Idroelettrico in Veneto, approvata in Consiglio regionale la legge sulle concessioni. I commenti della politica

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Una diga per la produzione di energia idroelettrica (foto dal web)

Idroelettrico: il Consiglio regionale del Veneto ha approvato oggi a maggioranza, con 32 voti favorevoli e 8 astenuti, il Disegno di legge della Giunta regionale sulle concessioni di grandi derivazioni d’acqua.

In Veneto sono ben trentaquattro le grandi centrali, di cui la maggior parte sono
concentrate in provincia di Belluno dove se ne contano ventiquattro, a seguire Verona
con cinque, Vicenza con tre e Treviso con due, che valgono insieme circa 4.500
gigawattora all’anno.

Gianpaolo Bottacin, assessore all’Ambiente del Veneto e promotore della norma legislativa commenta: “Finalmente l’autonomia in un settore strategico come l’idroelettrico arriva anche in Veneto, grazie alla legge approvata oggi dal Consiglio e che, da anni, sto seguendo in prima persona.

Un lavoro paziente, partito nel 2019 grazie all’emendamento convertito in legge dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti e che oggi ci permette di approvare una norma che fa sì che, alla scadenza delle concessioni, le centrali diventino di proprietà della Regione, ovvero del territorio, a costo zero. Una legge che, almeno in questo settore, ci porrà alla pari del Trentino.

A caduta questo significa che le nuove gare e tutto ciò che ne consegue saranno indette non più dallo Stato ma dalla Regione o dalla Provincia di Belluno, nel pieno rispetto della specificità della stessa, ma soprattutto che potremo avere un’importante potenza energetica propria con evidenti positive ricadute per tutto il territorio”.

“Si tratta di una svolta epocale – conclude il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia – in quanto questa legge rappresenta decisamente e concretamente un primo passo verso quell’autonomia che i veneti hanno votato con il referendum nel 2017 in maniera unanime. Una legge che può essere paragonata ad una vittoria soprattutto se ci ricordiamo che le nostre famiglie e le nostre imprese stanno vivendo un momento particolarmente difficile per la crisi economica ed energetica in atto. Ringrazio coloro che hanno lavorato e stanno lavorando per garantire, pertanto, ossigeno in questo periodo buio”.

Il portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni (Gruppo misto) spiega: “Sulle concessioni relative alle grandi derivazioni d’acqua a uso idroelettrico, non vi sarà la ‘via ordinaria’ alla gara con concorrenti privati nell’assegnazione di nuove autorizzazioni, equiparando questa modalità all’assegnazione a società miste pubblico-private con selezione competitiva del partner privato e ai partenariati pubblico-privati, secondo quanto previsto dalla norma nazionale. Queste semplici parole, ovvero via ordinaria, avrebbero reso assai difficile un ruolo pubblico nella futura gestione delle risorse idroelettriche regionali.

Ho proposto tale emendamento alla legge regionale sulle concessioni delle grandi derivazioni d’acqua ad uso idroelettrico, approvata durante la seduta di oggi; è passato anche l’altro mio emendamento che inserisce tra i criteri di priorità nell’assegnazione delle concessioni stesse la presenza di enti locali nella compagine societaria dei soggetti concorrenti. Si tratta di un fattore importantissimo al fine di assicurare il legame di questi impianti con il territorio e per favorire l’utilizzo della rendita ad essi associata per la gestione del delicato ambiente naturale su cui insistono.

Non da meno – sottolinea Lorenzoni – ho assicurato che i dati di produzione che i concessionari uscenti sono tenuti a fornire all’amministrazione regionale siano su base oraria. Avere, infatti, la sola produzione annua non darebbe alcuna informazione sul valore della produzione associato alla gestione degli impianti.

