Fondo ristoro, il Def può essere cambiato se si vuole

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riunione al Mef

Dalla lettura del Def preparato dal MEF appare che: a) l’unica riga di spesa in termini contabili è quella a pag. 132 con i “nuovi stanziamenti nella tabella intitolata “maggiori spese”, b) mentre a pag. 130 nella tabella “minori spese” sono recuperate alla disponibilità generale per “maggiori spese” fatte con questa manovra complessivamente 78 milioni, probabilmente derivanti dai capitoli previsti, ma non impegnati, dalla precedente finanziaria 205/2017 per gli anni 2019-2020-2021.

Verosimilmente tale somma, non è stata destinata a diminuire la rimodulazione al ribasso delle cifre indicate per il triennio in questione: 75 milioni per il 2019, 325 per il 2020, 425 per il 2021.

Peraltro, si può altresì sostenere, che la cifra derivante da “minori spese per lo stesso fondo” è servita per raggiungere gli stanziamenti indicati dal def attuale nelle quantità note. Considerazione formalmente accoglibile, ma allora si dovrebbe dedurre ed argomentare che la decurtazione praticata non è stata solamente di 750 milioni, ma maggiore ovvero 750+78 milioni in quanto questi ultimi erano già stati dedicati al medesimo fondo.

La discussione, a seconda dell’opzione scelta nella testa di chi parla e generalmente non comunicata in trasparenza all’interlocutore, andrebbe avanti ad libitum.  In realtà oggi i dati contabili mostrano una liquidità a pagare per 825 milioni in tre anni, con una diminuzione di 750 milioni rimasti per le allodole ed unicamente sulla carta, ovvero nella legge di bilancio vigente Presumibilmente, ad ottobre in occasione del secondo aggiornamento del DEF, si potrà annotare (chissà per quale sortilegio) un risparmio atteso di 450 milioni per quest’anno, dato che su 525 quelli probabilmente spesi saranno solamente 75 milioni od anche di meno. Come afferma l’On.le Bitonci dipenderà dagli “ipotizzati tempi di istruttoria e di pagamento dei rimborsi “.

Se questa affermazione è seria, dato che si scrive di “tempi ipotizzati” quindi già definiti e programmati, perché il Sotto Segretario del MEF non espone coram populo sul sito istituzionale del Ministero in cui presta servizio dette previsioni che, ad esempio, hanno comportato le cifre qui annotate?

La sensazione è che tutta la manovra in discussione, in realtà, è calcolata sulla platea finale che potrà essere soddisfatta, dati i paletti del 30% e del massimale di rimborso dei 100 mila €; fermo restando che in sede di liquidazione del danno ingiusto e riconosciuto (anche con procedura semplificata ) a chi ha già avuto un parziale ristoro dall’aver aderito all’offerta pubblica di transazione effettuata -a suo tempo- dalle banche venete, sarà sottratto il “già ottenuto” dal quantum ricevibile con la legge nr. 145/2018, una volta che la stessa sarà modificata.

Consentire la possibilità di poter avere un ristoro da parte del “danneggiato” (in Veneto sono circa 200.mila persone) sia sommando (non sottraendo) al 15% degli istituti di credito il 30% dello Stato, sia comunque ed in ogni a caso che venga risarcito qualora il danno patito arrivi fino ad € 40.000,00 l’intera somma ovvero il 100% di quanto accertato   sarebbe un’operazione equa e dignitosa soprattutto per i più svantaggiati.

Del resto, i soldi già incassati dal Tesoro al 31 12 2017 ammontano, appunto, a 1.575 milioni in tre anni e nulla vieta di confermare i 75 milioni in considerazione del tempo già perso dal Governo del Cambiamento per il 2019, mentre la rimanente somma va ripartita nei due anni successivi.

A dir il vero si percepisce che l’operazione in sé ha uno scopo ben chiaro, quello di porre una pietra tombale su qualsivoglia pretesa di andare oltre un risarcimento miserevole del 30% che, come affermò Di Maio nella campagna elettorale della primavera scorsa, “è una … mancia inaccettabile… dato che ogni percentuale sotto il 100% è un’elemosina”. Lo stesso annuncio è da considerarsi valido anche per le prossime europee di maggio?

Se qualsiasi proposta emendativa sul Def non sarà accolta, per ribaltare il banco si valuti la possibilità che tutte le forze d’opposizione in Parlamento assieme alla Lega del Veneto, per una sola volta e per questo scopo, si mettano assieme cosi da porre in minoranza sia alla Camera che al Senato i 5 Stelle che forti della loro maggioranza relativa nelle stanze del potere, hanno dimostrato una tale dose di arroganza e cinismo in questa vicenda, superiore a quella praticata dai più immarcescibili rappresentanti politici della prima repubblica.