Il Veneto si ri-connetta al lavoro: il PD torna a confrontarsi con i sindacati che cominciano a parlare di “tempo libero”

91
Ri-connettersi al lavoro: da sx Luisetto, Cattelan Chisin, Consiglio e Zanni

Se il sistema Veneto è fermo cosa suggeriscono i sindacati confederali al PD per contribuire a una rivisitazione del mondo del lavoro? Da questa domanda è partito il dibattito promosso dal Pd provinciale con i tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil che si sono confrontati giovedì sera, 20 febbraio, nella sede del Partito Democratico di Vicenza sul tema dal titolo “Ri-connettersi al Lavoro. Come sta e dove sta andando il lavoro dipendente”.

I presenti all'incontro sul lavoro tra sindacati e Pd provinciale di Vicenza.
I presenti all’incontro sul lavoro tra sindacati e Pd provinciale di Vicenza.

Con il coordinamento di Valentino Cattelan del Pd, hanno preso la parola, assente la stampa “ufficiale” invitata, i tre segretari sindacali Giampaolo Zanni per la  Cgil, Raffaele Consiglio della Cisl e Grazia Chisin per la Uil prima di dare la parola ai presenti, “non tanti” ha detto la segretaria del Pd provinciale Chiara Luisettoma sufficienti a iniziare una nuova stagione di confronti”.

L’incontro, moderato e stimolato da Cattelan, è iniziato con un’ampia, documentata e strategica relazione introduttiva di Zanni completata dagli interventi di Consiglio, più “programmatici”, e Chisin, più “operativi”, su alcuni punti nodali: “nel Vicentino le industrie manifatturiere sono ferme da settembre prima dell’epidemia cinese e a causa del rallentamento tedesco, si è allargata la forbice tra le competenze elevate dei lavoratori e quelle della fascia più bassa e più sfruttata, molte aziende non si approcciano al 4.0, anche se altre cominciano a concordare con i sindacati ‘gratifiche’ per la maggiore produttività con la concessione ti tempo libero per la persona piuttosto che di emolumenti aggiuntivi, i percorsi scolastici non sono ottimali, perché un territorio sia attrattivo per gli investimenti lo deve essere anche per infrastrutture e qualità della vita, l’arrivo di multinazionali nella proprietà di aziende vicentine è un valore aggiunto quando entrano, è un rischio se  vanno via…”.

Se, quindi, è emersa la necessità di rendere competitivo il territorio puntando su lavoro e sviluppo (Consiglio) rimane la preoccupazione, resa esplicita dalla segretaria Chisin, di una nuova crisi nel Vicentino”.

Per contrastarla e superarla occorre impegnarsi sui sei punti: salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, Aim e multiutility, Ipab, legge regionale sulla qualità dei servizi pubblici di assistenza con una popolazione anziana in crescita, Pedemontana, Infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata.

Consiglio, in particolare, ha fatto il mea culpa sul via libera dato a certe privatizzazioni quando sembrava che lo Stato non fosse in grado di operare correttamente in alcuni settori per cui ora è necessario far sì che lo sviluppo in Veneto torni ad essere guidato, ad esempio nella sanità, non dall’impresa ma dal pubblico, cosa avvenuta, invece, in Emilia Romagna, regione con cui si sta accentuando il gap tanto più che nel nostro territorio lo sviluppo non è mai stato oggetto di programmazione ma, piuttosto, di una visione assistenziale.

Due sistemi diversi che oggi fanno la differenza in regioni confinanti e con egual numero di abitanti. Questo elemento mette il Veneto in condizioni più difficili ad affrontare le sfide che l’attuale fase economica porta con sé (Cestonaro ).

Nelle conclusioni, dopo vari interventi che si sono protrai fino a tardi, è il segretario della Cgil  Zanni che  rimarca con forza la necessità di negoziare un welfare universalistico: fare della contrattazione nazionale e locale sulle condizioni di lavoro un punto centrale dell’iniziativa sindacale anche in rapporto con la politica alla quale è stato rimproverato un decadimento culturale e propositivo grazie alla sua azione basata più sulla ricerca del consenso mediatico e, quindi, elettorale, che sull’elaborazione di contenuti sui quali il consenso andrebbe cercato.

La politica, tra l’altro, dovrebbe legiferare anche sulla rappresentanza per evitare la marea di contratti sfavorevoli ai lavoratori e firmati da sigle di comodo. Se, infine, va favorita la creazione di lavoro con una nuova concezione green ridurre l’orario di lavoro per rimettere al centro la crescita della persona è uno dei nuovi obiettivi da darsi.

Al Pd è stato rivolto, ovviamente, l’invito a stare di più sul territorio, un messaggio recepito da Davide Giacomin, universitario e coordinatore dei Giovani Democratici, per il quale va prestata “più attenzione al fenomeno dei lavoratori poveri, del lavoro precario e della formazione costruendo le condizioni di una maggior attrattività del territorio vicentino e veneto”.

Noi, da vecchi diplomati al Classico ma poi laureati in ingegneria elettronica con esperienze lavorative e imprenditoriali che hanno spaziato con un qualche successo in tanti campi per arrivare ora a occuparci di giornalismo, ci siamo permessi  di dare uno stimolo alla discussione e incoraggiare il giovane Davide, che ha scelto una facoltà, Scienze politiche, che, ha detto lui, gli assicura la “disoccupazione”: “è folle e miope quanto avviene in Italia: considerare la conoscenza umanistica come un orpello e non, Steve Jobs insegnò e le università Usa e non solo confermano, come lo stimolo creativo per lo sviluppo di servizi e prodotti per i quali serve ma non basta la tecnologia“.

Fa, quindi, ben sperare l’affermazione “il lavoro è cittadinanza” nell’intervento conclusivo del capogruppo Pd in Regione Stefano Fracasso, a cui non abbiamo assistito, avendo dovuto lasciare l’interessante dibattito per motivi lavorativi… notturni (pubblicare il servizio qui linkato, ndr), ma di cui ci è stato sinteticamente riferito da un altro degli attivi presenti, il consigliere comunale ed ex regionale di lungo corso del Pd, Giovanni Rolando.