Il passato glorioso della Fiera di Vicenza, il recente difficoltoso, il presente deciso all’81% a Rimini e il futuro sempre meno un affare

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E’ l’anno 1948, un anno significativo per l’Italia, perché diviene legge fondamentale della Repubblica la Carta Costituzionale. Significativo anche per Vicenza perché un gruppo di persone attente alla città e armate di intelligente buona volontà, fanno nascere la Fiera di Vicenza ed è l’anno 1946, e si chiama ancora Fiera Campionaria. Ma nel 1948, a inaugurarla viene il Presidente del Consiglio dei Ministri, non una persona qualsiasi, ma il primo statista della nuova Repubblica Italiana: Alcide De Gasperi.

E’ in quell’occasione che la nostra Fiera viene chiamata Ente Fiera di Vicenza. La Fiera si era insediata ai Giardini Salvi, in un grande padiglione in legno che, ancora alla memoria, mi appare immenso. Utilizza anche gli spazi al di la della Seriola, quelli che oggi attendono ancora un adeguato uso.

In quell’occasione la Fiera ospitò, proprio nel padiglione prefabbricato, la rassegna dedicata alla Lana e quella dedicata alla Ceramica. Due prodotti, all’epoca, di eccellenza della nostra provincia. Il futuro dell’Ente vede esprimersi altre eccellenze della vitalità economica e industriale vicentina quali la pietra, la metal meccanica ma sopratutti la grande avventura della Fiera dell’Oro che iniziò con la prima mostra nazionale di Oreficeria e Argenteria.
Si giunge così al 1972 quando la Fiera si trasferì, necessariamente per il grande sviluppo realizzato, nella nuova sede, nella periferia di Vicenza ma strategicamente nei pressi dell’autostrada. Una struttura che fin dall’inizio venne definita un tempio atzeco per la sua forma a piramide tronca. Ogni tanto, armato di macchina fotografica andavo a “controllare” i lavori in corso. Da allora l’Ente Fiera si è sviluppato e ha vissuto momenti importanti e a volte anche situazioni difficili.

Il cambiamento di rotta, quello della necessità di valutare la verità della situazione, presumo sia avvenuto nel 2014. La Fiera doveva ampliarsi ma aveva senza dubbio delle difficoltà. E così si inizia a ritenere, da parte della proprietà e della dirigenza, che non sarebbe male cercare dei soci. Non entro in merito alla vicenda di Verona Sì, Verona No e nemmeno, se non sotto una specifica angolazione, la vicenda della acquisizione della nostra Fiera da parte di RiminiFiera, acquisizione che ha dato vita (foto del brindisi iniziale) all’ Italian Exhibition Group SpA (IEG).

Secondo la mia modesta opinione una operazione tampone. Per i vicentini. Per il sindaco di Vicenza nonché presidente della Provincia, quindi l’azionista di riferimento, e di maggioranza, della nostra ex Fiera di Vicenza, non si è trattato di acquisizione da parte di Rimini ma di un ottimo affare, tanto che abbiamo avuto un primo grande riconoscimento: un Vice Presidente, Matteo Marzotto, con l’importante delega della quotazione in Borsa. E poi Corrado Facco, nominato direttore generale della IEG.

Alla lettura delle quote assegnate alle due istituzioni mi sono venuti dei dubbi: 81% a Rimini (in buona parte la locale Fiera più vari enti locali) e 19% alla Fiera di Vicenza, quota che letta in chiave cittadina significava, centesimo più o meno, il 6,30 %. Ma i grandi dirigenti e pure il sindaco/presidente provinciale ci facevano sapere che, comunque, era un grande affare perché sarebbero seguiti investimenti importantissimi, e di questo non dubito affatto perché rientrano nello sviluppo della Fiera di Rimini.

Verranno in futuro gli investimenti, ma sarebbero giunti nel frattempo anche gli aggiustamenti. Ecco allora che la Italian Exhibition Group SpA (IEG) ridisegna, a modo suo, senza nemmeno chiedere l’opinione dei nostri importantissimi rappresentanti e con le dimissioni in blocco dei 7 consiglieri riminesi sui 9 totali, l’assetto societario: presidenza mantenuta nelle mani di Lorenzo Cagnoni, Vice Presidenza restituita a Matteo Marzotto ma senza più la delega per la Borsa, ovverossia spogliato di un qualche potere. L’ex sindaco di Schio Luigi Dalla Via , il secondo membro del cda in quota Vicenza, viene sostituito da Michela Cavalieri, visto che costei sta per concludere il suo mandato di assessore al bilancio di Vicenza.

E Facco direttore generale? Non più, perchè entra quale amministratore delegato Ugo Ravanelli e quindi, dopo qualche scambio di opinioni, Facco fa le valige e torna a casa sua. La conclusione è semplice: un affare certamente è stato fatto, a favore di chi non si sa.

Come non si sa se è stato oppure no un buon affare per Vicenza. Personalmente propendo per non considerarlo tale ma sarò lieto se qualcuno, con la massima sincerità, mi spiegherà il contrario. La mia lettura, certamente non da competente ma nemmeno da totale sprovveduto, mi fa pensare che già la suddivisione di quote tra le due “parti” era un segnale potentemente negativo. Perché non fare, ad esempio, una divisione di 80% a 20%, non solo esteticamente più elegante, ma forse anche tecnicamente più credibile? Perché non spiegare con la massima chiarezza e trasparenza, non agli addetti ai lavori che forse sanno già tutto, ma ai vicentini, tutti, se la questione di un fantomatico debito enorme (40 milioni di euro con la Banca Popolare di Vicenza oltre a un derivato milionario, ndr) ha influito oppure no sulla accettazione di questa formula di concambio?

Ed ancora cosa vi era di tanto bello in questo affare da far rivendicare alla dirigenza, con sentimento d’orgoglio e soddisfazione, il merito di tutta questa straordinaria operazione? Penso a quanti vicentini alla fine della guerra si sono tirati su le maniche e, tra le tante cose che si son trovati ad affrontare, hanno trovato la forza e il coraggio di buttarsi nell’avventura della Fiera di Vicenza, che è stata per decenni un autentico motore per la nostra economia. E vorrei chiedere proprio a loro che ne pensano di tutto quello che recentemente è accaduto.

Vi è una dichiarazione del sindaco, pubblicata su Il Corriere del Veneto, che, su questo episodio del novello CdA IEG, recitava “Il consiglio di amministrazione è già stato fatto, Matteo Marzotto ha la rappresentanza politica, istituzionale, economica della terra vicentina…“. Al massimo potrà avere la rappresentanza economica della quota vicentina, ma il resto non sta proprio in piedi.

Il sindaco Variati insiste a dichiarare che Vicenza è più ricca oggi rispetto a dieci anni fa. Non mi pare proprio che sia così. Ricordiamoci del tesoto bruciato della ex Banca Popolare di Vicenza e, anche, del tesoretto asfaltato della Fondazione Roi tanto per citare qualche elemento che narra storie diverse. Per lo meno il sindaco uscente faccia la cortesia di non mettere la ex Fiera nella colonna blu del dare e avere.