer e prodotti di elettronica e ottica (+1,9% pari a +7 milioni di euro).?Benché i contesti siano ovviamente diversi, trattandosi per il 2020 di uno shock momentaneo dovuto al lock down e una complessa gestione della pandemia anche fuori Italia, facendo un confronto con il 2009, anno della crisi economica, il calo che allora si registrò fu del 24,7%, pari a 3,6 miliardi.
“Già con la crisi del 2009 ci vollero tre anni per recuperare i livelli precedenti, una situazione però che nacque da dinamiche di mercato e si risolse ‘spontaneamente’ con le medesime logiche. Per il 2020 invece siamo difronte a ricadute sulle imprese di decisioni prese al di fuori dei cancelli delle aziende e secondo comprensibili logiche dettate dall’emergenza sanitaria – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion-. Ciò premesso per quanto le imprese si stiano attrezzando per affrontare al meglio l’uscita da questo difficile periodo è necessario che vengano programmati con decisione e fermezza interventi a loro supporto e sostegno. L’artigianato ha mostrato nel 2020 capacità di flessibilità e resilienza di fronte alla situazione pandemica, ora ai decisori politici le imprese chiedono di essere messe nelle condizioni di ripartire”.