Il giorno dei morti… Ricordiamo anche quelli dimenticati, i lontani, quelli senza volto ascoltando Ghosteen di Nick Cave & The Bad Seeds

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Ascoltavo Ghosteen di Nick Cave & The Bad Seeds e, intanto, a ieri sera nel nostro “bel paese” i morti nei luoghi di lavoro da inizio anno erano 609 e 1230 includendo i decessi in itinere… sempre peggio nell’indifferenza generale.

Ma oggi è la giornata dedicata al ricordo dei defunti … come se non si ricordassero ogni giorno, come se l’esistenza di chi abbiamo amato non fosse sempre presente nei nostri ricordi … se la loro assenza non fosse, spesso, qualcosa di pesante …

Eppure ci vuole una giornata dedicata a loro. Si compra qualche fiore, si va al cimitero, ci si pensa un po’ di più, si accarezza qualche caro ricordo, magari una fotografia ingiallita. Intanto la vita continua ed è giusto così. Ma oggi, io voglio ricordare i dimenticati, tutti i morti lontani, quelli senza volto. Quelli che non abbiamo conosciuto quando erano vivi. Quelli dei quali rimane solo un nome, le iniziali o neppure quelle.

Mi riferisco a chi muore scappando da luoghi dove è impossibile vivere, agli immigrati che fuggono da violenze e fame e non riescono ad arrivare. Mi riferisco a quelli che vengono chiamati con disprezzo “negri” o “clandestini” e che clandestini non lo diventeranno mai perché finiscono la loro esistenza in mare o chiusi in un camion, in qualche strada o sotto qualche muro eretto dalla nostra civiltà perché “veniamo prima noi”.

Mi riferisco ai milioni di morti nelle varie guerre scatenate per il predominio di una nazione sull’altra, per la conquista di ricchezze che appartengono ad altri e che devono essere sfruttate dai conquistatori.

Mi riferisco a chi viene ucciso dallo sfruttamento e dall’indifferenza di un sistema sempre più spaventoso che privilegia il profitto alla vita stessa.

Mi riferisco a chi muore di lavoro e nel lavoro. Morti violente per infortunio o silenziose per malattie devastanti che non lasciano scampo dopo mesi e anni di sofferenza. Morti ai quali non può e non deve bastare un ricordo in qualche giornata dedicata a loro ma per i quali si dovrebbe pretendere soluzioni per impedire il massacro giornaliero.

Tutti questi morti, centinaia di migliaia, milioni ogni anno, non hanno avuto la possibilità di vivere perché sono nati nella parte sbagliata del mondo o perché appartengono a etnie discriminate o a classi sociali sfruttate. Ne dobbiamo avere coscienza.

Spesso non hanno neppure un nome e solo alcune volte si dà notizia del loro sacrificio, del loro assassinio. Generalmente fanno parte di statistiche più o meno approssimative.

Sono le duecentomila persone che nella “nostra” Unione Europea muoiono ogni anno per cause dovute al lavoro (infortuni, malattie, fatica …).

Sono le centinaia di migliaia che muoiono nelle varie guerre scatenate quasi sempre da paesi ricchi che vogliono esportare la loro democrazia in quelli poveri che considerati “incivili” e “arretrati”, bisognosi di essere colonizzati e sfruttati.

Sono quelli che muoiono perché appartengono a etnie discriminate e considerate inutili o addirittura dannose da chi è più forte.

Sono quelli considerati “diversi” e, per questo, non degni di vivere.

A tutti loro vorrei che gli indifferenti almeno oggi dedicassero, anche solo per un istante, un pensiero. Anche se non hanno volti conosciuti o storie da portare ad esempio.

A tutti i dimenticati vorrei si facesse la promessa di lottare per cancellare le condizioni che hanno portato alla loro morte.

E vorrei che questa lotta non restasse una promessa ma diventasse realtà.

Dipende da ognuno di noi.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.