Furto di segreti industriali, Cicero a processo: il titolo falso del Giornale di Vicenza. Oggi a processo va solo il quotidiano di Confindustria

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Furto di segreti industriali, Cicero a processo“: ecco cosa compare a caratteri cubitali nel titolo odierno de Il Giornale di Vicenza (con richiamo in prima pagina con un misterioso “Il segreto di Cicero“). Non siamo certo noi i difensori di Claudio Cicero nel suo altalenare lavorativo tra Microvett di Imola e Cima di Altavilla (ora in Blutec di Pescara, ci racconta, vedremo come, il GdV) tanto più che fummo noi con una serie di articoli a sollevargli, da soli e pur essendo suoi “amici” per la sua presenza al palasport durante le partire di volley della Minetti Vicenza, alcune critiche, che ci valsero il suo ostracismo. 

Il 15 luglio 2014 pubblicavamo su VicenzaPiu.com tre articoli su di lui ripresi da VicenzaPiù n. 271 e titolati “L’uomo delle rotatorie era il lobbista con le amministrazioni pubbliche di destra”, “Cicero, il consigliere a geometria variabile. Ed elettrica” e “Microvett: dal fondo in Cima“.
Nessuno, tanto meno il GdV riprese i nostri articoli quando il politico era appena passato dal ruolo di assessore a quello di consigliere di opposizione.

Titolo su Cicero di IlGiornalediVicenzaLeggere oggi quel titolone su Cicero, tornato al “potere” come assessore di Francesco Rucco, ci ha, quindi, incuriosito anche perchè, pur “cassati” dall’elenco dei suoi amici, facciamo fatica a pensare a lui come a un ladro, anche se “solo” di brevetti. Sveglio e furbo, oltre che intelligente, magari e di sicuro lo è, ma ce ne passa, ci siamo detti, da qui a rubare “opere dell’ingegno altrui“, lui che accusa tutti di rubare le sue idee progettuali per la città, e per giunta ad essere processato per questo.

E infatti Claudio Cicero non è “a processo”, anche se lo stesso titolo, per giunta senza occhielli e sommari esplicativi (e magari attenuativi nell’immaginario di chi legge quel foglio che da oggi sa che Cicero è davanti a un giudice), c’è sul sito web del quotidiano confindustriale che ha notoriamente fatto campagna elettorale per Otello Dalla Rosa.

Oggi, persa l’occasione nel 2014, quando noi, con lui consigliere di minoranza, ne svelammo possibili conflitti di interesse precedenti, il GdV lo ha, invece, già fatto sedere sulla scomoda sedia dell’imputato per furto di brevetti proprio quando il politico di lungo corso, e larghe rotatorie, è tornato nelle stanze che contano da cui sono appena usciti gli amici di Achille Variati, a sua volta amico storico di Giuseppe Zigliotto e Luciano Vescovi, i due ultimi presidenti di Confindustria Vicenza che del quotidiano locale è co-editore (con Assindustria Verona) oltre che ispiratore ufficiale della linea editoriale (ai veronesi è riservata quella dell’Arena di Verona).

Un sospetto? Sì, tanto più che la certezza è che il titolo a caratteri cubitali (“Furto di segreti industriali, Cicero a processo“) è falso.

Mentre l’occhiello (“La procura ha chiuso le indagini manifestando l’intenzione di citare a giudizio l’assessore alla mobilità per la sua attività di manager nel settore della meccanica“), così lungo che per farcelo stare i caratteri sono più piccoli del piccolo, già ripristina un po’ di verità per gli iper vedenti, il sommario, utile per chi ha dieci decimi di vista, usa, correttamente, il condizionale (“Da manager della “Micro-vett” si sarebbe appropriato del brevetto del kit del motore elettrico, messo a disposizione della concorrenza“) e il testo del collega Diego Neri, ben informato da chi voleva che la cosa si sapesse, riporta tutto nella corretta dinamica giuridica: Cima ha denunciato Cicero, che per forza di cose viene indagato, il pm, chiuse le indagini, deve decidere se chiederne il rinvio a giudizio, il Gip deciderà, quando il rinvio sarà chiesto, se mandare a quel punto, sì, Cicero “a processo” e lui, cioè l’accusato e non ad oggi l’imputato come si legge dal titolo del GdV, avrà,  sempre Neri lo riferisce, in quella sede la possibilità di difendersi. Alla fine il giudice, se il processo verrà fatto, assolverà o condannerà.

Chi oggi non può difendersi ed è già deontologicamente condannato, visto che “scripta manent…”, è l’autore del titolo falso e il responsabile del giornale, il direttore Luca Ancetti.

I titoli, collega, fanno vendere, e Dio sa quanto il suo giornale ha bisogno di vendere qualche copia in più, ma vendere l’anima per crocifiggere qualcuno a priori non le sembra vergognoso?