Più in generale il Consiglio regionale del Veneto, tra gli ultimi in Italia, ha solamente approvato quanto previsto dal Decreto legislativo 135 del 2018, che ha sancito la regionalizzazione delle competenze sulla gestione delle concessioni idroelettriche. Questo è un passaggio fondamentale, che assegna per alcuni decenni a venire l’utilizzo degli impianti idroelettrici di grande taglia, costruiti nel corso dello scorso secolo. Una quantità di energia vicina al 2% dell’intera produzione elettrica nazionale. E, soprattutto, energia pregiata poiché modulabile, di un valore dell’ordine dei 400 milioni di euro per anno.

Con la manovra emendativa portata in aula con i colleghi dell’opposizione – prosegue il Consigliere – abbiamo cercato di creare le condizioni migliori affinché i cittadini veneti possano beneficiare del valore creato dagli impianti presenti sul territorio. È un punto di partenza, non di arrivo. Gran parte delle grandi derivazioni in Veneto scade nel 2029; è indispensabile che la Giunta si muova fin da subito per stabilire le modalità con cui intende provvedere alla riassegnazione.

Su questo fronte, la delega data dal Consiglio, attraverso la legge appena approvata, è troppo ampia – conclude Lorenzoni – in quanto lascia alla Giunta una totale discrezione di scelta sulle modalità di gestione della riassegnazione delle concessioni. Per questa ragione non ho potuto esprimere un voto favorevole”.

Questo invece il commento del consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni, relatore di minoranza del provvedimento: “Abbiamo presentato diversi emendamenti per migliorare questo testo di legge che applica una norma nazionale e che tuttavia, dobbiamo rilevare, è caratterizzato dalla grande discrezionalità che viene concessa alla Giunta.

Le nostre proposte sono state accolte in parte, ad esempio sul fronte delle sanzioni più severe per i concessionari che non rispetteranno le norme così come su quello di maggiori e più puntuali controlli”.

L’esponente dem ha quindi sottolineato positivamente “Il maggior coinvolgimento della Commissione Ambiente durante l’applicazione dell’iter delle concessioni. Siamo soddisfatti per i contenuti dell’articolo 3, sul quale abbiamo votato a favore, perché viene data attuazione alla legge sulle autonomie locali, in particolare quella della provincia di Belluno che, per quanto riguarda le concessioni, avrà un’importante competenza. Il nostro voto finale è di astensione sul provvedimento complessivo, perché è eccessiva la discrezionalità assegnata alla Giunta regionale”.

Infine, la capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Erika Baldin, che ha scelto di astenersi assieme alle altre opposizioni nella votazione finale del provvedimento, afferma: “Il rischio della privatizzazione di una risorsa importante come l’acqua è stato limitato nella discussione in Aula del progetto di legge sulle grandi derivazioni ad uso idroelettrico”.

La consigliera regionale rivendica le proposte emendative condivise con la consigliera Cristina Guarda di Europa Verde, alcune delle quali sono state accolte nel testo finale del provvedimento. “Anche se purtroppo non tutte – sottolinea Baldin -. Il nostro obiettivo era quello di tutelare l’acqua in quanto bene pubblico e la produzione di energia idroelettrica che rappresenta un asset strategico per il territorio e per la sicurezza energetica nazionale.

Avremmo preferito che la gestione delle centrali idroelettriche restasse in mano alle società miste pubblico-privato, per non aprire la porta ai capitali stranieri, ma la maggioranza ha bocciato il nostro emendamento. Altro che sovranità e autonomia energetica.

Positiva invece l’approvazione del nostro emendamento per escludere dalle procedure di assegnazione le società che hanno presentato irregolarità nei rapporti di fine concessione, un principio di legalità e correttezza amministrativa che mancava nel testo presentato in Aula.

Altrettanto positivo l’impegno votato all’unanimità per riattivare in vista del sessantesimo anniversario le celebrazioni della Giornata in ricordo della tragedia del Vajont, previste da una legge regionale votata nel 2019 rimasta congelata durante la pandemia. Approvato anche il nostro ordine del giorno volto a destinare una quota degli introiti derivanti dal canone delle concessioni al finanziamento di piani per la tutela e il ripristino ambientale dei corpi idrici interessati dalla derivazione”, ha concluso la Baldin.